Riflettiamoci,la manovra Monti stà letteralmente facendo dell'Italia come si farebbe con un pelapatate con una patata,i soliti che devono pagare ovviamente siamo noi e via con tasse su tasse,aumento dei prezzi riabilitazione dell'Ici ecc,ma la Chiesa cosa paga?
Bagnasco dice "La Chiesa paga l'Ici e se ci fosse chi evade sanzionatelo."
Tutto apposto sembrerebbe ma il Clero ce l'ha messa proprio tutta per aiutare noi poveri Italiani che perdiamo posti di lavoro e ora ci dobbiamo ancora sorbire l'ennesima stangata stile "Prodi" della quale pretendeva solo tasse ma con ben pochi fatti.
A questo punto preferisco rimanesse Berlusconi.
«Alcuni tagli proposti dal governo sono stati bloccati dalle resistenze delle caste», osserva Raffaele Carcano, segretario Uaar, «ma qui siamo di fronte a una super-casta talmente intoccabile che nemmeno Monti ha il coraggio di sfiorare». Non è nemmeno solo un problema di Ici, come sembrerebbe scorrendo le cronache: «vogliamo cominciare a parlare anche del miliardo e mezzo che costa l’ora di religione, del miliardo che costa l’Otto per Mille, degli oltre 700 milioni che finiscono a scuole e università cattoliche?», chiede l’Uaar, conti alla mano.
È per questo motivo che, mentre il parlamento discute la manovra, gli atei e gli agnostici hanno rilanciato. «Siamo contribuenti discriminati, e vogliamo che tutti se ne rendano conto», prosegue Carcano: « è incredibile che la Chiesa cattolica, la più importante proprietaria immobiliare del paese, non sia chiamata a compiere i sacrifici che la crisi economica richiede». Con sei miliardi si potrebbe invece non solo ridurre il debito, ma anche investire in «ricerca, istruzione, risanamento del territorio», come propone l’Uaar nel suo manifesto.
Facciamo i conti
-"Grazie al contributo fiscale lo Stato italiano versa più di un miliardo l' anno per pagare gli stipendi dei preti. Per i quali però bastano 361 milioni. E le altre centinaia? In un' inchiesta, tutta la verità su business e privilegi del Vaticano. Ecco un' anticipazione:
Trentunomila e 478 euro virgola qualcosa. E' la somma che lo Stato, quindi l' intera platea dei contribuenti, ha versato nel 2010 per il mantenimento di ognuno dei 33 mila e 896 sacerdoti in servizio attivo nelle diocesi del Paese. Il totale fa un miliardo e 67 milioni di euro, l'importo del cosiddetto 8 per mille (salito nel 2011 a un miliardo, 118 milioni, 677 mila, 543 euro e 49 centesimi). E l'assegno l'ha incassato la Chiesa, attraverso la Conferenza episcopale. Che poi a ciascuno di quei preti ha girato direttamente solo 10.541 euro, un terzo di quanto ha stipato nei propri forzieri. "
-La visita del papa vale «molto di più delle somme che saranno spese»: «Un evento del genere e la storia stessa della Chiesa non si possono ridurre certo ad una mera valutazione economica». Con queste parole, nel luglio scorso,mons. Luigi Cantafora, vescovo di Lamezia Terme, cercava di placare sul nascere le possibili polemiche circa i fondi stanziati dalle amministrazioni locali per la visita di Benedetto XVI in Calabria il 9 ottobre.
"E non aveva tutti i torti il monsignore,visto il tam tam mediatico che ha accompagnato l'ennesima visita del pastore tedesco, con le relative polemiche riguardo ai costi.I costi,le spese,chiamateli come vi pare,ma resteranno sempre fondi pubblici stanziati da uno stato laico per la visita di un'autorità religiosa.E che fondi!Il saluto pontificio sarebbe costato finora qualcosa come due milioni di euro: un milione e 340 forniti dal Comune (col placet del sindaco Speranza, Sel), quasi 700 mila quelli stanziati da Provincia di Catanzaro e Regione Calabria."
Riduzione IRESL’IRES, Imposta sul Reddito delle Società, ha preso il posto dell’IRPEG ed è stata istituita con il Dlgs n. 344/2003. L’IRES grava con una percentuale del 27% sul reddito prodotto, con possibilità di riduzione della metà per diversi enti, tra i quali anche gli enti ecclesiastici che agiscono nel campo della sanità, dell’istruzione e del turismo: poiché l’agevolazione potrebbe violare le norme europee sulla concorrenza, essa è finita nel mirino della Commissione europea,. Il mondo cattolico (cfr. Folena su Avvenire, il 23 agosto 2011) si difende sostenendo che si tratterebbe di un’attività sociale non profit improntata a «beneficienza» e «istruzione», ma è difficile attribuire tale definizione anche ai grandi enti gestiti imprenditorialmente e che applicano agli utenti tariffe di mercato. Sono comunque deducibili dal reddito complessivo degli enti ecclesiastici anche i canoni, le spese per manutenzione o restauro dei beni, le spese per attività commerciali svolte dall`ente, dai membri delle entità religiose (art. 100, comma 2, lettera e) del TUIR). Inoltre, per ogni membro alle dipendenze dell'ente religioso è deducibile un importo pari all'ammontare del limite minimo annuo previsto per le pensioni Inps (art. 100, comma 2, lettera i) del TUIR). Il beneficio non è facilmente misurabile, e può essere soltanto stimato: Stefano Livadiotti, ne I senza Dio, p. 79, ha valutato in 500 milioni di euro il valore di tale ‘sconto’. La cifra è probabilmente esagerata, visto che i redditi dichiarati dagli enti ecclesiastici non sono certo elevati: difficilmente può dunque superare i 100 milioni. Va comunque ricordato che l’articolo 149 del Testo unico per le imposte sui redditi conferisce a vita la qualifica di enti non commerciali (e quindi i conseguenti benefici fiscali) a quelli ecclesiastici (cfr. anche l’art. 111-bis del Dpr n. 917/1986): in tal modo gli enti ecclesiastici non commerciali che iniziano ad agire in ambiti commerciali sono ‘spinti’ a continuare a beneficiare delle agevolazioni previste dalla legge.
100.000.000
Riduzione IRAPL’IRAP, Imposta Regionale sulle Attività Produttive, è stata istituita con il Dlgs n. 446/1997 ed è applicata in proporzione al fatturato, lasciando inoltre alle Regioni la facoltà di rialzare l’aliquota ordinaria. La legge prevede una riduzione del 50% per gli enti non commerciali: ma, come per l’IRES, in tale categoria vengono fatti rientrare anche gli enti ecclesiastici che svolgono attività in settori quali l’istruzione, il turismo e la sanità. I radicali ricordano inoltre che «le retribuzioni corrisposte ai sacerdoti sono dispensate dall'Irap». Anche in questo caso la stima è alquanto difficile, e nessuno si azzarda a una stima specifica: Maltese, p. 30, scrive di 500 milioni per lo sconto «su Ires, Irap e altre imposte». Poiché i fatturati degli enti ecclesiastici sono verosimilmente più alti, in proporzione, dei redditi che generano, pensiamo sia corretto stimare tale ‘sconto’ in circa 150 milioni.
150.000.000
Esenzione IVAIl Dpr n. 633/1972 ha introdotto l’esenzione dall’Imposta sul valore Aggiunto per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi fatte nell’esercizio di attività commerciali. Anche in questo caso è molto difficile differenziare tra attività commerciali e non commerciali, e lo è ancor di più giungere a una stima plausibile. In ogni caso la cifra non deve essere granché dissimile da quella dell’IRES, e quindi aggirarsi sui cento milioni.
