Ho scoperto Simon Beckett anni fa, tramite un amico che comprò il suo La Chimica della Morte. Impossibile non rimanere impressionati dalla cura maniacale con cui l’autore aveva preparato il personaggio di David Hunter, entomologo forense che si ritira per fare il medico in paesino. Dopo la morte di moglie e figlia, sentendo il peso di questo lavoro, desidererebbe dedicarsi a una vita più tranquilla. Ma naturalmente dovrà rinunciare a questa pace. Sarà invischiato in una serie di omicidi, e metterà al servizio della legge le sue competenze. Dopo questo volume, Beckett fece uscire Scritto nelle Ossa, nuova avventura di Hunter, questa volta su una minuscola isola chiamata Runa.
I Sussurri della Morte, sono quindi la terza avventura di Hunter in ordine di uscita, prima dell’ultimo La Voce dei Morti, che ancora non ho letto.
Eccolo, trovarlo in HC è stato un’impresa
Trama
Dopo aver rischiato la vita al ritorno dall’isola di Runa, David Hunter decide di prendere una pausa e di andare da un amico negli Stati Uniti, un collega che lavora per il TBI, e che studia e insegna in una body farm.
Ma durante la sua permanenza, l’amico viene contattato per seguire un caso. Un uomo è stato trovato in un bungalow, legato a un tavolone e con diverse mosche carnarie che lo stanno divorando. Questo è il campo di David Hunter, che seppure con riluttanza del resto del TBI, verrà coinvolto nelle indagini dall’amico.
Mal di testa da ricerche minuziose?
Considerazioni
Beckett dimostra ancora una volta di essere uno scrittore che prepara nel dettaglio le sue storie, chiedendo informazioni alle autorità descritte nei suoi romanzi e agli esperti di entomologia e medicina. Anche in questo caso, ha passato del tempo con membri veri del TBI, per darci un quadro realistico e accurato del modus operandi delle indagini. Quando leggete le descrizioni dei corpi, vi posso assicurare che sentirete il disgusto in bocca, il ronzare degli insetti, l’odore della pelle molliccia e flaccida che si stacca dai muscoli. Non scherzo.
La trama è accattivante e coinvolgente, ma leggermente più stanca rispetto ai lavori precedenti. Soprattutto tendono a ripetersi alcuni pensieri e riflessioni di David, tanto che si ha un senso di deja vu a volte. Si parla troppo spesso infatti del tentativo di ucciderlo. Giusta l’ossessione, ma tornare continuamente su quel punto è troppo.
A questo giro Beckett ha anche indugiato troppo su particolari e descrizioni secondarie, come se volesse allungare un po’ la minestra. Ci sono elementi che sinceramente non servono a nulla, a mio parere.
Però, anche se inferiore ai due lavori precedenti, sempre tanto di cappello a questo scrittore e al suo amore per la scrittura e la precisione, perché non saprei come altro definire la sua passione.
Ora non mi resta che leggere La Voce dei Morti.