Avvistata un’ombra
là sedevamo, il nonno ed io,
su un giaciglio di fortuna,
sul terreno appena smosso.
Il lamento incalzante delle cicale
a martellare il tempo,
a scandire il ritmo delle stagioni ,
ad esasperare la fatica dell’uomo.
Un sorso d’acqua a placare l’arsura,
un frutto a calmare i morsi della fame,
un racconto a cucire gli intervalli del tempo.
Allora la sua mano prendevo
i solchi della vita ad osservare,
i segni della fatica a scrutare,
la storia della sua vita ad ascoltare.
Esili dita in un palmo ampio e capace,
occhi attenti in uno sguardo vissuto
il tatto a stringere una passione
l’orecchio attento a captare i sussulti di una vita
e a cogliere le pacate parole dalla saggia consistenza.