100.000.000
Esenzioni fiscali e doganali relative alla Santa SedeLa Santa Sede dispone di esenzioni diverse, e più estese, rispetto agli enti cattolici di diritto italiano. In particolare, tutti i redditi dei fabbricati di sua proprietà (e l’aumento di valore degli stessi), non soltanto quelli a cui il Concordato attribuisce lo status di extraterritoriali, sono completamente esenti da tributi, così come sono esenti da imposte doganali e daziarie «le merci provenienti dall’estero e dirette alla Città del Vaticano, o, fuori dalla medesima, ad istituzioni ed uffici della Santa Sede » (art. 20 del Concordato del 1929). L’art. 17 del Trattato del Laterano del 1929 prevede, inoltre, che «le retribuzioni, di qualsiasi natura, dovute dalla Santa Sede, dagli altri enti centrali della Chiesa Cattolica e dagli enti gestiti direttamente dalla Santa Sede anche fuori di Roma, a dignitari, impiegati e salariati, anche non stabili, saranno nel territorio italiano esenti da qualsiasi tributo tanto verso lo Stato quanto verso ogni altro ente». I radicali ricordano inoltre l’«esonero Irpef per gli impiegati e salariati, anche non stabili, della Santa Sede» e l’extraterritorialità dell’Opera Romana pellegrinaggi, le cui attività si svolgono però quasi esclusivamente sul territorio italiano, e le cui ‘disinvolte’ modalità di gestione dei dipendenti sono state più volte segnalate dai mezzi di informazione nazionali (cfr. Ultimissima del 29 ottobre 2008). L’entità dell’impatto di tale esenzione non è stato quantificato da nessuno: prudenzialmente lo indichiamo in via provvisoria in 20 milioni.
20.000.000
PensioniGianluca Polverari, su Critica Liberale n. 123/4 del gennaio-febbraio 2006, ha ricordato che «la Legge 244/2003, dando esecuzione ad una Convenzione sottoscritta fra la Repubblica italiana e la Santa Sede nel 2000, ha previsto una spesa per il solo 2004 di 9.397.000 Euro per la sicurezza sociale dei dipendenti vaticani e dei loro familiari», e che «in materia previdenziale, secondo il disposto delle Leggi 791/1981 e 903/1973, è da annoverare il Fondo di previdenza per il clero, che, per il solo 2004 e relativamente ai fondi erogati a favore della componente cattolica, può attendibilmente stimarsi in 6.713.253 Euro”». Considerando il tempo intercorso tra il 2004 e oggi è legittimo ritenere che la somma dei due importi si aggiri quantomeno intorno ai 18 milioni. Considerando inoltre anche delibere come quella della Regione Veneto, con cui sono stati destinati tre milioni e mezzo ai “religiosi anziani non autosufficienti” (cfr. Ultimissima del 16 gennaio 2010: nelle Marche l’importo è di 600.000 euro spalmato su tre anni) è lecito considerare una cifra totale intorno ai 22 milioni.
22.000.000
Benefici statali sulle pubbliche affissioniIl Dpr n. 639/1972 prevede numerose agevolazioni tariffarie per le affissioni a contenuto religioso. Il beneficio che ne consegue è stimabile in almeno due milioni di euro.
2.000.000
Benefici statali per gli oratoriLa legge n. 206/2003, nota anche come «legge sugli oratori» (anche se nel corso della discussione è stata estesa anche «agli enti delle altre confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato un'intesa»), prevede l’esenzione dall’ICI dei locali dell’oratorio quali «opere di urbanizzazione secondaria». Il mancato introito da parte dei comuni di questi fondi, calcolato dalla legge nell’importo di 2,5 milioni di euro annui, viene coperto dallo Stato. Inoltre, stabilisce la legge, «lo Stato, le regioni, gli enti locali, nonché le comunità montane possono concedere loro in comodato beni mobili e immobili, senza oneri a carico della finanza pubblica» (vedi anche Edifici di proprietà comunale concessi a condizioni di favore a enti e associazioni cattoliche). La legge, infine, non preclude alla legislazione regionale la possibilità di concedere ulteriori contributi agli oratori (vedi anche Contributi regionali agli oratori).
2.500.000
Contributi statali per i cappellani nelle Forze armateGianluca Polverari, su Critica Liberale n. 123/4 del gennaio-febbraio 2006, ha scritto che «fra i contributi pubblici forse meno noti a favore del mondo cattolico vi è poi quello relativo al pagamento degli stipendi dei circa 200 cappellani militari presenti nel Paese, onere a totale carico dello Stato ai sensi della Legge 512/1961 e che può stimarsi, rielaborando i dati del sito web dell’Ordinariato Militare in Italia, in circa 8 milioni di Euro per il solo 2004» (quindi, circa 40.000 euro a testa per cappellano). Maggiori informazioni si possono trovare sul sito dell’ordinariato Militare. Va anche rilevato che a questi stipendi fanno poi seguito, una volta terminato l’incarico, anche le relative pensioni (art. 47 della legge n. 512/1961): su il Manifesto del 20 agosto 2011 si è ricordato, per esempio, che il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, in quanto ordinario militare per l'Italia dal 2003 al 2006 è andato in pensione con il grado generale di Corpo d'Armata dell'Esercito, percependo in tal modo quasi 4.000 euro mensili. Vi sono infine i costi per la creazione e il mantenimento delle strutture di cui si avvalgono i cappellani. Per questo motivo è legittimo pensare che l’incidenza sia di almeno circa dodici milioni.
12.000.000
Contributi statali per i cappellani nella Polizia di stato«Con l’intesa fra il Ministro dell’Interno e il Presidente della Conferenza episcopale italiana, firmata il 9 settembre 1999 e resa esecutiva con D.P.R. n° 421 del 27/10/1999», scrive la pagina del sito CEI dedicata all’assistenza spirituale al personale della Polizia di Stato,«si stabiliscono le modalità per assicurare l’assistenza spirituale al Personale della Polizia di Stato di religione cattolica». Dal sito emerge che in ogni provincia vi è un cappellano provinciale. Anche in questo caso devono essere calcolati i costi per la creazione e il mantenimento delle strutture di cui si avvalgono i cappellani, a cui vanno aggiunte le spese per i festeggiamenti di San Michele Arcangelo, patrono della Polizia di Stato. L’incidenza di tali costi può essere valutata nella metà della cifra stimata per i cappellani militari, ovvero circa sei milioni.
6.000.000
Contributi statali per i cappellani nelle carceriIn Italia vi sono oltre duecento istituti di reclusione, in ognuno dei quali agisce almeno un cappellano cattolico. Il loro trattamento giuridico è disciplinato dalla legge n. 68/1982, che all’epoca stanziava per tale servizio la cifra di 1.414.826.908 lire. Presso il Ministero di Giustizia, a far tempo dalla legge n. 68/1982, è inoltre attivo l’incarico di Ispettore dei cappellani. Anche in questo caso devono essere calcolati i costi per la creazione e il mantenimento delle strutture di cui si avvalgono i cappellani. Date queste premesse, una previsione di incidenza di circa otto milioni di euro può essere considerata verosimile.
8.000.000
Contributi statali per i "grandi eventi" della Chiesa cattolicaIl governo italiano ha facoltà, attraverso decreti e ordinanze, di proclamare “grandi eventi” quegli avvenimenti «che richiedono interventi urgenti, un coordinamento complesso, una rapida esecuzione e misure straordinarie per prevenire possibili rischi e per assicurare la tutela della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente», e la cui gestione è pertanto affidata alla Protezione Civile. Metà di essi sono eventi riguardanti il mondo cattolico: negli anni passati sono stati dichiarati “grandi eventi”, per esempio, alcune visite del papa in città italiane, l’anno giubilare paolino, l’esposizione delle spoglie di san Pio da Petrelcina, l’agorà dei giovani italiani a Loreto, l’incontro del papa con gli aderenti ai movimenti e alle comunità ecclesiali. Nel 2011 l’unico “grande evento” cattolico è stato considerato il Congresso eucaristico, per il quale il governo ha impegnato la somma di 3.651.315,21 euro.
