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Su ciò che gli esperti nominati da Giorgio Napolitano hanno consigliato, il poco che è stato pubblicato è sufficiente per farsi un’idea. Sulla legge elettorale i consulenti non si sono messi d’accordo. I sistemi proposti sono almeno tre e ciò costituisce la riprova che non può esistere una legge elettorale “perfetta” che vada bene a tutti. Nemmeno se a discuterne sono pochissime persone beneducate e competenti. Come già durante la lunga parentesi del governo Monti, avviene che, piuttosto che darla vinta alla controparte, si preferisca tenersi l’ostentatamente deprecato “Porcellum”: il quale dunque non era (e non è) il peggio del peggio. È al massimo una cattiva legge, ma “cattive” in un certo senso lo sono tutte. Il piccolo comitato esprime comunque un concetto interessante non perché nuovo ma perché risponde alle illusioni dei molti convinti che, eliminando l’attuale legge elettorale, tutto andrebbe a posto: si “intende precisare che con l'attuale bicameralismo paritario nessun sistema elettorale garantisce automaticamente la formazione di una maggioranza nelle urne in entrambi i rami del Parlamento”. E lo stesso bicameralismo paritario può essere riformato solo modificando la Costituzione. Purtroppo, ricordiamo, essendo essa, secondo molti, la più bella del mondo, non può essere migliorata. Una parte maggioritaria dei suggerimenti riguarda le numerosissime norme che dovrebbero essere date ai partiti. Bisognerebbe garantire la democrazia interna; rendere specifica e dettagliata la legge sul finanziamento dei partiti (ma non bisognava abolirlo?); ogni statuto deve essere democratico, e avere organi dirigenti elettivi; procedure deliberative regolamentate; organi di garanzia e di giustizia interni; anagrafe degli iscritti; equilibrio di genere negli organi collegiali e nella formazione delle candidature; garanzie per le minoranze; procedure per modificare statuto, nome e simbolo del partito. Ora, non considerando il fatto che per apportare tutti questi cambiamenti bisognerebbe modificare la Costituzione più bella del mondo, ci si può chiedere se norme così minuziose non interferiscano con la libertà dei partiti stessi. E dunque se le proposte non siano anticostituzionali. In esse tutte c’è comunque un insopportabile lezzo di political correctness. L’Italia rischia di fallire, negozi e imprese chiudono, la gente perde il lavoro, qualcuno si suicida, e questi vanno ad occuparsi del fatto che ci sia l’equilibrio di genere (per il volgo, un ragionevole numero di donne) negli organi collegiali? Mentre la casa brucia, ci si occupa del colore delle divise dei pompieri. I superesperti si occupano della giustizia rivelando a Napolitano e a noi tutti che abbiamo procedimenti troppo lenti in campo civile, penale, amministrativo e contabile. E che sarebbe bello che non fosse così. Hanno pure deprecato la situazione delle carceri, non proponendo che se ne costruiscano di nuove, ma che si dia maggior spazio alle pene alternative. Idea nuova quanto le Piramidi ma che potrebbe essere buona, se non fosse assolutamente contraria a ciò che vorrebbero i cittadini. Così si può passare al parto della commissione in materia di economia, campo nel quale esistono ancor meno soluzioni di quelle che sono state suggerite in materia di legislazione. Perché qui per ogni proposta sorge la domanda: “Con quali soldi?”. I grandi esperti stupiscono tutti consigliando di “far ripartire la crescita”. Essi spiegano ai due o tre che non lo sapevano che essa servirebbe anche per “rendere sostenibile il debito pubblico e ridurlo”. Ed anche perché è meglio essere ricchi e sani che poveri e malati. E non dimenticano di raccomandare il “finanziamento della cassa integrazione in deroga”, perché essa è “urgente e indifferibile”. Ma non dicono dove trovare i soldi. Anche il mercato ha bisogno di essere aiutato. Per esso i saggi raccomandano una maggior concorrenza e soprattutto un incerto ma fulgente maggiore “dinamismo”. Il dinamismo è un toccasana. Comunque è necessario “allentare i vincoli alle imprese sull'assunzione di dipendenti a tempo determinato”. Idea non peregrina, ma chi la va a riferire al Pd? Ed anche a convincere questo partito, come farà esso stesso a riferirla alla Cgil? Ed eventualmente come farà la Camusso a riferirla a Landini? Non è che per caso abbiamo già vissuto qualcosa di simile a questa vicenda? Poi si parla di una legge sul conflitto d’interessi e di un’altra sulle intercettazioni. Ecco misure risolutive dell’attuale crisi. Infine, se Ercole si trovasse momentaneamente disoccupato, potrebbe anche “disciplinare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali nel settore privato”, sperando sempre che i sindacati siano meno feroci e pericolosi del leone di Nemea e dell’Idra di Lerna. Gianni Pardo, [email protected] http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane
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