Compie 70 anni la Cia, l’agenzia di spionaggio americana per l’estero, considerata a lungo “l’ombra del potere” Usa, come nel film di Robert De Niro “Il buon pastore”. Un compleanno da terza età, ma che la vede ringiovanita dalle nuove sfide del terrorismo e della guerra cibernetica. E comunque sempre sulla ribalta della cronaca, anche se storicamente più nel male che nel bene, come confermano anche gli ultimi scandali di fine 2015: dalle presunte false informazioni ad Obama sull’Isis all’imbarazzante divulgazione da parte di Wikileaks di dati personali del suo potente capo, John Brennan, dopo l’hackeraggio del suo account di posta elettronica.
(theintercept.com)
I settant’anni della Cia: “l’ombra del potere Usa” tra i misteri del passato e le nuove sfide. E’ lunga la “lista nera” dei misfatti e dei fallimenti dell’agenzia di intelligence con sede a Langley, in Virginia, vicino a Washington Dc: colpi di Stato, dall’Iran a vari Paesi sudamericani, uccisioni e tentati omicidi di leader politici stranieri, spionaggio interno come quello del Watergate. L’agenzia di intelligence non si è risparmiata neppure uno scandalo rosa, quando quattro anni fa il suo direttore, il generale David Petraeus, si è dimesso ufficialmente a causa di una storia extraconiugale con l’autrice della sua biografia, anche se sulla vicenda si è allungata l’ombra delle accuse di inefficienza alla Cia per la gestione della rivolta di Bengasi dell’11 settembre 2012, quando fu ucciso l’ambasciatore americano Chris Stevens: un episodio che ha messo non poco in difficoltà Barack Obama durante la sua seconda campagna elettorale e che continua a tormentare l’allora segretario di Stato Hillary Clinton nella sua corsa verso la Casa Bianca.
La nascita della Cia. Fu l’allora presidente statunitense Harry Truman a creare nel gennaio 1946 – nonostante la forte opposizione dei militari, del Dipartimento di Stato e dell’Fbi – il Central Intelligence Group (Cig), diventato l’anno dopo Cia con il National Security Act. La Cia di fatto sorse sulle ceneri dell’Office of Strategic Services (Oss), nato per la seconda guerra mondiale, e si trasformò subito in una micidiale arma politico-militare nell’”epoca d’oro” della guerra fredda, quando il suo principale nemico fu il Kgb sovietico. Una delle sue missioni principali, in gran parte fallita, fu quella di contenere il comunismo in Europa dell’est sostenendo i gruppi anti comunisti, infiltrando e sabotando, soprattutto in Ucraina, Bielorussia e Polonia. La Cia ebbe più successo nei suoi sforzi di limitare l’influenza del comunismo in Francia e in Italia, soprattutto nelle elezioni italiane del 1948: un’ombra che è arrivata sino al sequestro Moro.
Tra le numerose critiche rivolte alla Cia del dopoguerra – in parte confermate da documenti riservati statunitensi e britannici desecretati – vi è quella di aver aiutato, reclutato e perciò protetto alcuni esponenti nazifascisti di alto grado, tra cui il maggiore Karl Hass, condannato all’ergastolo con Erich Priebke per l’Eccidio delle Fosse Ardeatine e coinvolto in diverse indagini relative alla Strategia della tensione.
Famigerate sono rimaste le operazioni clandestine, a partire dagli anni Cinquanta, per ribaltare governi nemici o pericolosi per gli Usa: nel 1953 in Iran fu deposto, insieme ai servizi segreti britannici, il governo democraticamente eletto di Mohammad Mosadeq, l’anno dopo toccò al presidente del Guatemala Jacovo Arbenz Guzman, che aveva toccato interessi legati direttamente all’allora Segretario di stato Usa John Foster Dulles, fratello di Allen Dulles, capo della Cia. Un intervento, quest’ultimo, che produsse una lunghissima guerra civile.
Tra i “gioielli di famiglia” anche l’attività cospirativa nei primi anni Settanta contro il presidente socialista cileno Salvatore Allende, deposto dal dittatore Augusto Pinochet, e negli anni Ottanta il sostegno ai Contras contro la giunta sandinista marxista, con l’amministrazione Reagan che violò il divieto del Congresso. Tra i fallimenti più imbarazzanti invece l’operazione per sbarcare alla Baia dei Porci a Cuba nel 1961.
Dopo lo scandalo spionistico del Watergate nel 1972, che costrinse il presidente Richard Nixon a dimettersi, il Congresso tentò di limitare poteri ed eccessi dell’agenzia. Ma nuovi scandali sono emersi anche recentemente: dal Cia-gate del 2003, che coinvolse alcuni funzionari del governo di George Bush colpevoli di aver rivelato notizie riservate sull’agente coperto Valerie Plame, alle “extraordinary renditions” seguite all’11 settembre.
Tra queste il rapimento dell’imam egiziano Abu Omar, avvenuto a Milano nel 2003 con la collaborazione dei servizi segreti militari italiani. Nel 2013 la Cia è stata risparmiata dalla bufera dell’Nsa-gate scatenata dalle rivelazioni di Edward Snowden, ma il contractor della national secury agency era pur sempre un dipendente dell’agenzia di Langley. Ora comunque la Cia spera che le prossime “soffiate” riguardino solo le sue 70 candeline.