Magazine Bambini
‘Ho serie ragioni per credere che il pianeta da dove veniva il piccolo principe è l’asteroide B612. Questo asteroide è stato visto una solo volta al telescopio da un astronomo turco, nel 1909. Aveva fatto allora una grande dimostrazione della sua scoperta a un Congresso Internazionale d’Astronomia. Ma in costume turco com’era, nessuno lo aveva preso sul serio. I grandi sono fatti così…’ ‘I have serious reason to believe that the planet from which the little prince came is the asteroid known as B612. This asteroid has only once been seen through the telescope. That was by a Turkish astronomer, in 1909. On making his discovery, the astronomer had presented it to the International Astronomical Congress, in a great demonstration. But he was in Turkish costume, and so nobody would believe what he said. Grown-ups are like that...’
Ho ritrovato in queste sere un testo, in una raccolta di pensieri, in cui si parla di un uomo che esce di casa e attraversa il mondo per ritrovarsi inaspettatamente al punto di partenza, non di fronte ma sul retro della sua abitazione, dove si accumulano i suoi sogni dimenticati, i suoi progetti non finiti. Per tanti anni ho sottovalutato la mia capacità di disegnare, ma l’ho ritrovata appena ho allentato la presa su me stessa, appena ho smesso di arrancare in tutte le direzioni alla ricerca di una strada mia. Appena mi sono fermata, appena ho avuto tempo per davvero, mi sono accorta che ero tornata da me.
I found one these evenings a text, in a collection of thoughts, where is told the story of a man leaving his house and crossing the world to end up where he started, but finding himself in front of the backdoor, where all his abandoned dreams and unfinished projects lie. For years I underestimated my drawing skills, but I found them again as soon as I let myself breath, as soon as I stopped limping along in all directions trying to find my way. As soon as I stopped, as soon as I got time for real, I figured out I came back to me.
Non c’era nulla di premeditato; esplorando questo blog è facile rendersi conto di come ho avanzato in questi anni, cambiando argomenti e spostandomi sempre più, mio malgrado, verso il mondo creativo. In un’intervista recente ho parlato di questo blog come di un’incubatrice, lo spazio dove ho trovato, passo dopo passo, la mia, oserei dire, ‘vera’ forma. Quando ho cominciato a scrivere sapevo molto meno di me.
I didn’t plan any of this; exploring this blog you can easily see how I advanced all these years, changing topics and moving slowly, without even noticing it, towards creativity. In a recent interview I compared this blog to an incubator, the space where I found, step by step, my – let’s call it like that – ‘real’ shape. As I started to write, I knew a lot less about me.
Non mi sarei mai aspettata niente di tutto questo. Eppure le mie casette e i personaggi su pietra hanno cominciato a viaggiare per il mondo, e mi spaventa e meraviglia pensare al viaggio che dovrei compiere se volessi un giorno (cosa impossibile, visto che non mi appartengono più) recuperarli tutti. Così, ho compiuto un altro piccolo passo imprevisto e necessario. Ho cominciato, da poche settimane appena, a dare un numero alle mie creazioni. Ho scelto una lettera e tre numeri, come quelli dell’asteroide B612. Non potrò mai recuperarli, certo, ma ora ho la sensazione di mandare i miei sassi a costellare lo spazio con un nome proprio, con il quale possono riconoscersi tra loro e farsi riconoscere, e mi sembra una scoperta incredibile.
I didn’t expect anything of what happened. My houses and characters on stone began to travel the world, and I get scared and astonished at the same time thinking about the incredible travel I should do one day to collect them all – of course it is not possible, they don’t belong to me anymore. That’s how I took another little, unexpected step. A few weeks ago, I began to number my artworks. I gave them a letter, and three numbers, just like the asteroid B612. I won’t own them anymore, but I have the feeling now that I’m scattering my stones in the sky with a name, a name which makes them recognisable to each other, and to everyone – to me, that’s a big discovery.
Ho preso a numerare anche i sassi che ho dipinto in passato, e visto che non posso più dipingere il loro nome sul retro, sto disegnando i piccoli certificati che vedete nelle foto. Sarò lieta di spedirli a tutti coloro che hanno frequentato lo shop nell’ultimo anno, a spese mie naturalmente. È così: ogni tanto faccio un passo, e chissà dove arriverò.
I gave a number also to the stones I already painted, and since I can’t write their names on the back anymore, I’ve been making the little certificates you can see in the pictures. I would be happy to send them to all the owners, so please contact me if you’ve been a customer of Mammabook. It is so: sometimes I take a step, let’s see where I get to.
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