Nel corso della storia vi sono stati periodi in cui il livello di cultura e civiltà erano preponderanti tra l’Occidente e le zone del Dar al-Islam (luoghi ove vige la Sharia) e l’Occidente. Circa dal 1000 al 1600 le Dinastie islamiche fornivano le dotazioni agli scienziati e filosofi per far progredire la società.
Dopo tale periodo, diciamo grossomodo dopo la scoperta del Nuovo Mondo, tale superiorità si è ribaltata, e le zone governate da Paesi islamici non si sono più riprese dallo stato in cui erano allora. Nel periodo di massimo splendere produssero degli edifici architettonici che sono degni di menzione e descrizione: i Palazzi nel deserto degli Omayyadi, oltre ad alcune moschee.
Una ventina di antichi siti islamici della Mezzaluna Fertile recano testimonianze di palazzi più elaborati di semplici abitazioni. Alcuni sono prercedenti all’introduzione dell’Islam. I più importanti sono: Khirbat al-Mafjar, Khirbat Minya, Jabal Says, Qusair Amra, Qasr al –Hayr , Mshatta, Ukhaydir. Furono costruiti da e per i Califfi ma usati in particolare dall’aristocrazia piuttosto che dal regnante stesso. Hanno assonanze con ville romane, erano ad utilizzo abitativo non permanente ma completo, erano dotati di molte comodità, assenza di uffici o simili, quindi residenze di piacere piuttosto che potere, avevano però una sala di ricevimento. Avevano l’apparenza di fortezze, a volte dotate di torri ma anche queste, oltre al complesso stesso, avevano tutt’altra destinazione d’uso. Formavano una catena che andava dalla Palestina, all’odierno Israele, alla Siria, Alla Transgiordania, all’Iraq. Erano siti non in pieno deserto ma ai limiti, nella steppa.
Le città poi erano infestate da malattie e soffocate da aria stagnante, sporca o maleodorante qui, invece, si trovava aria purissima, oltre all’ascetismo dei luoghi. I regnanti arabi erano spesso parte di tribù di nomadi, che per i loro incontri o raduni preferivano la lontananza dalle città. Hanno, comunque, tutti tre caratteristiche: una moschea, una sala di ricevimento ed unità abitative, ed erano dotati di bagni. La moschea era orientata verso la qibla e di conseguenza tutto il palazzo lo era. Se sembra superfluo approfondire le caratteristiche ed il perché della presenza della moschee nei palazzi è più interessante notare il fatto della presenza di unità abitative che erano rinfrescate da canali stretti in cui scorreva l’acqua fredda tra le case, e di bagni.
Accanto al bagno vi era sempre una grande sala su cui si sono fatte molte ipotesi ma non vi è stata trovata nessuna certezza, potevano essere spogliatoi o altro. Essi facevano in molti aspetti riferimento alla tradizione romana delle terme, con stanze più o meno riscaldate in progressione, attraverso condutture, gli ipocausti. I bagni, come in epoca romana, fungevano anche da ritrovo comunitario. Non si è però certi della provenienza romana di tali idee o se fossero pre-islamiche. Erano riccamente decorati, talvolta coperti da cupole e si va da ridottissime dimensioni a molto più grandi. Ogni palazzo però non era identico all’altro ma aveva delle peculiarità nella costruzione, distribuzione delle stanze, decorazioni, elementi che fanno pensare ad un uso non univoco delle residenze.
Le decorazioni sono numerosissime e si differenziano tra mosaico pittura, scultura, affresco quindi qui non si rispettava il divieto della rappresentazione di esseri viventi. Molte raffigurazioni hanno caratteri chiaramente riferibili ad altre culture: bizantina, sassanide, iranica, addirittura indiana ed emergono per numero le rappresentazioni di principi intenti nelle loro attività ludiche. Addirittura erano presenti immagini erotiche. La eterogeneità delle decorazioni fa pensare ad un uso “insensato” di queste stesse, l’importante era abbellire il luogo, senza seguire direttive artistiche o metodi particolari. Furono comunque limitati nel tempo e nei luoghi quindi forse nell’evoluzione dell’arte islamica non ebbero grande influsso, nonostante l’eccezionalità di molti loro elementi. In conclusione si possono definire come opere realizzate dalle aristocrazie per mantenere i loro usi e costumi pre-islamici ed in particolare del Sud dell’Arabia.