3.651.315
Insegnamento della religione cattolica nelle scuoleCon la legge n. 186/2003 gli insegnanti della religione cattolica sono entrati in ruolo. Attualmente sono 26.326, e il loro numero è in aumento. Curzio Maltese, ne La Questua, ha stimato il loro costo in circa un miliardo di euro. Poiché nella sintesi dei dati pubblicata dal MIUR per l'anno scolastico 2009/2010 gli insegnanti di religione nella scuola statale erano 26.326 su un totale di 931.756 (non considerando supplenti con contratto inferiore all'anno), il costo che lo Stato sostiene per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole può essere quantificato in 1,25 miliardi di euro, ottenuto moltiplicando il costo totale dell'istruzione scolastica per il rapporto tra insegnanti di religione cattolica e totale degli insegnanti. La loro retribuzione è peraltro più alta degli insegnanti normali, e la questione è stata oggetto di un’inchiesta UE, sollecitata dal deputato radicale Maurizio Turco (cfr. Ultimissima dell’8 ottobre 2008). Esistono inoltre convenzioni sottoscritte dalle amministrazioni comunali e inerenti gli insegnanti di religione nelle scuole d’infanzia comunali: quella del Comune di Verona, per esempio (cfr. delibera di giunta n. 277/2010) riguarda sei docenti presso le scuole d’infanzia comunali per un impegno di spesa di circa 137 mila euro l’anno. Tenendo anche presente i costi amministrativi e gestionali supplementari che gravano sulle scuole in seguito alla necessità di assicurare questa docenza supplementare, e del costo dei libri di testo che, specialmente per quanto riguarda la scuola primaria, grava normalmente su fondi pubblici, si ritiene lecito stimare i costi complessivi dell’insegnamento della religione cattolica in almeno 1,5 miliardi di euro.
1.500.000.000
Contributi statali alle scuole cattolicheLa legge n. 62/2000 ha stabilito che le scuole paritarie private fanno parte a pieno titolo del sistema di istruzione nazionale, e devono pertanto essere finanziate. La cifra prevista nell’ambito dell’ultima manovra finanziaria prevede lo stanziamento di 522 milioni. Poiché circa la metà delle scuole paritarie italiane è cattolica, la stima del contributo a loro favore è stimata in 261 milioni.
261.000.000
Contributi statali alle università cattolicheAnche le università cattoliche ricevono contributi statali. Nel 2010 le assegnazioni totali da parte del MIUR previste dalla legge n. 243/1991 sono ammontate a 89.131.858 euro, di cui 53.216.886 ai cinque atenei cattolici.
53.216.886
Contributi statali all'editoria cattolicaAi sensi della legge n. 250/1990 il governo eroga annualmente contributi per la stampa a numerose testate giornalistiche. Nel 2010, i contributi erogati a testate cattoliche sono stati pari a 7.811.336,79. A parte vanno considerati i fondi pubblici ricevuti da Radio Maria: a suo tempo un milione di euro attraverso la legge finanziaria, ora i contributi per le radio in lingua tedesca (oltre 260.000 euro). A questi fondi occorre poi aggiungere il «credito d’imposta pari al 10 per cento della spesa per l’acquisto della carta utilizzata per la stampa delle testate edite e dei libri» (cfr. legge n. 350/2003, commi 181-183, in particolare la lettera h) di quest’ultimo: «Sono escluse dal beneficio le spese per l’acquisto di carta utilizzata per la stampa dei seguenti prodotti editoriali… le pubblicazioni aventi carattere postulatorio, cioè finalizzate all’acquisizione di contributi, di offerte, ovvero di elargizioni di somme di denaro, ad eccezione di quelle utilizzate dalle organizzazioni senza fini di lucro e dalle fondazioni religiose esclusivamente per le proprie finalità di autofinanziamento»). Il tutto porta a una stima di almeno dodici milioni di euro.
12.000.000
Tariffe postali agevolateL’articolo 2 della legge n. 662/1966 ha stabilito che possono usufruire di tariffe postali agevolate anche «le fondazioni ed associazioni senza fini di lucro aventi scopi religiosi nonché gli enti ecclesiastici». L’agevolazione tariffaria è stata poi confermata con il decreto del ministro per lo sviluppo economico del 23 dicembre 2010. La copertura di tale agevolazione ammonta a trenta milioni: si può considerare che, complessivamente, il mondo cattolico ne usufruirà per almeno un quarto, ovvero sette milioni e mezzo di euro.
7.500.000
Riduzione del canone TVLivadiotti ha ricordato sull’Espresso dell’1 settembre 2011 l’esistenza di «un canone Rai molto speciale». È quello applicato, in base a un decreto del ministero dello Sviluppo economico sui televisori installati fuori dagli appartamenti, agli apparecchi degli istituti religiosi: «185 euro e 10 centesimi per il 2009, meno della metà rispetto ai 370 euro e 17 centesimi richiesti ad affittacamere e campeggi a uno o due stelle». Stimando in almeno duemila gli apparecchi in questione, il danno erariale è di circa 370.000 euro.
370.000
Copertura statale per il consumo idrico del VaticanoL’articolo 6 dei Patti Lateranensi stabilisce che «l’Italia provvederà a mezzo degli accordi occorrenti con gli enti interessati che alla Città del Vaticano sia assicurata un’adeguata dotazione di acque in proprietà». Non esiste alcuna specificazione della quantità ritenuta «adeguata». Nel 1999, in occasione della quotazione dell’azienda idrica romana, l’ACEA, la società ha chiesto al Vaticano l’arretrato e il consumo per tutti i consumi non legati all’effettivo consumo di acqua, quali la manutenzione delle fognature e la gestione dei liquami. La querelle è stata risolta dal governo italiano con la legge finanziaria per il 2004, decidendo di versare all’ACEA 25 milioni per gli arretrati e 4 milioni di euro annui a partire dal 2005.
4.000.000
Fondo edifici di cultoIstituito con l'articolo 55 della legge n. 222/1985 (la stessa dell’Otto per Mille), il FEC possiede un patrimonio immobiliare, gestito dal Ministero dell’interno, di circa settecentocinquanta templi di elevato valore, per diversi dei quali si paga il biglietto d’ingresso. Come rilevano i radicali nella presentazione di una proposta di legge, «le circa settecento chiese appartenenti al FEC vengono solitamente concesse in uso gratuito per fini di culto all'Autorità ecclesiastica»; i proventi del patrimonio derivanti da locazioni di immobili adibiti ad uso di civile abitazione sono invece utilizzati «per la conservazione, il restauro, la tutela e la valorizzazione degli edifici di culto». Poiché la locazione di immobili del genere avrebbe un costo minimo di centomila euro l’anno, si stima prudenzialmente che il beneficio della concessione dell’uso gratuito abbia una consistenza di circa 70.000.000 di euro ogni anno.
