Da sempre attenta alla riscoperta su supporto digitale di cult e classici del passato, Sinister Film prosegue il suo lodevolissimo lavoro recuperando in dvd i sequel del mitico Frankenstein (1931) di James Whale corredati di prezioso doppiaggio originale dell’epoca.
Con trailer, galleria fotografica e un making of di trentotto minuti nella sezione riservata ai contenuti speciali, si comincia da La moglie di Frankenstein (1935), che, a firma dello stesso Whale e caratterizzato da una magnifica costruzione visuale, è, forse, addirittura superiore al capostipite.
Colin Clive torna a vestire i panni del dottor Henry Frankenstein, il quale, memore del suo precedente fallimento, decide di partire insieme alla moglie per essere, però, poi costretto a creare un essere di sesso femminile dal bizzarro dottor Pretorius, magistralmente incarnato da Ernest Thesiger.
E, forte degli ottimi effetti speciali, è la sequenza in cui quest’ultimo mostra al dottore persone in miniatura da lui realizzate a rientrare tra i momenti migliori della altamente movimentata operazione, nella quale il grande Boris Karloff è nuovamente impegnato a concedere anima e corpo al mostro – dagli aspetti umani accentuati e per la prima volta dotato di parola – dalla solitudine senza fine ancora più evidente e che si trova, inoltre, a stringere un rapporto di amicizia con un eremita non vedente.
Per la regia di Rowland V. Lee, invece, Il figlio di Frankenstein (1939) tira in ballo Wolf Frankenstein alias Basil Rathbone, rampollo del defunto Henry e che, ripreso possesso dell’antica dimora insieme alla compagna e al figlioletto, viene spinto a seguire le orme paterne dall’enigmatico servitore Ygor, ovvero il mitico Bela”Dracula”Lugosi, sopravvissuto anni prima ad un’impiccagione e che gli mostra il corpo esamine della creatura, perfettamente conservato.
Quindi, con Karloff per l’ultima volta nel ruolo, ci si ricollega direttamente al primo film, tanto che l’imponente resuscitato – ovviamente propenso ad uccidere e che il citato Ygor riesce a “domare” a mo’ di strumento di vendetta – è di nuovo incapace di parlare; nel corso di un capitolo sicuramente privo dell’affascinante tocco autoriale whaliano e maggiormente ancorato alla celluloide horror più classica, ma impreziosito, comunque, dalle espressionistiche atmosfere garantite dall’eccellente lavoro svolto dallo scenografo Jack Otterson e dal direttore della fotografia George Robinson… riservando il suo momento migliore nella parte finale che coinvolge il bambino e con galleria fotografica quale extra.
Capitolo in cui, oltretutto, abbiamo un ispettore Krogh interpretato dallo stesso Lionel Atwill che si cala ne Il terrore di Frankenstein (1942) di Erle C. Kenton nella parte di Bohmer, scienziato che si trova ad aiutare lo psichiatra Ludwig Frankenstein alias Cedric Hardwicke (secondogenito del barone), costretto da Ygor a guarire il mostro, rinvenuto nello zolfo solidificato.
Mostro sotto il cui trucco si cela, stavolta, il Lon Chaney Jr. reso noto da L’uomo lupo (1941) del George Waggner produttore di questo tassello, che individua la spiegazione del titolo originale The ghost of Frankenstein nel fatto che il protagonista conversa qui con il genitore morto.
Tassello che lascia quasi intravedere un certo sottotesto di denuncia nei confronti del potere a causa del desiderio manifestato da Ygor di avere il proprio cervello trapiantato nella testa della creatura per sopraffare il mondo; mentre la breve durata (poco più di un’ora) giova ulteriormente ad un elaborato efficacemente improntato sull’azione e l’intrattenimento, dall’apertura con bambina in cima ad un’abitazione alla pirotecnica e spettacolare conclusione.
Trailer cinematografico a corredo del disco, come pure per Frankenstein contro l’uomo lupo (1943) di Roy William Neill, nel quale, però, Lugosi presta i propri connotati al primo e Chaney Jr. al secondo, accidentalmente riportato in vita da due profanatori di tombe.
Perché, in fin dei conti, con Atwill ora a fare da sindaco, è alla già menzionata pellicola di Waggner che intende fare da continuazione questa, arricchita dalle impressionanti trasformazioni del licantropo Larry Talbot, che, intento a liberarsi dalla maledizione che lo conduce a mietere vittime durante le notti di luna piena, non solo cerca invano aiuto in una clinica, ma, rintracciata la zingara che crede possa suggerirgli la cura necessaria, viene consigliata da questa a rintracciare Frankenstein, i cui esperimenti potrebbero rivelarsi efficaci.
Se non fosse per il fatto che il dottore è morto da tempo e che, tra le rovine del castello, l’uomo scova ibernato il mostro, pronto ad essere liberato dal ghiaccio per intraprendere il breve scontro finale suggerito dal titolo.
Scontro che rappresenta l’antenato di tutti i vari cross over cinematografici dell’orrore – da Freddy vs Jason (2003) ad Alien vs Predator (2004) – e che, non privo neppure di situazione cantata, pare abbia convinto lo spagnolo Jacinto Molina (meglio conosciuto come Paul Naschy) a diventare sullo schermo Waldemar Daninsky, l’uomo lupo più famoso della tradizione cinematografica iberica.
Per collezionisti veri!
Francesco Lomuscio