I segreti di Coldtown
di Holly Black
Holly Black è autrice best-seller di romanzi fantasy contemporanei per bambini, adolescenti e adulti. E’ l’autrice della moderna serie Faerie Tale (decima, Valiant, e Ironside), The Spiderwick Chronicles (con Tony Di Terlizzi) e I buoni vicini, romanzo illustrato (con Ted Naifeh); I mangiatori di veleno e altre storie, una raccolta di racconti brevi, e la serie Worker Curse (White cat, Red Glove e Black Heart). Inoltre è il co-editore di tre antologie, Geektastic (con Cecil Castellucci), Zombies vs Unicorns (con Justine Larbalestier) e Benvenuti a Bordertown (con Ellen Kushner). I suoi lavori più recenti sono il romanzo Bones Doll e il dark fantasy The cold Girl in Coldtown (I segreti di Coldtown). Vive nel Massachusetts con il marito Theo, in una casa con una biblioteca segreta.
Titolo: I segreti di Coldtown
Autore: Holly Black (Traduttore: Egle Costantino)
Serie: //
Edito da: Mondadori
Prezzo: 17,00 €
Genere: Paranormal romance
Pagine: 444 p.
Voto:
Trama: Ti svegli la mattina dopo una festa: sei stesa in una vasca da bagno, la tenda tirata, intorno un profondo silenzio. Gli altri staranno ancora dormendo? Quando ti alzi e giri di stanza in stanza, scopri che durante la notte è successo qualcosa di tremendo. Legato a una sedia, trovi un misterioso ragazzo dagli occhi rossi. Vicino a lui, vivo e ammanettato, c’è Aidan, il tuo ex: appena provi a liberarlo, ti assale in preda a una fame atavica. Tutto questo non è normale, neppure se ti chiami Tana e sei nata in un mondo molto simile al nostro, un mondo in cui le persone si trasformano in mostri assetati di sangue e vivono confinati nelle Coldtown. Li chiami vampiri, ma potrebbero avere anche altri nomi. Molti di loro sono celebrità, li trovi ogni sera in televisione: tutti i canali trasmettono in diretta le loro feste più trasgressive. Ora non puoi più evitarli, e hai solo ottantotto giorni per salvarti: ma a quanto sei disposta a rinunciare per tenere in vita ciò che non vuoi perdere?
di Kristina
Ho riletto questo libro a distanza di pochi mesi ed è sorprendente come un giudizio possa cambiare così radicalmente. Nell’ottobre/dicembre 2013 il libro – I segreti di Coldtown - mi era parso, infatti, una boccata d’aria fresca. È stata proprio la scoperta di avere tra le mani uno dei pochi romanzi autoconclusivi presenti nelle librerie italiane a persuadermi a dargli una possibilità; non dover quindi aspettare anni e anni per poter leggere finalmente il seguito o, addirittura, rischiare di non veder mai pubblicata l’intera serie. Ho adorato lo stile ironico della scrittrice e quella trama macabra e cruda che mi ha ricordato, in alcune pagine, i miei amati romanzi di Anne Rice. In questi giorni, però, ho dovuto rileggerlo per poter scrivere questa recensione e quelli che prima mi erano sembrati elementi originali non sono riusciti a convincermi una seconda volta.
Tutte le persone infette e i vampiri venivano rinchiusi nelle Coldtown, poi c’erano gli umani – malati, depressi o illusi – che ci andavano volontariamente. L’idea era quella di una festa continua, gratis in cambio di sangue. Ma una volta entrati, gli umani – perfino i bambini, perfino i neonati che nascevano in una Coldtown – non erano più autorizzati a uscire. La Guardia Nazionale pattugliava le mura sovrastate da filo spinato e punteggiate da simboli sacri per assicurarsi che le Coldtown restassero ermetiche.
L’anno scorso avrei affermato senza ombra di dubbio, per esempio, che il pubblico a cui si rivolge Holly Black è un pubblico abbastanza maturo (16 anni in su), tenendo conto del sangue, morte e torture che caratterizzano molte scene del romanzo. Dopo averlo riletto, però, mi sono accorta che la trama non è poi così cruda, ma soprattutto che alcuni dialoghi ed atteggiamenti dei personaggi sono un po’ troppo infantili e non fanno altro che ricalcare le tematiche e gli elementi tipici di quei fantasy che si rivolgono principalmente ai lettori più giovani.
Holly Black priva i suoi vampiri di qualsiasi forma di romanticismo e umanità. Vivono a contatto con le persone, ma sono esseri spietati che, con un unico morso, possono trasmettere la loro “malattia”. È un mondo dove, come direbbe Hobbes, regna una guerra di tutti contro tutti. Gli stessi personaggi non sono degli eroi convenzionali: sono pazzi, imperfetti e autodistruttivi che ingannano, tradiscono e prendono quasi sempre le decisioni sbagliate. Sfortunatamente, però, questi personaggi non sono ben curati e tendono in alcune pagine ad essere troppo banali e piatti.
- Questa cos’è? – le chiese all’improvviso, staccando una mano dal volante per toccarle il braccio.
- Cosa? – Tana abbassò lo sguardo.
Le lunghe dita di Gavriel tracciarono il contorno della cicatrice appena sotto la piega del gomito, l’espressione impassibile. Il suo tocco freddo le diede la sensazione di avere la pelle caldissima, come se fosse febbricitante.
- Questi sono segni vecchi – concluse Gavriel. – Eri solo una bambina.
- Fa differenza? – chiese Tana. Di solito stava attenta, probabilmente si era tirata su le maniche del vestito senza accorgersene.
- Perché la morte dovrebbe fare differenza tra giovani e vecchi, intendi? – le chiese con calma. – La morte ha i suoi preferiti, come tutti. Coloro che sono cari alla morte non muoiono.
Sono come sempre i protagonisti maschili, in questo caso Gavriel ed Aiden, a dominare la scena con le loro personalità forti nonostante gli atteggiamenti complicati e folli. Come potete immaginare Tana è stata una quasi totale delusione. Nei primi capitoli è stato impossibile non apprezzarla per quel suo carattere forte e spavaldo ma poi, man mano che andavo avanti con la lettura, Tana non ha fatto altro che ridere come un’isterica ad ogni occasione, uccidere senza battere ciglio e avere atteggiamenti sempre contradditori. Altri personaggi invece, come Winter, Midnight, Pearl e Valentina sono appena abbozzati e trascurabili. In questo caso, infatti, la scrittrice è stata bravissima a creare questo mondo dispotico e originale a discapito però dei personaggi. Un vero peccato.
Il difetto di molti romanzi autoconclusivi è la decisione della scrittrice o dello scrittore di adottare un finale poco chiaro, ovvero quello che io chiamo il non finale. Anche questo romanzo non ha fatto eccezione. Certo, non si può parlare di un vero e proprio finale aperto, ma l’ultimo capitolo mi ha lasciata con la curiosità e il desiderio di voler sapere cosa ne è stato dei protagonisti (tipico appunto delle serie) soprattutto perché è proprio in quelle pagine conclusive che si concentra la vera storia d’amore o almeno quel poco romanticismo che la scrittrice ci ha regalato.