70.000.000
Servizio civileIl Servizio Civile Nazionale, istituito con la legge 64/2001, dal 2005 si svolge su base esclusivamente volontaria. Nel 2010 i volontari avviati al servizio sono stati 19.412. Percepiscono circa 500 euro netti al mesi. Possono usufruire di questo impegno le amministrazioni pubbliche, le associazioni non governative (ONG) e le associazioni no profit che operano negli ambiti specificati dalla legge. Molti dei beneficiari sono organizzazioni cattoliche, che impiegano i volontari anche per fini opinabili, quali l’accoglienza dei pellegrini a Lourdes, ritenuta comunque legittima dal governo italiano (cfr. Ultimissima del 3 giugno 2011). Con queste premesse, riteniamo legittimo stimare l’incidenza sui bilanci pubblici del servizio svolto a favore di realtà cattoliche in almeno venti milioni di euro.
20.000.000
Finanziamenti statali all'associazionismo socialeIl ministero del lavoro e dell’associazionismo sociale assegna ogni anno contributi ai progetti e alle iniziative delle associazioni che ne fanno richiesta e che soddisfano i requisiti richiesti dalla normativa. Nel 2010 sono stati erogati undici milioni di euro: di essi, 3.720.417,20 sono andati a realtà cattoliche.
3.720.417
"Legge mancia"Ogni anno la commissione bilancio della Camera delibera la distribuzione di contributi ‘a pioggia” a soggetti segnalati dai deputati. Di qui il nome di ‘legge mancia’ con cui è nota. L’ultima distribuzione, decisa il 2 marzo 2011, ha portato a erogare 2.665.000 euro. 895.000 euro di questi fondi sono andati, direttamente o indirettamente, a realtà appartenenti al mondo cattolico. Ma l’importo totale previsto nel 2011 è di 50 milioni, e con l’approvazione della legge di stabilità nel 2012 diventeranno 100. Al momento tali fondi non sono stati ancora determinati, ma indiscrezioni di stampa parlano di distribuzioni a oratori, parrocchie e ospedali di proprietà ecclesiastica (cfr. Ultimissima dell’11 novembre 2011). Stimando prudenzialmente nel 20% i fondi che finiranno a strutture cattoliche, sulla scorta delle esperienze precedenti, e limitando l’analisi al 2011, la somma di cui beneficia la Chiesa è stimata per il momento in 12,5 milioni, anche se c’è chi stima la somma da elargire a ospedali cattolici come il ‘Gemelli’ e il ‘Bambin Gesù’ in ben 70 milioni di euro.
12.500.000
Altri contributi stataliLo Stato spende direttamente ogni anno una somma imprecisata che viene impiegata a beneficio delle varie realtà cattoliche. Un esempio recente è dato dall’acquisto di un elicottero, del costo di 25 milioni, che verrà impiegato quasi esclusivamente a beneficio di papa Benedetto XVI (cfr. il sito de L’Espresso). L’UAAR non è in grado di verificare ogni singola voce del bilancio statale, né può (come ha fatto per le amministrazioni locali) effettuare verifiche a campione. Presume pertanto che la somma che grava sulle casse pubbliche possa stimarsi quantomeno in cinquanta milioni.
50.000.000
Spese straordinarie delle amministrazioni locali in occasione di importanti eventi cattoliciAlcuni eventi cattolici di importanti eventi nazionali usufruiscono di ulteriori contributi da parte delle amministrazioni locali. Non è facile ricostruire questi dati perché sono dispersi in mille rivoli. Per esempio, e per restare agli eventi più recenti, l’esposizione della Sindone a Torino ha inciso sui bilanci pubblici per almeno due milioni, come la visita del papa a Lamezia Terme; il congresso eucaristico di Ancona almeno per quattro; la beatificazione di Karol Wojtyla a Roma almeno per cinque. L’UAAR ritiene che, ogni anno, almeno venti milioni di euro siano utilizzati per tali eventi.
20.000.000
Contributi delle amministrazioni locali alle scuole cattolicheAi Contributi statali alle scuole cattoliche si aggiungono anche contributi da parte delle amministrazioni locali. È difficile ricostruire il quadro complessivo perché tali contributi sono devoluti a ogni livello: regionale, provinciale, comunale, senza escludere il circoscrizionale. Non esiste alcun quadro complessivo, e realizzarlo sarebbe probabilmente impossibile, e per questo motivo elenchiamo a mo’ di esempio alcune realtà che hanno sostenuto la scuola paritaria: il Veneto con 14,5 milioni di euro (cfr. Ultimissima del 5 agosto 2011), la Lombardia con 50 milioni attraverso i soli buoni scuola, a cui si aggiungono le integrazioni al reddito. La legge ligure n. 14/2002 stanziò 774.685 euro a sostegno delle famiglie, alla quale si è aggiunta la legge n. 15/2006 sul diritto allo studio, mentre la Regione Toscana eroga annualmente circa 3,5 milioni, quella siciliana circa diciassette, il Lazio intorno ai cinque, una piccola regione come la Basilicata quasi tre milioni (tra finanziamenti diretti e quelli ai progetti delle scuole paritarie). Lo stanziamento di diverse decine di milioni di euro è inoltre previsto dal Piano triennale di interventi in materia di istruzione, diritto allo studio e libera scelta educativa della Regione Piemonte. La Provincia autonoma di Trento ha stanziato nel 2009 11,7 milioni (cfr. Ultimissima del 28 febbraio), quella di Parma oltre un milione: la provincia di Bergamo si limita invece a 387 mila euro, quella di Carbonia-Iglesias a 196.000. A livello comunale, Verona destina 2,37 milioni alle sole scuole cattoliche, Bologna oltre un milione, Lodi 390.000, ma anche quelli più piccoli stanziano cifre significative: Carugate (MI) 175.000 euro, Silea (CS) 102.000, Quarto d’Altino (VE) 31.000. Da notare che nei comuni più piccoli è particolarmente diffusa l’abitudine di ripianare i debiti delle scuole d’infanzia parrocchiali. Vanno infine aggiunti i fondi per l’acquisto di libri di testo destinati alle famiglie meno abbienti, i contributi destinati alle borse di studio per studenti meritevoli (i provvedimenti non discriminano tra statale e privato), e quelli alle infrastrutture: la sola Regione Lombardia ha destinato, nel 2010, quasi 800.000 euro per i soli istituti cattolici, la Regione Veneto quasi cinque milioni. Da questa sommaria ricognizione emerge come la somma erogata da tutte le amministrazioni locali italiane debba essere persino superiore a quella stanziata a livello governativo. Poiché circa la metà delle scuole paritarie italiane è cattolica, ed alcuni provvedimenti sembrano essere stati indirizzati soltanto a esse, il contributo a loro favore è stimato dall’UAAR in almeno 400 milioni.
