I sei libri del 2013 a cui voglio dire grazie

Creato il 19 dicembre 2013 da Leultime20 @patrizialadaga

Ogni anno leggo una quarantina di libri, più o meno. Storie che in alcuni casi scivolano via, lasciando poche tracce del loro passaggio, altre che, invece, si depositano stabilmente in qualche angolo dell’anima e tornano a far sentire la loro presenza nei momenti più insperati, quando una situazione o una persona risvegliano le emozioni provate durante la lettura. Sono pochi, tuttavia, i libri che riescono a scendere nelle profondità dei sentimenti e a rimanerci per sempre.

Ogni anno ci sono anche alcuni romanzi a cui sono grata, che non sono necessariamente “i più belli”, bensì quelli che mi hanno insegnato qualcosa, mi hanno obbligata a riflettere su un tema su cui non mi ero mai soffermata, mi hanno fatto cambiare idea su un argomento o mi hanno semplicemente aiutata a godere di un momento speciale.

Ho scelto sei titoli tra i libri usciti nel 2013, sei romanzi a cui voglio dire grazie. Vi spiego perché.

Una notte ho sognato che parlavi di Gianluca Nicoletti (Mondadori)

La Caduta di Diogo Mainardi (Einaudi)

Le storie: entrambi i romanzi sono stati scritti da giornalisti, padri di ragazzini affetti da gravissime malattie: l’autismo e la paralisi cerebrale. Due storie diverse ma accomunate dalla sofferenza, da un immenso amore e da un coraggio straordinario

Cosa ho imparato: amare è un verbo che non ha condizioni e lamentarsi per ogni inezia è uno spreco di vita. Alle maledizioni per l’influenza dei figli che ci rovina il weekend si può reagire con un sorriso, visto che c’è chi è capace di esultare per un passo, un solo passo in più, fatto dal proprio bambino.

3 Quel che resta della vita di Zeruya Shalev (Feltrinelli)

La storia: Una famiglia israeliana, una madre alle prese con l’ingresso della figlia nell’adolescenza, il dolore del distacco. Una storia di relazioni familiari raccontata con uno stile minuzioso, che scava nei meandri del cuore.

Cosa ho imparato: La maternità è la gioia più grande e allo stesso tempo uno dei tormenti più duri nella vita di una donna che si trova spesso impreparata ad affrontare il distacco dei figli. Da madre di due bambini (uno dei quali in età preadolescenziale) non ho potuto fare a meno di riflettere sull’opportunità di garantirmi una vita piena e gratificante anche quando loro non dipenderanno più completamente da me. Ho visto l’equilibrio di troppe donne cadere a pezzi per aver fatto dei figli l’unica ragione per alzarsi al mattino.

4 A chi vuoi bene di Lisa Gardner (Marcos y Marcos)

La storia: un thriller mozzafiato. Una poliziotta accusata di aver ucciso il marito e forse anche la propria bimba di sei anni. Un caso delicato per gli investigatori alle prese con le indagini.

Cosa ho imparato: che anche i thriller possono piacermi tanto (sono sempre stata un po’ restia a leggerne). Ho imparato che anche in un poliziesco classico possono esserci spunti di riflessione. Questo è stato scritto da una donna e si sente. Il tema lavoro (specie se pericoloso come quello dell’agente di polizia)-maternità è il protagonista occulto del romanzo.

5 La bellezza delle cose fragili di Taiye Selasi (Einaudi)

La storia: il libro narra la vita di una famiglia di immigrati di origine africana residente negli Usa, genitori fuggiti dalla povertà dei loro paesi e quattro figli nati in territorio americano, due dei quali gemelli. Una famiglia apparentemente unita che si rompe quando il capofamiglia, stimato chirurgo, decide di andarsene.

Cosa ho imparato: proteggere i nostri affetti dovrebbe essere sempre la nostra priorità nella vita. Le assenze di chi amiamo sono strappi nel cuore che difficilmente si ricuciono e il tempo non sempre aggiusta tutto.

6 Io che amo solo te di Luca Bianchini (Mondadori)

La storia: due fidanzati pugliesi prossimi alle nozze e le loro famiglie sono i protagonisti di  questo romanzo brillante che si sviluppa nella splendida cornice di Polignano a mare. Il tema? L’amore in tutte le sue declinazioni.

Cosa ho imparato: i personaggi di Bianchini mi hanno ricordato quanto sentimento possa albergare nell’animo degli italiani. I luoghi, i profumi, i cibi, i dialoghi, tutto in questo romanzo sa di italianità. Sono grata a Bianchini per avermi portato a spasso tra le bellezze e le contraddizioni del mio Paese.

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