in memoria dei naufraghi della Marina d’Aequa
Questo diario di bordo di Carlo Alvaro(Alfaro?) secondo ufficiale del “Glorioso” barco italiano di 700 tonnellate varato a Meta nei primi anni dell’Ottocento,sarebbe potuto uscire dalla penna di Joseph Conrad,parto della fantasia di Daniel Defoe o per il fatalismo che caratterizza la vita dei marinai da qualche racconto di Edgar Allan Poe e non ci saremmo sorpresi affatto se non fosse che gli accadimenti narrati fanno parte dell’amara realtà della vita della Gente di mare e non dell’immaginazione di qualche letterato.Il Capitano Carlo De Luca raccolse seduto ai tavolini dello storico Caffè Fariello a Meta i ricordi dell’ufficiale Carlo Alvaro,sopravvissuto al naufragio, per documentare presso le autorità ciò che era accaduto e permettere alle madri e agli orfani di avere un sostegno che impedisse loro di morire di fame.A questa fame , a questa miseria di chi sopravvive nessun uomo di diritto, nessuna associazione di marittimi,invalidi,nessuno Stato deve negare asilo,ristoro,sostegno: è questo che distingue una società Civile da una ignobile.
New Orleans 18 ottobre 1873 la nave italiana “Il Glorioso”lasciò il porto statunitense diretta in Inghilterra,ma dopo venti giorni di navigazione una terribile tempesta ne causò il naufragio.Nottetempo il capitano della nave Michele Bellone ed altri quattro membri dell’equipaggio fuggirono a bordo dell’unica scialuppa di salvataggio rimasta. Il secondo ufficiale Carlo Alvaro non si perse d’animo, con gli altri marinai, riescì a costruire una zattera che andò alla deriva per mesi nell’Oceano Atlantico.
I sopravvissuti del Glorioso per mesi combatterono la fame e la sete ma la Signora Nera non mancò mai di visitarli.Il primo a morire fu Gabriele Farfalla, giovane mozzo, che spirò fra le braccia di Carlo Alvaro al quale raccomandò di soccorrere la vecchia madre che dopo il marito perdeva il figlio.Un altro marinaio,Nicola Ottimo fu attaccato e divorato da uno squalo martello.Vincenzo de Reso,nostromo,durante un’altra tempesta fu colpito da un fulmine mentre Massimo Brunetto di Piano di Sorrento e Antonino Arma di Meta, che si erano slegati per impedire alle botiglie d’acqua di finire in mare, furono spazzati via da un’onda.
Cessato il fortunale i marinai sorrentini si ritrovaro sulla spiaggia di un’isoletta a centinaia di miglia marine dalle coste brasiliane dove sopravissero come Tom Hanks in Cast Away fino a quando una baleniera americana li salvò.
di Luigi De Rosa