Mescolando azione, commedia e scenari stravaganti che regalano attimi di vera godibilità “videoludica”, I Soprano propone una commistione data anche dal fatto che buona parte del cast ha recitato in ruoli principali e secondari in Quei bravi ragazzi, mentre il resto degli attori ha interpretato ruoli in Mickey occhi blu; a questo proposito, una caratteristica particolare che rende l’intreccio del telefilm ancora più “credibile”, è che la quasi totalità degli interpreti è realmente di origine italo-americana. E alcuni personaggi della serie, come il boss Tony Soprano, Cristopher Moltisanti o Paulie Gualtieri, hanno fatto veramente breccia nel cuore dei telespettatori americani, e in alcuni casi hanno incrementato considerevolmente la notorietà degli attori che li hanno impersonati, come James Gandolfini e Michael Imperioli.
Oltre ai personaggi stressati, nevrotici e quasi “bipolari”, la ricetta vincente della serie sta in un sub-impianto ben calibrato da dosi di psicologia, simbologia e filosofia, celate dietro la narrazione principale che, se individuate, aggiungono significati diversi e “stranianti” al racconto. Infatti, un’attenzione particolare all’uso delle riprese, alla composizione della scena, e persino all’impiego degli animali in base al contesto, spesso sorprende piacevolmente. Non è una serie di basso profilo, dunque. La ciliegina sulla torta è rappresentata dalle colonne sonore dedicate ai vari episodi, “musicati” prevalentemente dal repertorio “classico” rock americano: Bruce Springsteen, Beach Boys, Rolling Stones. Non di rado, i climax sono sottolineati dalla musica, che agisce attivamente sull’impronta emozionale della scena.
In altri casi, poi, vi sono comunque silenzi che riescono ad essere altrettanto eloquenti. Il successo in America è stato eccezionale: 5 Golden Globe Awards, 3 Emmy Awards, circa 80 premi secondari e altre 211 nomination. Purtroppo, in Italia il successo non è stato così folgorante: guardata forse come la solita spettacolarizzazione del fenomeno mafioso, è stata troppo presto bollata come serie poco gradita. E sulla scorta di quest’analisi precipitosa, che l’ha relegata nei bassifondi della seconda e terza serata, sono stati ignorati gli elementi più interessanti dell’opera. Un’ottima serie, intelligente e ben costruita che avrebbe meritato più fortuna nel nostro Paese. Tuttavia, come ogni buon prodotto, I Soprano ha saputo ritagliarsi un ruolo da “cult” tra i “tv show” degli ultimi dieci anni, ben valorizzando il lavoro preciso ed accurato di chi ha creato questo piccolo capolavoro.