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I Sette Colori – Racconto vincitore del Lab di Maggio 2014

Creato il 28 maggio 2014 da Visionnaire @escrivere
Quando esplose la Tavolozza dei Sogni, nel mondo degli uomini dilagarono i Colori.
Piombarono sulla Terra come spruzzi di vernice che ravvivano una tela grigia, portandovi un miscuglio caotico di tinte vivaci.
«Ma che grigiore! In che luogo siamo capitati?» chiese Verde cercando di venire fuori dal cespuglio nel quale era atterrato.
Rosso guardò con attenzione i piccoli frutti che vi crescevano, simili a cuoricini punteggiati di semi. Ne colse uno e se lo mise in bocca impiastricciandosi dita e labbra con il suo dolce succo.
«Sarà anche grigio, ma a me questo mondo piace!» Ne mangiò un altro. «Squisiti! Ecco, così saranno anche più invitanti!»
Sfiorando i frutti uno a uno, vi lasciò piccole macchie della sua tonalità che presero ad allargarsi fino a farli diventare di un bel rosso acceso.
Verde si protese dal cespuglio e per dispetto gettò qualche spruzzo del suo colore sull’opera dell’amico. I semini spiccarono di una tinta tenue.

«Ehi!» Rosso lo spinse via e, per errore, il verde finì sulle foglie.
«Smettetela di giocare, voi due! Piuttosto troviamo un modo per andarcene da qui!» brontolò Indaco guardandosi intorno.
«Sempre il solito guastafeste!» esclamò Blu tuffandosi in un lago lì vicino. Quando riemerse, un alone colorato si espandeva sulle acque. «Perché dovremmo andar via? Abbiamo un mondo da colorare!» Fece un gesto con le mani per mostrare l’immensità di ciò che li circondava e così facendo sparse nel cielo la sua sfumatura più leggera.
«Non prenderti tutto, Blu! Non vale!» Arancione indicò a ovest, dove una sfera luminosa andava a nascondersi sotto l’orizzonte. «Quello lo voglio io!»
«Non se ne parla!» Anche Giallo adocchiò lo stesso soggetto e i due si sfidarono a colpi di colore. Alla fine, Giallo conquistò la sfera luminosa e Arancione lo scorcio di cielo lì intorno, ma entrambi ebbero l’impressione che anche qualcun altro dei loro amici si fosse infilato nella contesa, lasciandovi qualche traccia di sé.
«Non possiamo metterci a colorare tutto! Non sappiamo neanche di chi è questo mondo!» Violetto diede man forte al fratello Indaco, mentre gli altri saltavano tra fiori e alberi a eliminare tutto il grigio.
«Questa mi sembra una buona osservazione.»
Una voce petulante giunse dalla cima di un albero.
I Colori sollevarono gli occhi e videro due gambette penzolare da un ramo.
«In effetti, siete nel mondo degli uomini. La terra che state dipingendo appartiene a loro e, in tutta onestà, non saprei proprio dirvi se vogliano fragole rosse, cespugli verdi e laghi blu.»
«Ma certo che li vogliono! Solo uno svitato preferirebbe il grigio del nulla ai nostri colori!» ribatté convinto Arancione, orgoglioso del suo capolavoro a ovest.
«Svitati? Sarebbe una definizione azzeccata. Non si può certo dire che gli uomini sappiano sempre cosa sia meglio per loro. Ho deciso che vi lascerò fare: in fondo, le faccende degli uomini non mi riguardano. Ma che maniere! Non vi ho neanche detto con chi state parlando!»
L’omino balzò giù dal ramo.
Era alto poco meno dei sette Colori, ossia circa quanto il cespuglio di fragole, ma era più tarchiato, con le braccia corte che sorreggevano un pentolone e una pancia prominente stretta dalla cintura delle braghe.
Dopo aver poggiato a terra la pentola, si tolse il cappello stando bene attento a non rovinarne la piuma.
«Io sono un Folletto, per servirvi!»
Fece un profondo inchino.
