Anna Lombroso per il Simplicissimus
Mi auguro che siamo tutti abbastanza smaliziati in questa contemporaneità che sta segnando la fine delle grandi illusioni da sapere che non bisogna credere ai sondaggi e alle misurazioni dell’opinione. Non solo perché un’altra certezza è quella della progressiva evaporazione dell’opinione pubblica, come pensiero omogeneo e collettivo. Ma anche perché si sa che sono frutto di accertamenti su commissione che devono inevitabilmente condurre alla conferma della conclusione preventivamente imposta e pagata a caro prezzo dal cliente.
Oggi il committente ansioso di avere la desiderata e attesa ratifica dei suoi pregiudizi è il Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio che nella persona del sottosegretario Giovanardi ha commissionato una indagine sulla sensibilità e percezione degli italiani in merito alla questione del matrimonio fra persone dello stesso sesso. I risultati che, sospetto, non saranno sorprendenti, saranno presentati domani al Festival dell’Arcigay nel corso di un confronto con il presidente dell’ Arcigay, Paolo Patane’.
È sorprendente invece ben altro a cominciare della dissipata ostinazione della comunità, omosessuale e non, a dare, se non retta, più di una tribuna a questo figuro sul quale anche io dovrei far calare un pudibondo silenzio in nome della dignità e della ragione. È anche sorprendente la sua impudicizia impunita: solo la sfrontatezza di un esponente dei questo governo può dare pubblicità alla spesa di risorse non proprio esigue – anche se saranno una goccia nel mare profondo di miseria nella quale ha fatto sprofondare le famiglia – per pagare il marchio doc della scienza statistica, se è una scienza la sua mistificazione, sui suoi incubi di frustrato e di morboso misoneista. È sorprendente ma non poi tanto che da quello che legge nelle anticipazioni, voglia riconfermare la sua sdegnata opposizione a un vincolo “immorale” e inviso agli italiani anche per la palese incostituzionalità. Si sa per loro la Costituzione sia pure in attesa degli ultimi aggiustamenti tremontiani è già ad personam loro: un fastidioso ostacolo alla libera iniziativa ma anche una coperta che si può tirare da tutte le parti per coprire qualche vergogna o qualche ossessione.
Sommessamente ricordiamo al roboante nemico delle famiglie fondate sull’amore e spesso divise dall’indigenza nelle quali ha contribuito a farle annegare, che la Corte Costituzionale ha stabilito che alle persone dello stesso sesso unite da una convivenza stabile, spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri. Riconosce inoltre la necessità di un trattamento omogeneo tra la condizione di coppia coniugata a quella della coppia omosessuale. Senza dire che comunque la Carta non parla di matrimonio come legame tra individui di sesso diverso. Se non c’erano barriere iniziali, quelle che cercano di alzare loro, sono giù cadute.
È che quelli che hanno voluto chiamare temi sensibili e questioni etiche lo sono davvero per gli italiani, e non per motivi strumentali o elettoralistici o propagandistici. Trattano della dignità delle persone, delle loro inclinazioni, delle loro scelte, del diritto di cittadinanza delle differenze in un contesto di equità sociale e civile. E quindi della libertà, una parola che a Giovanardi fa agguantare il mitra preferendole di gran lunga il libertinaggio.
A meno che non si tratti di libertà religiosa che nel loro gergo significa imporre a tutti i cittadini una loro etica di stato che accoglie e fa proprio trasformandoli in legge, i dettami anche i più retrivi e oscurantisti, delle autorità ecclesiastiche.
E infatti il Giovanardi spiega che “dal sondaggio, che ha valutato anche l’orientamento religioso degli interpellati, emergono dati estremamente interessanti che vanno analizzati con attenzione… mentre il 65% degli italiani ritiene che una famiglia debba essere formata da un uomo e da una donna, una forte minoranza del 30 per cento, invece, ritiene possibile il contrario. E solo il 14% degli italiani, contro l’85%, e’ favorevole al fatto che le coppie omosessuali possano adottare bambini”.
E come al solito si recita a soggetto sul primato della religione sul diritto e sui diritti, sull’obbligo morale di ingerenza e sulla supposizione che si tratti di legge non scritta ma da scrivere imposizione di valori di una parte seppur numerosa sugli altri, la superiorità di un’etica schierata e superiore sul libero pensiero e sull’autonomia delle persone. Quello che compiono non è un attentato alla laicità è uno schiaffo alla democrazia laddove la loro non negoziabilità si presenta come un limite alla libera decisione dei cittadini e del parlamento, mettendo in discussione uno degli elementi costitutivi di un sistema democratico.
Certo l’uomo è una miniera per la satira, peccato che non faccia più ridere. Anzi è una tale barba, una tale noia che forse gli intitoleranno una piazza da vivo.