LO CONFERMA UNA MONETA DI 2000 ANNI FA.
Il mestiere più vecchio del mondo è antico per davvero ed è documentabile, almeno quello esercitato all'epoca dei Romani. Lo possono giurare gli archeologi che negli scavi lungo il Tamigi, a Londra, hanno scoperto la prova dell'esistenza di un bordello durante la dominazione romana. Immersa nel fango, è stata rinvenuta una moneta di bronzo utilizzata per pagare le prestazioni sessuali delle prostitute di quasi duemila anni fa.
Si è scoperto così che anche l'Inghilterra ebbe le sue 'case chiuse'. La moneta, databile al I secolo d.C., è finita nelle mani di un pasticcere inglese trentasettenne con la mania del metal detector. Una mattina Regis Cursan, questo il nome del fortunato 'cacciatore di tesori', scandagliando il fango lungo la riva ovest del Tamigi e incurante della fitta pioggia che continuava a cadergli addosso, ha prelevato il primo esemplare rinvenuto in Gran Bretagna di «Spintria», una particolare moneta di bronzo utilizzata per pagare le concubine. Ne dà notizia la rivista «Archeologia Viva» (Giunti Editore) nel numero in edicola.
Il singolare gettone su una faccia raffigura un uomo e una donna durante un atto sessuale, mentre, sull'altro lato, riporta il numero XIIII, ovvero il costo della prestazione in assi, moneta in uso già dal IV secolo a.C
. Un prezzo affatto irrisorio, se si considera che con quattordici assi a quel tempo si potevano comprare sette pagnotte o pagare un bracciante per un'intera giornata di lavoro. La storia ci dice che i romani furono maestri nel mercato della prostituzione, del resto i curatissimi 'Lupanari' di Pompei ne sono l'emblema. Trasformare il sesso in un fiorente business non era considerato un tabù e i ricavi delle prestazioni sessuali, soggetti a tasse, costituivano una voce consistente nel bilancio dell'impero.
«Certo è - ha dichiarato l'archeologa inglese Caroline Mc Donald - che dietro questo ritrovamento dobbiamo leggere una delle tristi storie a cui assistiamo ancora oggi. Sicuramente nei bordelli lavoravano schiave straniere, le stesse che possiamo contare a decine lungo le vie delle nostre città moderne». Il singolare reperto, donato al Museum of London, resterà esposto al pubblico per alcuni mesi.