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di Massimo Pittau. Nel 1960 ad Olimpia, sede del famoso santuario greco di Zeus Olimpio e degli altrettanto famosi “Giochi Olimpici”, è stata trovata una targhetta in bronzo, che è stata subito definita un «documento di straordinario interesse per la storia antica» in generale – e io aggiungo anche «per la storia della Sardegna antica» in particolare -. Questa targhetta porta scritto, in dialetto dorico e alfabeto acheo, i termini essenziali di un trattato di amicizia perpetua fra due potenze: Sibari coi suoi alleati da una parte ed i Serdáioi, cioè i Sardi dall’altra:«Si sono accordati i Sibariti con gli alleati ed i Serdáioi per una perpetua amicizia fidata e senza inganno. Garanti Zeus ed Apollo e gli altri Dèi e la città di Posidonia»(fig. 12).
È subito da precisare che per la identità dei Serdáioi coi Sardi non costituisce vera difficoltà la differenza delle vocali della prima sillaba perché in Sardegna sono attestati anche i toponimi Serdis e Serdiana\1\.
Facevano da garanti del trattato Zeus, Apollo e gli altri dèi e inoltre la città di Posidonia (greco Poseidonía, lat. Paestum, ma attraverso l’etrusco; LIOE 103), la quale, situata sulla costa tirrenica della Lucania, in effetti risultava quasi a metà strada fra Sibari e la Sardegna\2\. Inoltre è da precisare che i Sibariti raggiungevano questo mare, non circumnavigando la Calabria e attraversando lo stretto di Messina, bensì attraversando per terra la prima stretta della Calabria, fino ai loro porti succursali di Lao e di Scidro sulla costa tirrenica\3\. Il grande interesse che Sibari, la più grande città della Magna Grecia, mostrava di avere per il patto coi Serdáioi/Sardi (come indica il fatto che al trattato parteciparono anche i suoi “alleati”) derivava dal motivo che Sibari aveva assoluta necessità di venire a un accordo coi Sardi Nuragici, che nel Mare Tirreno avevano un predominio quasi assoluto, come dimostra il fatto, già su ricordato, che questo mare praticamente significava “Mare Nuragico”.
Questo trattato di amicizia fra i Sibariti da una parte e i Serdáioi o Sardi dall’altra probabilmente risale agli anni 540/533 a. C. e comunque è di certo precedente al 510 a. C., anno in cui Sibari registrò la fine della sua potenza a causa di una grave sconfitta subita da parte della sua rivale Crotone. Esso dimostra in maniera chiara e certa che effettivamente i Sardi Nuragici erano i padroni quasi assoluti del Mar Tirreno; tanto è vero che si era vista costretta a venire a patti con loro, per poter commerciare in quel mare, nientemeno Sibari, che all’inizio era la più ricca e potente colonia greca della Magna Grecia.
Due motivazione essenziali possono essere state al fondo di quel trattato: I) I Sardi Nuragici avevano conseguito una grande vittoria sulla potente Cartagine, nella prima spedizione comandata da Malco, attorno agli anni 539/534, e ciò avrà dato ad essi un grande prestigio, tanto da spingere i Sibariti a cercarne l’amicizia e l’alleanza, sia per poter trafficare con sicurezza nel Mare Tirreno, sia per potersi opporre più efficacemente all’espansionismo marittimo e commerciale dei Cartaginesi; II) Il trattato sardo-sibarita può essere stato stipulato con l’intento di contrapporsi all’alleanza stipulata dai Cartaginesi con la città etrusca di Caere, alleanza che aveva portato attorno agli anni 540/535 a. C. alla «battaglia del Mare Sardo» e alla cacciata dei Greci dalla colonia focea di Alalia nella Corsica.
Con notevole verosimiglianza, dunque, si intravede che l’asse politico e militare tra Sibari e i Sardi Nuragici sarà stato stabilito anche con l’intento di opporsi all’asse politico e militare che esisteva fra l’etrusca Caere e Cartagine. Ormai esisteva dunque una “duplice alleanza” ceretano-cartaginese che andava dal Nord al Sud del bacino centrale del Mediterraneo, alla quale si opponeva una “duplice intesa” sardo-sibarita che andava dall’Ovest all’Est di quello stesso bacino (fig. 13).
La circostanza per cui i Tirreni Etruschi di Caere ed i Tirreni Nuragici della Sardegna risultavano schierati in due differenti e opposte coalizioni non trovava alcuna difficoltà e opposizione: i due differenti tronconi della medesima etnia lidio-tirrenica avevano ormai intrapreso e seguito vie politiche e culturali molto differenti e pure contrastanti fra loro.
Note
\1\ Serdis è attestato due volte: nel territorio di Escovedu e in quello di Uras (OR).
\2\ Cfr. Guarducci M., Epigrafia Greca, Roma 1969, vol. II, pagg. 541-543, fig. 169; Kunze E., in «VII Bericht über die Ausgrabungen in Olympia», gennaio 1962, pgg. 207-210, tav. 86, 2; Zancani Montuoro P., in «Rendiconti Accademia Lincei», serie VIII, vol. XVII (1962) pgg. 11-18; Pugliese Carratelli G., in «Studi Etruschi», XXXIII (1965), 226, e nell’«Almanacco Calabrese», Roma, 1969, pgg. 48-51; Pallottino M., Introduzione all’archeologia sarda, in Autori Vari, Sardegna, Electa Editrice, Milano, senza data, pg. 40; Nicosia F., La Sardegna nel mondo classico, in Ichnussa cit., pg. 474.
\3\ Cfr. Bérard J., La Magna Grecia cit., pg. 150. ***
***Estratto dall’opera di Massimo Pittau, Il dominio sui mari dei Popoli Tirreni (Sardi-Nuragici Pelasgi Etruschi), e-book pubblicato dalla Ipazia Books (Amazon) 2013.
Featured image, Moneta incusa di Sibari. Circa 550-510 a.C., fonte Wikipedia.
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