La cupola della roccia è sita sull’ Haram al-Sharif (santuario nobile) o Spianata del tempio, a Gerusalemme. L’edificio risale all’anno 72 dall’Egira (691-692). Fu il primo monumento islamico a voler essere di notevole impatto estetico. Fu costruita dal califfo Abd al-Malik. Non è certa la motivazione della costruzione, infatti se ad un certo momento dell’islamismo a Gerusalemme Maometto avrebbe intrapreso il viaggio celeste verso il trono di Dio partendo dalla Roccia, non è certo che al momento della costruzione essa avesse lo stesso significato. Probabilmente l’ideatore volle affermare la centralità della figura di Abramo per la fede musulmana. L’architettura esprime una qualità simbolica di “luogo di commemorazione”.
Da Gerusalemme egli spostò la direzione della preghiera (qibla) verso La Mecca, verso la Ka’bah. I due santuari sono strettamente legati. La Ka’bah sarebbe stata costruita dallo stesso Abramo, mentre la Cupola della Roccia sarebbe il luogo dove Abramo stesso avrebbe dovuto sacrificare il figlio Isacco (secondo la tradizione islamica il figlio Ismaele). È il più vecchio edificio islamico insieme alla Ka’bah. Il rivestimento esterno in piastrelle risale al periodo ottomano in cui regnava Solimano il Magnifico, nel 1552. E’ posta al centro della spianata sulla collina (monte Moriah) del Tempio. L’edificio è a pianta ottagonale, ed ha 4 porte che si riferiscono ai punti cardinali. La luce entra attraverso 16 finestre alte e 40 al piano terra. L’interno è splendidamente decorato con motivi riferenti a vegetazione. La cupola contiene un’iscrizione in arabo, con scritti del Corano, probabilmente per conferire all’edificio una specialità islamica in un territorio permeato di storia cristiana.
Si fa riferimento all’unicità del Dio, a Gesù ed alla Madonna, ma non a Profeti dell’Antico Testamento. Vi sono molte analogie architettoniche con precedenti edifici cristiani. Anche dal lato cristiano si prese a modello però tale base di costruzione, come nel caso del maestoso edificio di Caste del Monte, in Puglia. Venne decorata con corone votive per sottolinearne la santità, sotto l’influenza delle raffigurazioni del Santo Sepolcro. Vi sono anche decorazioni riferenti all’Iran dei sassanidi. Si può ipotizzare anche che simboli bizantini e sassanidi fossero rappresentati per raffigurarne la loro sconfitta e la riconduzione alla vera fede. Le corone presenti nelle decorazioni potrebbero fare riferimento a simboli di regalità orientali, persiane, o ad oggetti anticamente presenti nella Ka’bah e poi distrutti.
È possibile che le decorazioni siano prese da altri culti anche perché l’Islam non aveva ancora di propri. Vi è all’interno un’iscrizione lunga 240 metri di quasi intere citazioni craniche, contemporanea all’edificio. È un invito a sottomettersi alla vera fede alle Genti del Libro (ahl al-kithab). Si può leggere nella costruzione della Cupola della Roccia una risposta all’attrazione del cristianesimo, addirittura ai suoi magnifici templi bizantini dai quali i viaggiatori arabi rimasero molto impressionati. Doveva però avere un collegamento stretto con cristianesimo ed ebraismo ad affermare l’Isalm come punto di arrivo delle due religioni. E’ una presa di possesso di un’area divenuta sacra e messaggio che l’Islam era lì e vi sarebbe rimasto.
La Moschea di Aqsa è sita nel Haram al-Sharif (sublime santuario) all’interno del recinto delle mura del tempio costruito da Erode il Grande e distrutto dai romani. Fu costruita nel 715 e ricostruita dopo la vittoria di Saladino sui crociati. E’ sovrastata da una cupola azzurra ed è sita sul lato meridionale della collina del Tempio. Fu per un periodo dotata di uno splendido minbar fatto appositamente e portato dalla Siria, distrutto nel 1969 da un incendio. Ha una navata centrale più larga, come la moschea di Cordoba che confluisce al mirhab. Vi furono nel corso del tempo ampliamenti ma anche restrizioni. Al di sotto della moschea è sita una grotta il “Pozzo delle Anime” dove molte tradizioni ritengono fosse custodita l’Arca dell’Alleanza, e per i musulmani è il luogo che accoglierà nel giorno Giudizio gli spiriti dei Fedeli. La Moschea el-Aqsa si trova nella Città Vecchia, all’estremità meridionale di Haram al-Sheriff.
