La prima frase che mi è venuta in mente leggendo i Santi Padri, romanzo di esordio di Carmela Cammarata (Del Vecchio Editore), è stata: “un romanzo delizioso”. Sì, lo è delizioso, lo è perché nonostante la trama racconti di fatti dolorosi a tratti tragici leggendo il romanzo sin dall’inizio non si può non sorridere di fronte a certi atteggiamenti carichi di feroce ironia della protagonista e naturalmente scritti e descritti dall’autrice dell’opera che del personaggio è madre e creatrice. L’ironia e l’autoironia salva. E’ l’unica arma che si ha a disposizione quando tutto sembra precipitare. Ed è con ironia che la protagonista Nanà ormai adulta si affanna a pulire dalle incrostazioni calcaree il “cesso” di casa sua. Quel “cesso” che è metafora della sua vita. “sovrapponiamo troppo spesso un ideale a chi ci circonda, e non sono le persone a cambiare, ma siamo noi che cominciamo a vedere. Che cominciamo a respirare da soli senza affanno. A non odiare la realtà solo perché è diversa. Solo perché puzza di vero”. Nanà adulta partendo dal quel cesso incrostato racconta la sua vita.
Nanà bambina brava ma pazzarella è cresciuta in un quartiere popolare di Napoli, con un padre quasi assente, una madre presente per quel che può e un nonno ubriacone che la piccola Nanà ogni sera è costretta a recuperare presso la cantina dove va a bere. In quella cantina Nanà prima di raccattare il nonno canta e balla ed è felice. Perché Nanà vuole riscattarsi e vuole farlo cantando come faceva Patty Pravo e vuole avere i diritti civili “i diritti civili erano quelli del mangiare cristiano, quelli di dormire senza alzarsi in continuazione perché al nonno serviva sempre qualcosa “
Nanà non sopporta il nonno perché si ubriaca e poi sputa, e siccome è una bimba sincera quando il nonno muore Nanà durante il funerale lo dice espressamente e non capisce perché quando lo fa tutti si arrabbiano con lei. “Ti puoi mai mettere davanti al morto e gli dici che è stato n’omme ‘e mmerd?”, così capisce a proprie spese che la verità “è una molla, deve essere elastica per funzionare, chi non la usa in questo modo è nu strunzu e piglia sempre mazzate“.
Del padre e del nonno non riesco a ricordare il nome per cui è probabile che l’autrice non li abbia detti, in pratica questi santi padri sono assenti, assenti o irraggiungibili come dei papi.
Nanà vuole riscattarsi, è vispa e intelligente, così la famiglia si riunisce e decide di farla studiare, le spese sarebbero state sostenute dal fratello e dalla sorella. Nanà diventa interprete e finalmente ora ha i diritti civili che consistono nel “il primo contratto di lavoro che garantiva dagli abusi ai quali di regola si sottostava per timore di perdere il diritto allo sfruttamento”. Ora che è “studiata” può fare un buon matrimonio e infatti, dopo l’esperienza negativa con un impresario che la fa cantare e che stranamente si chiama Leone come un Santo Padre, sposa un americano, del quale non si conosce il nome ma viene chiamato genericamente l’americano (ecco un altro santo padre inavvicinabile) che le fa fare due figli e in America la tradisce con un uomo. Nanà rifiuta di sottomettersi e ritorna a Napoli.
Napoli e la napoletanità fa da sfondo a tutta la vicenda, e l’autrice rimarca volontariamente il suo napoletanesimo donandoci dei terni quasi alla fine di ogni capitolo. Ma tutto il mondo è paese e ciò che è accaduto alla protagonista potrebbe accadere in ogni parte del mondo e Nanà è una donna forte e indipendente che vuole riscattarsi così come se ne trovano in ogni parte del mondo.
Un linguaggio schietto e colorato a tratti divertente, fortemente ironico, la protagonista una donna che non si arrende, quasi un’eroina. Un romanzo delizioso e che si legge facilmente.
Carmela Cammarata è nata a Napoli nel 1956. Dopo un periodo trascorso in Sud America, è tornata nella città natale dove vive tuttora. Diplomata come perito tecnico, è attualmente impiegata nel settore contabilità del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Madre di due figli e scrittrice, si interessa d’artigianato e della creazione di manufatti e bambole confezionati recuperando vecchie stoffe e materiali riciclabili.