Uno a uno i Colori si presentarono e gli mostrarono la bellezza delle loro creazioni.
Persino Indaco e Violetto si divisero i fiori rimasti e poi gliene appuntarono uno sul panciotto, che Giallo si affrettò a colorare.
Verde si occupò di braghe e cappello, mentre Arancione e Rosso furono ispirati dalla barba e dai capelli del Folletto. Infine, Blu donò le profondità del lago ai suoi occhi.
«Ora sei perfetto! Come perfetto è questo mondo!» esclamarono in coro i Colori.
Il Folletto ridacchiò con la sua voce acuta.
«Il mondo è ben lontano dall’essere perfetto.»
Nessuno fece caso al suo commento, né alle nuvole grigie che oscuravano il cielo di Blu.
«Cos’hai lì?» chiese Verde indicando il pentolone.
Il sorriso del Folletto comparve tra la barba fulva quasi contemporaneamente al lampo tra le nuvole.
«Vuoi vedere?»
La domanda si perse nel rombo del tuono, seguito subito dall’intenso scrosciare della pioggia.
Tutti si ripararono nell’incavo di una quercia, mentre il mondo attorno a loro ingrigiva di nuovo nella foschia. L’acquazzone portava via le tinte allegre dei sette Colori, che guardavano delusi la loro opera svanire.
«La pioggia lava via i colori» piagnucolò Rosso. Un coro di lamenti riecheggiò nel tronco cavo.
«Suvvia, amici, c’è ancora la mia pentola magica!»
«Una pentola magica?» chiesero tutti insieme, già dimentichi del disastro là fuori.
«Certo» assicurò il Folletto. «Non volete vedere di che si tratta? Coraggio, aprite pure!»
Una tavolozza di mani colorate si avventò sul coperchio, sollevandolo. Dall’interno della pentola si liberò una luce tanto intensa da rischiarare l’angusto rifugio. Riverberò sui Colori, accendendoli di una luminosità quasi innaturale, poi li avvolse del tutto, rendendoli parte di quel chiarore e trascinandoli nella pentola.
«Come vi dicevo, questo mondo è ben lontano dall’essere perfetto. Il problema più grande è la tristezza, questo grigiore che permea ogni cosa e che ritorna al primo addensarsi di nubi. C’è bisogno di gioia, c’è bisogno di bellezza: i Colori ne ridoneranno agli uomini.»
In cielo, le nuvole si diradarono e la pioggia lasciò cadere le sue ultime gocce.
Il Folletto trascinò la pentola magica fuori dalla quercia cava.
Rosso, Arancione, Giallo, Verde, Blu, Indaco e Violetto.
Sette strisce dalle tinte vivaci balenarono nel cielo e un mondo grigio riacquistò lentamente colore.

Il racconto che avete letto è opera di Ariendil ed è risultato il vincitore tra quelli che hanno partecipato al Laboratorio di Aprile 2014. Il tema da seguire era stato scelto da Willy (vincitrice del Lab di Aprile 2014).

La traccia scelta da Willy era: Uno spirito allegro
Si poteva spaziare nel passato, presente o futuro, però nella storia si doveva muovere una presenza sovrannaturale: una fata, un elfo, un ectoplasma, uno spirito o una creatura magica.

Unica boa: doveva essere uno spirito allegro. Niente fantasmi piagnoni! Non era importante che fosse il protagonista, doveva però comparire e dare al racconto un po’ di brio.
Anche il genere era libero.

Il limite massimo del testo era di 7000 caratteri (spazi inclusi).

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    ariendil

    Chi sonoMi sarebbe piaciuto essere una cantastorie nei tempi in cui le storie si raccontavano in piazza o accanto al focolare. Ma non mi dispiace essere ciò che sono: una ragazza con la passione per la scrittura e la lettura (fantasy e non solo) che per lavoro si occupa di cuori… Alla fine, si tratta sempre di raccontare una storia.


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