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I servizi segreti iraniani e il neonazismo: tra ideologia e terrorismo

Creato il 10 giugno 2013 da Nopasdaran @No_Pasdaran

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Qualche giorno fa, per fortuiti motivi, ci è capitato tra le mani un vecchio articolo pubblicato dalla rivista francese “Executive Intelligence Report” nel 1987. Si tratta di un pezzo scritto da Philip Golun e Claude Albert, intitolatoLe connessioni neo naziste del servizio segreto iraniano“. A nostro parere questo è un articolo assolutamente incredible, perfetto per dimostrare – ancora oggi – di cosa è capace la Repubblica Islamica per colpire i suoi nemici nel mondo. Inoltre, questo pezzo, spiega molto chiaramente cosa lega l’ideologia fondamentalista del khomeinisto a quella razzista del neonazismo.

L’articolo, molto importante da sottolineare, è stato scritto nello stesso periodo in cui i servizi segreti iraniani avevano iniziato in Francia una stagione di attacchi terroristici che durerà diversi anni. Il terrore venne scatenato dagli agenti iraniani dopo la decisione del Presidente francese Mitterand, eletto nel 1981, di bloccare la vendita di uranio alla Repubblica Islamica. Il primo a cadere per i colpi del terrorismo di matrice iraniana fu Georges Besse, manager di Eurodif, ucciso dal movimento di estrema destra Action Direct, su ordine diretto del MOIS iraniano. Ovviamente, al fine di colpire la Francia, Teheran si servì anche degli estremisti islamici del GIA – Gruppo Islamico Armato – adirati con Parigi per il suo supporto dal Governo di Algeri.

In quegli anni, il capo della Savama in Francia – il servizio segreto iraniano dopo la caduta dello Shah – era Wahim Gordji, diplomatico presso l’ambasciata iraniana a Parigi. Nel 1986,quindi, Wahim Gordji venne messo sotto inchiesta dalla magistratura francese per il suo ruolo nell’attentato terroristico compiuto a Parigi nel 1986. Secondo l’inchiesta portata avanti dal giudice Gilles Boulouque, Gordji sarebbe stato il mandante dell’attentato terrorista, compiuto per ordine diretto di Khomeini. Durante l’inchiesta, quindi, i magistrati dimostrarono i contatti tra Wahim Gordji, i due terroristi iraniani Fouad Ali Saleh e Mohammed Mouhajer e il leader della destra neonazista francese Alain de Benoist

Purtroppo non basta. I legami tra l’Iran e il neonazismo, avevano una connotazione internazionale. Secondo l’inchiesta, infatti, si tratta di un network attivato in Francia nel 1983 che coinvolgeva anche il banchiere svizzero Francois Genoud, residente a Losanna. Francois Genoud fu un uomo centrale del terrorismo internazionale che, con il suo lavoro, garantì collegamenti tra i servizi segreti iraniani, con i neonazisti francesi appartenenti al circolo della “Nuova Destra”, con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e con i servizi segreti libici. Gordji, quindi, mantenne stretti contatti con i due ideologi del neonazismo francese Emmanuel Ratier e Armin Mohler. Incredibilmente, a dimostrazione delle connessioni ideologiche perverse, questi contatti trovavano una “benedizione e protezione politica” in Pierre Joxe, all’epoca Ministro dell’Interno della Francia (Pierre Joxe fu uno dei fondatori anche dell’Associazione di Amicizia Francia-Libia, all’epoca delle peggiori azioni terroriste commesse dall’ex dittatore libico Gheddafi).

Il collegamento tra Teheran e il neonazismo, va precisato, non fu solamente “di interesse”, ma anche di idee. Nell’ideologia nazista, infatti, c’è molto del misticismo islamico, ripreso spesso anche dall’ideologo del razzismo Rosenberg. Va ricordato, quindi, che la figlia dell’ex gerarca nazista Karl Wolff si convertì all’Islam negli anni ’50, diventando un membro attivo della Comunità Islamica di Monaco. Lo stesso Otto-Ernst Remer, ex gerarca nazista poi tra coloro che cercarono di uccidere Hitler nel 1944, si convertì all’Islam e passò quindici anni della sua vita girando in tutto il medioriente.

iran nazismo

Il centro di questa “attrazione fatale”, se così possiamo dire, è legato alla teologia e alla geopolitica: si tratta di persone che fanno dell’arianesimo il loro culto pagano e della visione orientalista la loro lettura della geopolitica. In questo senso, quindi, l’asse con Teheran e con Mosca, rappresenta la chiave per sconfiggere le “potenze imperialiste”. Oggi, qui in Italia, questa lettura è rappresentata da personaggi come Claudio Mutti, ideologo della rivista Eurasia e rappresentate in Italia di quel neofascismo legato all’esoterismo (soprattutto quello nazista), allo Sciismo e al negazionismo.

In questo periodo, personaggi del genere sono i maggiori sponsor della Repubblica Islamica qui in Italia e rappresentando un vero e proprio pericolo per i valori democratici. Basti pensare che, sempre per ordine di Teheran, Claudio Mutti è totalmente coinvolto nella campagna odierna di supporto al regime siriano di Bashar al-Assad e collabora attivamente con il partito neofascista Fiamma Tricolore.

Questi, purtroppo, sono il genere di “uomini” di cui Teheran si serve per diffondere le sue idee e, all’occorrenza, attaccare i nemici…

Il razzismo di Khamenei



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