400.000.000
Utilizzo dei fondi strutturali europeiL'Unione Europea ha istituito dei fondi strutturali per il finanziamento di progetti volti soprattutto ad eliminare le forti disparità economiche tra varie regioni del continente, a sostegno quindi soprattutto delle aree maggiormente svantaggiate. I principali di questi fondi sono il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e il FSE (Fondo Sociale Europeo), e insieme agli altri incidono sull'intero bilancio dell'UE per più di un terzo. La programmazione per l'erogazione di questi fondi ai vari progetti viene effettuata su base pluriennale e al momento siamo nella seconda programmazione relativa al periodo 2007-2013, mentre il ciclo precedente interessava il periodo 2000-2006. Per accedere alla ripartizione dei fondi le singole regioni e i singoli paesi devono redigere appositi Programmi Operativi che possono essere nazionali (PON), interregionali (POIN) o regionali (POR). Va inoltre tenuto presente che il FESR partecipa al contributo con una quota che varia dalla metà del totale a meno del 40%, e se la quota è la stessa anche per gli altri fondi ne consegue che dei contributi erogati dal fondo (che comunque grava indirettamente anche sulla fiscalità generale, perché anche l'Italia vi contribuisce in quanto paese membro) più della metà compete allo Stato o alla Regione. Per quanto riguarda i POR, a pagina 79 del suo libro La Questua Curzio Maltese scrive in proposito: “Non solo l’Italia è in fondo alla classifica nello sfruttamento dei fondi comunitari, ma per giunta li spende in larga misura per restaurare beni ecclesiastici. Una regione come la Sicilia destina fino all’80-90 per cento dei fondi a chiese e proprietà di enti religiosi. Una volta ristrutturati con i soldi pubblici, molti beni ecclesiastici vengono poi messi sul mercato e venduti per trasformarli in alberghi, realizzando così per la casa madre, il Vaticano, colossali profitti”. In realtà, fermo restando il fatto che il restauro dei beni ecclesiastici è effettivamente oggetto di finanziamento, le proporzioni sembrano essere diverse. Siamo andati in cerca di documenti che attestino quelli che sono gli importi effettivamente erogati e al momento, per quanto riguarda la programmazione 2000-2006, e abbiamo trovato dei dati sul sito del Dipartimento dei Beni Culturali della Regione Sicilia. Va premesso che sono diversi i dipartimenti coinvolti nell'attuazione del propramma operativo, e il dipartimento osservato ha la responsabilità sulle misure e sottomisure 2.01, 2.02, 2.03, 5.01c e 6.06c. Inoltre, non in tutte queste misure sono presenti finanziamenti ad enti ecclesiastici, o comunque per progetti di interesse religioso, per via della natura stessa degli interventi previsti dalla misura; infatti finanziamenti di questo tipo sono riscontrabili solo nelle misure 2.01 e 2.03 per un ammontare di oltre 125 milioni di euro, costituenti poco meno del 20% del totale delle misure prese in considerazione. Proiettando i dati della Sicilia sul totale nazionale e sul totale delle regioni che accedono a i fondi, e dividendo la somma ottenuta per sette (gli anni di durata del programma), si ottiene una stima di circa 107 milioni all'anno. Per quanto riguarda invece la programmazione 2007-2013, attualmente in corso, risulta di gran lunga più semplice reperire informazioni in quanto la stessa Unione Europea, con il regolamento CE n.1828/2006, ha obbligato le varie Autorità di Gestione a pubblicare sul proprio sito istituzionale l'elenco di tutti i beneficiari. Inoltre, la documentazione aggiornata, compresi gli elenchi dei beneficiari, possono essere ottenuti a partire dal sito del Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri. In tutti i casi è possibile scaricare documenti in vari formati, unica eccezione per il Ministero dell'istruzione che invece pubblica una maschera di ricerca che rende lunga e farraginosa la ricostruzione dell'elenco completo. Dalle ricerche effettuate sugli elenchi delle regioni risulta che il totale dei contributi elargiti per progetti a carattere religioso ammonta a quasi 50 milioni di euro. Poiché le regioni meridionali ricadono in obiettivi da cui sono escluse quelle settentrionali, ne consegue che la maggior parte di questo genere di interventi interessano il sud. La parte del leone la fa la regione Puglia che con in suoi 16 milioni di euro copre un terzo del totale dei finanziamenti.
107.000.000
Cambi di destinazione d'usoDopo aver parlato dei Fondi strutturali europei, Curzio Maltese, ne La Questua, a pagina 79 aggiunge: «Una volta ristrutturati con i soldi pubblici, molti beni ecclesiastici vengono poi messi sul mercato e venduti per trasformarli in alberghi, realizzando così per la casa madre, il Vaticano, colossali profitti». Le ‘trasformazioni’ (in linguaggio tecnico: cambi di destinazione d’uso) sono frequenti e documentate (Maltese, a pagina 80, cita l’esistenza di diverse centinaia di casi), e portano cospicui vantaggi economici alle realtà ecclesiastiche. Si veda, a mero titolo di esempio, il recentissimo caso nel piccolo comune di Rivalta di Torino, in cui la parrocchia dei Santi Pietro e Andrea, proprietaria di un terreno agricolo di 9 mila metri quadri con destinazione agricola, ha deciso di venderlo, chiedendo però prima al Comune di renderlo edificabile, in modo da avere un milione e mezzo di euro per i lavori di ristrutturazione dell’oratorio (cfr. Ultimissima del 19 ottobre 2011). Su scala ben più vasta l’iniziativa immobiliare avviata dalla curia di Verona, e giustificata con un asserito buco di bilancio di circa 18 milioni di euro: vendita di due terzi dell’area di 387mila metri quadrati del seminario di San Massimo, con abbattimento dei palazzi del Seminario minore e delle mense; secondo L’Arena dell’1 giugno 2008, la diocesi conta di introitare circa 60 milioni di euro dalla trasformazione dell’area, ribattezzata “Ecoborgo”, in edifici residenziali, direzionali e commerciali. Operazioni di questo tipo sono frequenti soprattutto per i cambi di destinazione d’uso dei conventi, sempre meno utilizzati per i propri fini istituzionali, e per così dire ‘vocati’ a diventare alberghi. Ma non mancano strutture di altro tipo: a Ravenna, la trasformazione di un albergo di lusso di un orfanotrofio con i fondi stanziati per il Giubileo, solo tardivamente raticata dall’amministrazione locale, ha portato il vescovo e il tesoriere della diocesi a essere indagati per malversazione (cfr. Ultimissima del 4 novembre 2011). I vantaggi economici ottenuti in tutta Italia dai diversi enti ecclesiastici possono ben difficilmente essere inferiori a 150 milioni di euro.
150.000.000
Altri contributi erogati dalle regioniLa stima è basata sull’esame delle delibere di giunta 2010 di tre regioni: Basilicata (2.040.000 euro; 588.879 abitanti; 3,46 euro per abitante), Liguria (3.552.425,34; 1.615.986, 2,20), Marche (560.000,00; 1,559.542; 0,36), al netto dei contributi già considerati in altre voci specifiche. La media regionale è dunque di 2,00 euro per abitante. Poiché la popolazione totale è stata calcolata dall’Istat in 60.340.328, e poiché si è ritenuto, prudenzialmente, di moltiplicare la cifra per due (perché non tutti i contributi emergono dalle delibere - in quanto non sono state analizzate le determine, le delibere di consiglio e della presidenza nonché il bilancio; le delibere di giunta non consentono sempre l’immediato riconoscimento dell’effettivo destinatario; talvolta rimandano ad allegati non disponibili; nessuna regione ha reso disponibile online l’albo dei beneficiari previsto dal DPR n. 118/2000), la proiezione su scala nazionale porta a un valore di circa 242,2 milioni di euro. È comunque noto che altre regioni, come la Lombardia, guidata dal ciellino Roberto Formigoni, dedicano alla Chiesa cattolica un volume di risorse notevolmente superiore: cfr. il libro La lobby di Dio, di Ferruccio Pinotti, e la vicenda di Enrico De Alessandri, funzionario regionale sospeso per un mese per aver criticato il sistema di potere che ruota attorno a Comunione e liberazione (cfr. Repubblica del 3 dicembre 2009).
