USA 2013
cast: Jemma Dallender - Joe Absolom - Yavor Baharov - Aleksandar Aleksiev - Mary Stockley - Michael Dixon
regia: Steven R. Monroe
soggetto e sceneggiatura: Neil Elman - Thomas Fenton
musica: Corey Allen Jackson
durata: 106 min
INEDITO
“Mia sarà la vendetta” Deuteronomio 32:35
Katie (Jemma Dallender) è una bella, giovane ed ingenua ragazzotta del Midwest “calata” a New York nel tentativo di intraprendere una brillante carriera di modella e, nel frattempo, sbarca il lunario facendo la cameriera in un bar. La capacità e le doti ci sarebbero, quello che le manca è un book fotografico che la metta in risalto e la presenti nel modo adeguato e purtroppo un prodotto professionale va molto aldilà delle sue possibilità economiche.
L’opportunità gliela offre un annuncio che promette foto e book gratuiti (?) e Katie ci “imbocca” con tutte le scarpe, recandosi in uno pseudo studio fotografico piazzato in uno scantinato e gestito da tre fratelli che definire strampalati è poco.
Quando le richieste del fotografo si fanno più “particolari” la ragazza capisce di essersi cacciata in un guaio, rifiuta di fare pose di nudo e lascia lo studio, convinta di averla scampata…ma così non è.
Georgy (Yavor Baharov), il più strampalato, ma all’apparenza il più innocuo, dei fratelli la raggiunge a casa (?) e le restituisce il file con le sue foto assicurandole di aver cancellato ogni traccia dal server dello studio, forse aspettandosi di far colpo su Katie, ma la donna lo ringrazia e lo congeda frettolosamente, preoccupata del fatto che l’uomo sia riuscita a rintracciarla sino a casa sua.
Paranoia?
Decisamente no.
Nella notte Georgy s’introduce nell’appartamento, massacra il giovane factotum (Michael Dixon) giunto in suo soccorso e violenta Katie poi, preso dal panico si fa raggiungere dai fratelli per porre rimedio al casino.
Forse la morte sarebbe la più liberatoria delle conclusioni per la ragazza, ma il destino di Katie sarà ben peggiore e ciò che l’attende sarà uno spietato susseguirsi di violenza, soprusi, dolore ed umiliazioni.
Tradotta clandestinamente in Bulgaria (?) la donna verrà usata come schiava sadomaso per clienti dai “gusti particolari” finché i tre non decideranno di sbarazzarsene seppellendola viva.
Ed è qui che per i fratelli cominceranno i guai.
Dopo il discreto successo al botteghino del reboot/remake del primo “I Spit on your Grave” (2010), Steven Monroe ci riprova allestendo uno rape and revenge pieno di spunti decisamente poco credibili e mal sviluppati puntando soprattutto sull’aspetto grandguignolesco della vicenda. Dentro questo sequel non sequel c’è un po’ di tutto: dalla violenza alle donne alla psicopatia familiare; dal mercato delle schiave sessuali all’inadeguatezza assassina delle strutture sociali dell’est europeo; ma è tutto buttato lì, alla rinfusa, mentre il meccanismo principale rimane solo il sesso e la violenza.
I tre fratelli (con madre/sorella) maniaci non hanno corpo (né fisicamente né come caratterizzazioni) e si aggirano come dei ca@@oni in attesa della mannaia giustiziera; per fortuna c’è Jemma Dallender che riesce ad essere convincente sia nel ruolo di vittima che in quello di carnefice ed è un filino inquietante con le sue espressioni da schizzata.
Si può vedere, ma a parte la gnoccaggine di Jemma ed uno splatter & gore godibile si ritorna al concetto di “pasto aziendale” e se questa deve essere la linea guida di Monroe tanto vale che il regista torni a dirigere film per la TV.
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