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I suicidi tra crisi e contagio sociale

Creato il 09 maggio 2012 da Fabio1983
A metà aprile Mario Monti evocò un numero: 1.725. Monti stava spiegando in conferenza stampa che “ristabilire un’Italia capace di crescere è un compito appena iniziato, ci battiamo ogni giorno per evitare il drammatico destino della Grecia”. E a quel punto il premier sviscerò qualche dato sul Paese ellenico: “Ci sono stati tagli enormi nel numero dei dipendenti pubblici, negli ultimi due anni, ci sono stati 1.725 suicidi. Questo è quello che in Italia cerchiamo di invertire per non precipitare”. I 1.725 suicidi in Grecia a causa della crisi sono un dato fuorviante poiché, è stato poi spiegato, quella cifra si riferisce al numero complessivo di suicidi in tre anni, dal 2009 al 2011. Che siano tutti dipesi dalle difficoltà economiche è un fatto, invece, da dimostrare. Tuttavia – complice anche il sistema dei media – la retorica sulla disperazione delle persone che non arrivano alla fine del mese – siano essi piccoli imprenditori indebitati, capifamiglia con miseri stipendi o pensionati ai quali è stato tagliato l’assegno poco importa – sta “appassionando” giornali e centri studi dediti alla conta di quanti hanno deciso di togliersi la vita per via del momento poco felice. Secondo il rapporto diffuso non molte settimane fa dall’Eures Il suicidio in Italia al tempo della crisi nel 2010, in Italia, si sono registrati 352 suicidi tra i disoccupati e 336 fra gli imprenditori, in particolare artigiani e commercianti. In totale sono 3.048 le persone che si sono tolte la vita nel 2010 (192 casi tra artigiani e commercianti e 144 tra imprenditori e liberi professionisti). A togliersi la vita sono soprattutto gli uomini, il 90% circa del campione. Dall’inizio dell’anno ad oggi la Cgia di Mestre ha invece registrato 32 suicidi tra gli imprenditori a causa della crisi economica.
(continua su T-Mag)

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