242.200.000
Servizi appaltati in convenzione ad organizzazioni cattolicheQuesta è forse la voce più difficile da stimare. Esiste infatti tutta una serie di interventi sociali, di competenza sia statale, sia locale, per fronteggiare la povertà, il disagio sociale, la tossicodipendenza, l’AIDS, l’arrivo di migranti, i disabili, fino all’attività sportiva, che sono generalmente dati in appalto (in convenzione, ma non sempre) a organizzazioni cattoliche, o che addirittura sono svolti all’interno degli oratori o di altre strutture parrocchiali. Che apparentemente lo svolgono senza fini di lucro, ma che costituiscono comunque una voce in perdita per lo Stato. Per esempio, Sofia Basso, su Left del 29 maggio 2009, ha scritto degli «alti rimborsi richiesti dalle strutture del privato-sociale, in prevalenza cattoliche: al costo medio giornaliero per ragazzo di 77 euro delle comunità di accoglienza pubbliche, le private contrappongono rette giornaliere medie di 324 euro per ogni minore assistito». La sola convenzione con la comunità terapeutica ‘Opera Pia Miliani di San Severino Marche per l’assistenza a pazienti tossicodipendenti’ costa alla Regione 155.000 euro l’anno. L’articolo di Giovanna Cracco su Paginauno ricorda inoltre come la procura di Potenza abbia aperto un’inchiesta «sulla cooperativa La Cascina – facente parte del Consorzio Gruppo La Cascina, un colosso che supera i 200 milioni di fatturato l’anno e vicino a Comunione e liberazione – che sembra essersi aggiudicata l’appalto del Centro di Policoro, in provincia di Matera, senza aver nemmeno depositato presso la prefettura i documenti obbligatori comprovanti l’idoneità dell’edificio». Il tutto grazie ad amicizie politiche, pure indagate. Da non dimenticare anche i numerosi processi che hanno coinvolto don Cesare Lodeserto per aver distratto milioni di euro, ottenuti da comuni e amministrazioni pubbliche, in favore del centro di accoglienza Regina Pacis, da lui diretto. La predilezione per il volontariato cattolico porta sempre a decisione che finiscono per favorirlo, anche nei casi più impensabili: per esempio, i circa seicentomila euro raccolti ogni anno in monetine presso la Fontana di Trevi, che finiscono alla Caritas diocesana. L’UAAR ha cercato sui siti delle più importanti organizzazioni cattoliche i relativi bilanci, al fine di verificare quanto incidono gli stanziamenti pubblici, ma i dati trovati sono pochi, datati e spesso criptici: del resto la resistenza a pubblicare i bilanci viene in primis da diocesi e parrocchie, come ha ammesso anche il giornalista di Avvenire Roberto Beretta (cfr. Ultimissima del 9 novembre). Si può tuttavia evidenziare, a mo’ di esempio, che la sola Fondazione Banco Alimentare, una struttura della galassia di Cl che si occupa della raccolta e della distribuzione da enti pubblici e privati delle eccedenze alimentari da affidare agli enti caritativi sparsi sul territorio (e quindi non svolge alcun servizio in convenzione), nel solo 2008 ha raccolto proventi da enti pubblici per 3.818.066 euro. È dunque lecito ritenere che il favore sussidiaristico che spinge i dirigenti pubblici a favorire le organizzazioni cattoliche, anche quando non competitive, e limitatamente alla stipula di convenzioni per lo svolgimento di incarichi di conclamata competenza pubblica, comporti un esborso di denaro pubblico valutabile in almeno 150 milioni.
150.000.000
Convenzioni pubbliche con la sanità cattolicaGianluca Polverari, su Critica Liberale n. 123/4 del gennaio-febbraio 2006, ricorda «i fondi pubblici erogati a favore degli ospedali, delle strutture di ricovero e dei policlinici cattolici, beneficiari di cifre certamente ragguardevoli, dal momento che costituiscono una parte non trascurabile del totale dei finanziamenti pubblici destinati alla sanità convenzionata, non necessariamente di tipo confessionale, che, per il 2004 assommava a circa 1.500 miliardi di Euro». Maltese, p. 40, precisa che «nel settore della sanità, le convenzioni pubbliche con gli ospedali cattolici classificati ammontano a circa 1 miliardo di euro, quelle con gli istituti di ricerca a 420, quelli con le case di cura a 250». Folena, p. 52, critica Maltese per aver gettato «schizzi di fango» sull’Ospedale Bambin Gesù di Roma, ma non smentisce i dati pubblicati. L’entità del reddito che le realtà cattoliche traggono da tali convenzioni è ignota, ma anche limitandola più che prudentemente al solo 10% del valore delle convenzioni (che non corrisponde al ‘fatturato’ totale riveniente dal pagamento delle prestazioni) tale importo equivale a 167.000.000 euro.
167.000.000
Contributi regionali per i cappellani negli ospedaliAl momento Intese o comunque accordi fra le Regioni e le Conferenze episcopali regionali sono 13 e 2, relative a Sardegna e Calabria, risultano ancora in fieri. Per le rimanenti regioni, come verificato per Liguria e Abruzzo, si può presumere che facciano riferimento a vecchie normative quali il D.P.R. n. 128/1969 (“Ordinamento interno dei servizi ospedalieri”). Nonostante siano reperibili i testi delle intese delle 13 Regioni con le rispettive Conferenze Episcopali, tuttavia i relativi oneri sono pressoché ignoti. Le uniche informazioni trovate circa i costi riguardano Emilia Romagna e Toscana (incomplete), Trento (provincia) sub iudice, Veneto. Sulla base delle retribuzioni medie ricavabili da queste poche notizie, e considerando una certa costanza di valori, si può ragionevolmente ipotizzare in circa 25.000 euro il costo medio di un AS (Assistente Spirituale) considerando che i tipi di contratto che intercorrono, oltre all’assunzione in ruolo, sono i più disparati (convenzioni, part time, co.co.co, ecc):
Bologna: Sant'Orsola Malpighi, 25.400 euro
Toscana: 27.922 euro
Trento (Provincia): 27.561 euro
Veneto: 23.735 euro
Taranto: 24.333 euro
Si trovano in rete numeri di assunti ma senza gli importi, né si ritrovano le relative delibere; se gli emolumenti calcolati fossero reali, al costo medio di 25.000 euro per AS dovremmo attenderci una spesa in questo ordine di misura:
Lombardia: 120 AS per 3.000.000 di euro
Sicilia: 300 AS per 7.500.000 di euro
Lazio: 200 AS per 5.000.000 di euro
Se Lazio e Sicilia possono risultare accettabili, non convince il dato lombardo che appare sottostimato per una regione in cui la sanità è in mano di CL. Poiché in genere la maggior parte delle Intese prevede che in ogni Ospedale debba essere presente almeno un AS, numero che viene incrementato di una ulteriore unità ogni 200-350 PL (posti letto), si può formulare un’ipotesi su questa base. Nello specifico si possono mediare i valori più affidabili (Toscana, Trento, Veneto) contro quelli più opinabili (Lombardia, Lazio, Sicilia) ottenendo due valori (191 e 147 PL per AS) che possono rappresentare una ragionevole variabilità. Considerando che in Italia risultano 205.896 PL pubblici si può ipotizzare che il numero degli AS oscilli fra 1.078 e 1.401; nel caso di una spesa di 25.000 euro cadauno l’importo totale oscillerà fra i 27 e i 35 milioni di euro. Dunque una cifra intorno ai 30 milioni di euro, ma non certo esaustiva. Si deve ricordare che a carico del SSN e delle ASL ricadono le numerose spese di mantenimento di questo servizio. Si va dall’allestimento e dal mantenimento delle cappelle, sacrestie e uffici, a quello degli AS che hanno diritto ad alloggio ed a spese di mantenimento (luce, riscaldamento, pulizie, ecc). Anche in questo caso il computo è difficile se non ricorrendo ad un’ipotesi di ricarico annuo di 2.500 € per AS, in realtà poco più di 200 euro al mese - cifra sicuramente fin troppo conservativa per rappresentare il corrispettivo di un affitto o di un rimborso trasporti per gli AS che devono servire più strutture - e si giunge così a una stima di 35 milioni di euro (fra i 30 e i 40 milioni). Si ha anche notizia che il SSN pagherebbe più sacerdoti che odontoiatri: 387 contro 171. Dunque se anche questi 387 dovessero essere da sommare a quelli fin qui ipotizzati la spesa finale ricadrebbe fra i 40 e i 50 milioni di euro.
