Poco convincente.
Per carità, l’idea non è male: l’ipocrisia piccolo borghese di Lansquenet che si incontra / scontra col mondo misterioso ed oscuro dei magrèbins. Oriente ed Occidente a confronto nello spazio di un mese lunare, di un Ramadan.
Ma tutto si svolge sulla superficie, non riesce a penetrare, a scendere a livelli più profondi.
I personaggi sono deboli, sempre più deboli. Già in Le scarpe rosse Vianne – che aveva rinunciato alla “magia” in cambio di un qualcosa che potremmo definire “stabilità” – era diventata una donna piena di pensieri tormentati che si rigiravano su se stessi come un gomitolo di lana.
Anche ora, benché siano trascorsi quattro anni letterari (e otto da Chocolat) Vianne è sempre più debole e confusa. Si muove a casaccio tra gli eventi ponendosi domande tortuose così come fanno le donne che non riescono a crescere. Che non riescono a maturare, a prendere il destino nelle proprie mani.
Roux è un uomo assente, un uomo che non dice nulla, in tutti i sensi. Eppure sarebbe stato davvero un bel carattere maschile da disegnare, da approfondire.
Francys Reynaud è praticamente un’altra persona rispetto al curato di Chocolat.
Insomma: il tutto è poco credibile e lascia Chocolat come il libro ben riuscito sulle vicendi di Vianne Rocher.
A mio avviso, come in tanti altri casi, non valeva la pena farne uno o più seguiti solo per cavalcare l’onda. Ma, tant’è, il ragno editoriale preme, tesse e trama senza preoccuparsi dell’intelligenza del lettore.
Eppure la magia ha i suoi tempi: se non si rispettano, lei svanisce.
-
Joanne Harris
Il giardino delle pesche e delle rose, 2012
-
Altro di Joanne Harris su My daily tea:
- Chocolat
—