Originariamente il nome el-Aqsa indicava l’intera area dell’Haram e risale al tempo (X secolo d.C.) in cui si impose l’idea che Gerusalemme fosse il masjid el-aqsa, cioè il santuario più lontano, in cui Muhammad era stato trasportato nel suo viaggio notturno. L’uso venne poi limitato alla grande moschea della preghiera. Non resta quasi nulla (eccetto forse le proporzioni generali) della prima moschea costruita dal califfo el-Walid tra il 705 e il 715, più volte rimaneggiata e sottoposta alla violenza di quattro terremoti. Distrutta da un terremoto nel 747, fu ricostruita dagli Abassidi; in seguito i lavori di ristrutturazione andarono avanti lentamente a causa della mancanza di fondi, finché il califfo fatimide az-Zahir fece attuare decisivi interventi di restaurazione, dopo il terremoto del 1033. Il numero delle navate, in questo periodo, venne ridotto da quindici a sette.
I Crociati adibirono la moschea, in un primo tempo, a palazzo reale, e più tardi ne fecero il centro dell’Ordine dei Templari (1118). Questi, lasciarono il loro segno sull’edificio aggiungendo le tre campate centrali del portico (restaurato nel 1217). Quando Saladino nel 1187 riconquistò la città, fece restaurare e abbellire la moschea. Egli donò alla moschea la decorazione del mihrab e un meraviglioso pulpito intagliato in legno che purtroppo andò distrutto nell’incendio del 1969. Altre modifiche furono attuate sotto Solimano il Magnifico e nel periodo ottomano. I più recenti restauri sono stati effettuati negli anni 1938-42: la pericolante struttura della moschea è stata riassestata e sono stati aggiunti nuove colonne e capitelli. La facciata sfoggia sette porte decorate, una per ogni navata. La porta centrale è più maestosa delle altre ed è decorata da numerosi archi che poggiano su antiche colonne.
Si può notare la presenza di decorazioni architettoniche in stile crociato. L’interno (metri 90×60), a sette navate, presenta una varietà di stili delle colonne e delle architravi, che riflette il lento progredire dei lavori di costruzione. La navata centrale è divisa da colonne con capitelli corinzi; le altre navate hanno colonne con arcate dorate. La cupola è del 1000, mentre gli ornamenti dell’interno sono del Trecento. Di particolare interesse è il decoro floreale del mosaico dorato nella navata centrale, di fronte alla cupola. Questo è rimasto per secoli nascosto sotto un semplice intonaco ed è stato scoperto casualmente nel 1927. Sulla sinistra si trova una finestra a rosetta, incorniciata da sei foglie, che apparteneva in origine alla Chiesa crociata di San Zaccaria. Verso il fondo della chiesa, sulla sinistra, si trovano tre ambienti: il Mihrab Zakariyeh (cappella Templare), di cui resta un rosone; la Moschea dei Quaranta Martiri e la Moschea di Omar, con resti della originaria costruzione. Infine a destra si incontra la Moschea delle Donne, con due navate. L’incendio della moschea, avvenuto il 31 agosto 1969, fu causato da un turista cristiano, il quale credeva che il Messia non sarebbe venuto finché non fosse stata eliminata la causa nociva (la moschea) da Haram al-Sharif.
La Grande Moschea omayyade di Damasco fu iniziata nel 707. Sorge nell’area in cui era la basilica di San Giovanni Battista, che venne rasa al suolo. All’interno vi è ancora conservata la reliquia della testa dell’apostolo. Fu la prima sala di preghiera ad essere sostenuta da arcate. Al momento della costruzione superava tutte le altre esistenti per dimensioni. Quattro torri di guardia stavano agli angoli ed erano usate come minareti per chiamare i fedeli alla preghiera. Le ampie arcate permettevano ai fedeli di orientarsi verso la nicchia di preghiera. Qui il califfo svolgeva il ruolo di imam e guidava la preghiera da una “loggia del sovrano” sovrastata da una cupola (maqsura), segno di potere. Le decorazioni interne seguono quelle della cupola della roccia, con piastre alla base sovrastate a circa sette metri da una striscia di mosaici dallo sfondo d’oro (4000 metri quadrati di mosaici) dalle dimensioni maggiori del tempo. Nel 1893 fu quasi distrutta da un incendio ed i mosaici sono stati sostituiti. Per la prima volta fu data molta importanza alla nicchia della qibla, idea ripresa poi nelle moschee.
Written by Roberto Lirussi