35.000.000
Contributi regionali agli oratoriAnche la ricerca sui contributi destinati agli oratori si è rivelata molto difficile, in quanto numerose sono le fonti di finanziamento e innumerevoli i soggetti che ne godono. In compenso pochi e dispersi sono i documenti affidabili e le informazioni che l’UAAR ha potuto verificare. In base a un’inchiesta svolta da Marco Accorti, di prossima pubblicazione su L’Ateo, è ragionevole ipotizzare che solo per la legge sugli oratori vengano investiti dalle Regioni almeno 50 milioni di euro l’anno, fermo restando che non sono l’unica fonte di finanziamento, né gli oratori sono gli esclusivi beneficiari, ma anche le altre strutture che “fanno parrocchia”.
50.000.000
Altri contributi erogati dalle provinceLa stima è basata sull’esame delle delibere di giunta 2010 di sei province, al netto delle cifre già evidenziate in altre voci specifiche: Brindisi (403.096 abitanti; 10.800 euro; 0,03 euro per abitante); Carbonia-Iglesias (130.186; 85.000; 0,65), Crotone (173.812; 462.250; 2,66 euro per abitante), Grosseto (227.063; 0; 0), Sondrio (182.709; 13.000; 0,07) e Verona (914.382; 95.750; 0,10). La media provinciale è dunque di 0,59 euro per abitante. Poiché la popolazione totale è stata calcolata dall’Istat in 60.340.328, e poiché si è ritenuto, prudenzialmente, di moltiplicare la cifra per due (perché non tutti i contributi emergono dalle delibere - in quanto non sono state analizzate le determine, le delibere di consiglio e il bilancio; le delibere di giunta non consentono sempre l’immediato riconoscimento dell’effettivo destinatario; talvolta rimandano ad allegati non disponibili; solo una provincia su sei - Verona - ha reso disponibile online l’albo dei beneficiari previsto dal DPR n. 118/2000), la proiezione su scala nazionale porta a un valore di circa 70.700.000 di euro.
70.700.000
Contributi comunali per l'edilizia di cultoIn seguito all’introduzione della legge 10/1977, cd. “legge Bucalossi” (poi confluita nel testo unico emanato con dpr n. 380/2001), i comuni possono (ma non sono obbligati) destinare all’edilizia di culto una parte degli oneri di urbanizzazione secondaria raccolti annualmente. Il calcolo è complesso, ed è per questo che, da alcuni anni, l’UAAR ha avviato una specifica campagna, la campagna “Oneri”, che ha lo scopo di stimare l’entità di tali contributi, che tendono alquanto incongruamente a basarsi sul numero di fedeli forniti dalle stesse diocesi e parrocchie cattoliche (e, come mostra il caso di Genova, diocesi gestita dallo stesso presidente CEI, il card. Angelo Bagnasco, la cifra dei fedeli da loro fornita può essere addirittura superiore al numero degli abitanti). Peraltro, gli utilizzi di questi contributi non sono sempre pertinenti con la destinazione di culto dell’edificio finanziato: cfr. la richiesta di una parrocchia di Cologna Veneta (VR) per la “manutenzione al servizio igienico esterno alla chiesa, ad uso della comunità parrocchiale”. Le stime basate sui dati raccolti, e sulla proiezione della popolazione di riferimento sulla popolazione nazionale, ammontano a 1,56 euro pro capite, che su base nazionale diventano quindi a circa 94,1 milioni di euro.
94.100.000
Contributi comunali per i cappellani cimiterialiSono inquadrati nella pianta organica con l’VIII qualifica funzionale (cfr. il sito di Avvenire ). Il loro numero è ignoto. Si stima prudenzialmente che l’incidenza dei loro stipendi, su base nazionale, sia paragonabile a quella dei cappellani provinciali nella Polizia di Stato, ovvero circa sei milioni.
6.000.000
Esenzioni comunali dalla tariffa per la gestione sui rifiutiIn quasi tutti i comuni gli edifici destinati al culto godono di esenzione parziale o totale dal pagamento della tassa sui rifiuti: cfr. per esempio Roma, Milano, Torino, Genova. Per quanto sia difficile valutare il fenomeno su scala nazionale, esso deve portare a un mancato gettito nelle casse pubbliche di almeno dieci milioni di euro.
10.000.000
Edifici di proprietà comunale concessi a condizioni di favore a enti e associazioni cattolicheLe amministrazioni locali dispongono assai spesso di edifici e appartamenti che mettono a disposizione del mondo non profit a condizioni di estremo favore, per uso sia temporaneo sia continuativo. A esserne avvantaggiate sono soprattutto realtà del mondo cattolico. L’UAAR, con riferimento alla sola città di Roma, ha presentato nel 2009 un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti, dal quale emergeva come ben ventitré locali fossero messi a disposizione di realtà cattoliche nella capitale. Ma in realtà più piccole la situazione non è poi così diversa: il Comune di Castellalto (TE), con delibera n. 232/2010 ha concesso in comodato gratuito i locali scolastici alla locale parrocchia affinché vi tenesse attività catechetiche. L’UAAR stima l’incidenza di tali condizioni di favore sulle casse dei comuni italiani in almeno tre milioni di euro.
3.000.000
Sconti comunali per l'accesso a zone a traffico limitatoA Roma, il costo dei permessi per i residenti in Vaticano è di 55 euro anziché 500, con minori entrate per le casse comunali di circa 100.000 euro. Ma eccezioni sono concesse un po’ ovunque, nelle città italiane con zone a traffico limitato, tanto che è possibile valutare l’incidenza totale in almeno un milione di euro.
1.000.000
Altri contributi erogati dai comuniLa stima è basata sull’esame delle delibere 2010 delle giunte comunali di dodici comuni di dodici regioni diverse, differenti per dimensione: Anguillara Sabazia RM (18.613 abitanti; 24.707,72 euro; 1,33 euro per abitanti), Bastia Umbra PG (21.600; 7.100,00; 0,35); Castellalto TE (7.496; 1.338,00; 0,18); Castelnuovo TN (991; 5.820; 5,87); Grassano MT (5512; 1.036; 0,19); Misano Adriatico RN (12.157; 12.000; 0,99); Montesarchio BN (13.707; 30.000,00; 2,19); Padova (in questo caso anche circoscrizioni; 212.989; 241.124,00; 1,13); Prata di Pordenone PN (8.458; 5.150; 0,61); Revello CN (4.221; 500; 0,12); Sant’Elia a Pianisi CB (1.983; 8.960; 4,52); Vita TP (2.169; 17.477,91; 8,06). La media comunale è dunque di 2,13 euro per abitante, consistente con altre rilevazioni (si pensi al comune di Oppeano, in provincia di Verona, che – compresi i contributi per le scuole paritarie - destina addirittura 44,50 euro per abitante a realtà cattoliche). Poiché la popolazione totale è stata calcolata dall’Istat in 60.340.328, e poiché si è ritenuto, prudenzialmente, di moltiplicare la cifra per due (perché non tutti i contributi emergono dalle delibere - in quanto non sono state analizzate le determine, le delibere di consiglio e il bilancio; le delibere di giunta non consentono sempre l’immediato riconoscimento dell’effettivo destinatario; talvolta rimandano ad allegati non disponibili; solo due comuni su dodici hanno reso disponibile online l’albo dei beneficiari previsto dal DPR n. 118/2000), la proiezione su scala nazionale porta a un valore di circa 257.000.000 euro.
