Paul Grossman collabora come giornalista freelance con Vanity Fair e Details ed è l’autore del dramma The Pariah, un’opera teatrale su Hannah Arendt e il processo Eichmann, rappresentato presso il Center for Jewish History di Manhattan. Alla sua opera d’esordio I sonnambuli hanno fatto seguito altri due thriller, che hanno come protagonista l’ispettore della Kripo Willi Kraus, Children of wrath e Finger of guilt, entrambi di prossima pubblicazione presso TimeCrime. Paul Grossman insegna storia della letteratura e scrittura creativa presso la City University di New York.
Sito dell’autore: http://www.paulgrossmanwriter.com/
Titolo: I sonnambuli
Autore: Paul Grossman
Serie: //
Edito da: TimeCrime
Genere: Thriller
Prezzo: 7.70€
Pagine: 380
Voto:
Trama: Berlino, 1932. Durante i mesi nei quali si consuma l’agonia della Repubblica di Weimar, il corpo di una giovane donna affiora dalle acque del fiume Havel, nei pressi di Spandau. Ritrovare un cadavere nel caos di una Germania postbellica, che la sconfitta e la Grande Depressione hanno messo in ginocchio, non è certo una novità: ma qui c’è qualcosa di diverso, d’inspiegabile.
I capelli della ragazza sono tagliati troppo corti; le gambe, percorse da un intrico di cicatrici, hanno assunto una postura bizzarra, come se qualcuno avesse cambiato verso ai peroni. Gli agenti di polizia hanno scelto per lei un nomignolo agghiacciante: ‘la Sirena’.
Sarà solo la prima di una lunga serie di vittime, tutte donne, giovani, straniere, menomate da atroci interventi chirurgici.
Ma chi ha fatto una cosa del genere? E perché? Starà all’ebreo Willi Kraus, il più celebre detective di una Kriminal Polizei, risolvere il mistero, inoltrandosi in un mondo di orrori che prefigura il consumarsi, di lì a poco, di ben altri orrori: il Terzo Reich.
Recensione
di Livin Derevel
L’autore è stato bravo a creare una serie di personaggi tutto d’un pezzo, ognuno con un proprio carattere e il proprio modo di fare, forse è per questo che fin nell’immediato ci riesce di prendere in simpatia Willi, celebre detective dal sangue ebreo, un uomo che ha amato, in grado di spaventarsi, di crollare, onesto e perfettamente incastrato nel suo tempo, umano, coi suoi vizi, i suoi difetti e i suoi principi.
“I sonnambuli” è una storia che si snoda attraverso una Berlino rovente, i mesi antecedenti all’ascesa del führer con una romanzata quanto avvolgente panoramica degli eventi che non risulta pedante, tutt’altro.
Ripercorrendo passo dopo passo le vicende politiche, amalgamate con splendide descrizioni della città, della loro struttura civile e del senso di appartenenza che suscita, ci si ritrova immersi nello sfarzo delle feste delle camice brune e gli echi delle risate della borghesia teutonica.
Da quell’evento parte una serie di indagini che non si potrebbero definire esattamente al cardiopalma, ma – discostandoci da molti modelli stereotipati di film o romanzi thriller – la polizia non si slancia in un’imperdibile caccia entusiasmante e carica di colpi di scena poco credibili.
Con lo sfondo di vicende sia politiche che sociali si arriva gradino dopo gradino all’intessere una trama articolata che si estende su Berlino come una ragnatela dalle lunghe fila, che diventa sempre più grande fino a rivelarsi per qualcosa che – pensandoci a mente fredda e razionale – fa venire i brividi.
Purtroppo, devo ammettere che verso la fine il romanzo ha avuto una caduta.
Senza fare troppi spoiler, mi aspettavo molto di più quando finalmente Herr Inspektor metteva piede nel luogo che sembrava essere il centro nevralgico degli orrori da cui effettivamente era partito tutto.
L’autore ha voluto concentrarsi molto più sulle conseguenze, regalandoci una dettagliata sintesi storica, ma purtroppo la trama in se stessa ne ha risentito, e le ultime quaranta pagine sono state una grande cronaca generalizzata di un ebreo alle prese con l’avvento del neonato Terzo Reich.
Comunque sia, “I sonnambuli” è davvero un bel libro, senza intoppi e per nulla difficoltoso, coinvolgente e pittoresco, molto realistico ed eccezionalmente veritiero nel narrare la vita, i ceti, le abitudini di una città che era stata a suo tempo il centro del mondo, un po’ prevedibile per quanto riguarda la conclusione, ma è il miglior ritratto dell’epoca che abbia letto fin’ora.