257.000.000
Benefici concessi da fondazioni e società a partecipazione pubblicaTutte le grandi società private controllate dallo Stato si contraddistinguono per un atteggiamento di favore nei confronti della Chiesa cattolica e delle sue articolazioni. I benefici si possono suddividere in tre tipi: contributi diretti (per esempio le sponsorizzazioni che aziende come Poste Italiane, Trenitalia, Ferrovie Nord hanno concesso al Meeting di Comunione e liberazione), sconti sui servizi offerti (per esempio gli sconti per i pellegrini concessi da Trenitalia, cfr. Ultimissima del 4 settembre 2011), o messa a disposizione gratuita di propri spazi (per esempio le trasmissioni dedicate, il portale internet, lo spazio sul Televideo che la RAI riserva alla Chiesa cattolica, o i viaggi ‘offerti’ gratuitamente al papa). Un caso eclatante di spreco sono i cinque milioni di euro che la società pubblica Arcus ha impiegato a beneficio della congregazione vaticana di Propaganda Fide, e che la Corte dei Conti ha chiesto siano restituiti allo Stato (cfr. Ultimissima del 30 giugno 2010); la stessa Arcus ha deliberato di devolvere 1,4 milioni per il restauro della cattedrale di San Vigilio a Trento. Bisogna poi aggiungere i costi delle visite in Vaticano effettuate da amministratori e dipendenti di tali società per essere ricevuti in udienza dal papa. Molte società dispongono infine di cappellani: l’ATAC di Roma, per esempio, ne ha due. Non vanno infine dimenticate le fondazioni: se la Fondazione Cariverona ha stanziato 450.000 euro per la costruzione dell’oratorio della parrocchia di San Pio X a Vicenza, la fondazione CRT ha da parte sua avviato il progetto Architetture tra memoria e futuro, «iniziativa congiunta» con la Regione Piemonte e le Diocesi piemontesi e valdostane, per il quale ha stanziato venti milioni di euro. Sui siti di alcune di queste realtà è possibile in alcuni casi verificare gli importi concessi: per es. la Fondazione Cariplo, oppure Enel Cuore onlus. Il valore complessivo di tali benefici può essere prudenzialmente stimato in almeno duecento milioni di euro.
200.000.000
Cerimonie di culto in orario di lavoro nelle amministrazioni pubbliche, negli enti e nelle società controllate dallo statoOgni anno, negli uffici pubblici, si svolgono migliaia di cerimonie di culto cattoliche durante l’orario di lavoro. Quasi mai la partecipazione a tali cerimonie è defalcata dallo stipendio. Calcolando prudenzialmente in duemila le cerimonie, in cinquanta la media dei partecipanti e in quindici euro l’ora il salario medio di ogni partecipante, si ha un’incidenza sui conti pubblici di almeno un milione e cinquecentomila euro.
1.500.000
E dopo alcune dichiarazioni che si leggono in giro del tipo:
-"Persino sulla morte di Francesco Pinna, il tecnico ventenne travolto e ucciso dalla struttura del palco montata in vista del prossimo concerto di Jovanotti a Trieste, il direttore di Pontifex Bruno Volpe ha scritto un editoriale. Del pezzo parla anche Il Fatto Quotidiano. Nell’editoriale, Volpe assicura di pregare per la vittima, ma non risparmia critiche al cantante Lorenzo Cherubini e persino allo showman Fiorello, accusato di aver incitato con uno sketch all’uso del profilattico. In quell’occasione Fiorello si era attirato le critiche dalla stampa cattolica. Secondo le indiscrezioni, in Rai anche pronunciare il solo termine ‘profilattico’ sarebbe stato sconsigliato. Proprio il presentatore siciliano infatti aveva invitato durante il suo ultimo spettacolo in tv lo stesso Jovanotti. E, ammonisce Volpe, “Dio non manda certamente il male che non vuole”, “non chiede sofferenze agli umani, ma si ribella e acconsente acché Satana ci metta alla prova”.
“Una positiva conseguenza del crollo”, continua, “è stata la soppressione del concerto di questo menestrello del vietato vietare, del tutto è permesso, della vita sregolata e dell’incitamento ad ogni scompostezza esistenziale”. Volpe proclama: “esiste una giustizia divina che si oppone alla volgarità ed al libertinaggio senza censura, anzi, avallato da nomi noti che, così facendo, si fanno portatori di voce del Maligno”. “Chi istiga alle pervesioni, non piace a Dio”, avverte, “speriamo che il concetto lo capisca, piangendo una morte, anche Jovanotti”."
-"Il cardinale e arcivescovo di Milano mons. Angelo Scola, visitando l’istituto religioso Palazzolo, ha detto che la ricerca scientifica deve essere condotta “a 360 gradi”, però “il ricercatore deve essere consapevole di non volersi, di non potersi sostituire a Dio”. Chi fa ricerca “deve per questo fare spazio a Dio nel modo di concepire la sua ricerca ad effettivo servizio dell’uomo”. L’istituto in questione, un ospedale gestito dalla Fondazione Don Gnocchi, è “un patrimonio di amore che rende credibile la Chiesa in un mondo che spesso è preconcetto, a causa anche degli errori degli uomini di Chiesa”, si cruccia il religioso.
Il prelato ci fa sapere che ritiene un “un po’ un delirio” che ci siano “giapponesi e americani che investono miliardi nel tentativo di sconfiggere definitivamente la morte”. Molto meglio essere “lieti” con “i sacrifici e le sofferenze” come avrebbe fatto Gesù, perché con “questo atteggiamento la letizia cresce”."
Direi che sarebbe ora che il Vaticano contribuisse ATTIVAMENTE nel rimediare l'Italia.
"IL VATICANO NON PAGA ICI, IRPEF, IRES, IMU, TASSE IMMOBILIARI E DOGANALI, MA NEANCHE GAS, ACQUA E FOGNE. E' TUTTO A CARICO DEI CONTRIBUENTI ITALIANI.
Possiede quasi il 30% del patrimonio immobiliare Italiano e con l'8 per mille toglie quasi 1 Miliardo di Euro all'anno all'Italia.".
Molto seguita e discussa è stata la puntata di Report dell'anno scorso, 30 maggio 2010, che faceva i conti in tasca al Vaticano dove si analizzava soprattutto il famigerato otto per mille che è passato dai 210 milioni di euro del 1990 al miliardo e nove milioni del 2009.
In basso 14 minuti di video tratto dalla puntata (guardate e indignatevi):
nella descrizione al video si legge in basso questa frase da tenere sempre presente "il finanziamento più significativo fu quello concesso dal fascismo, col Concordato (Patti Lateranensi) del 1929, che prevedeva, a titolo di risarcimento per la perdita degli Stati pontifici l'indomani dell'unificazione nazionale, qualcosa come 100 milioni di dollari (40 in contanti e 60 in obbligazioni; in lire erano 750 milioni), oltre all'esenzione dalle tasse e dai dazi sulle merci importate in Vaticano"
Credo che il Vaticano debba essere parte del territorio Italiano,e non fare il ruolo della multinazionale di Dio,perchè curiosamente non sembra conoscere crisi,se non interviene lo Stato dovrebbero intervenire gli Italiani che sono la volontà popolare dello Stato.
Fonti:
http://tuttigliscandalidelvaticano.blogspot.com/2011/11/8x1000-nel-2010-167-miliardi-alla.html
http://www.uaar.it/news/2011/12/19/costi-pubblici-della-chiesa-uaar-lancia-campagna-pubblicitaria/
http://www.icostidellachiesa.it/
http://www.uaar.it/news/2011/12/14/pontifex-su-morte-tecnico-concerto-jovanotti-punizione-divina-per-musica-perversa/
http://www.uaar.it/news/2011/12/18/card-scola-ricercatori-non-devono-sostituirsi-a-dio/