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I talebani, la presa di Kunduz e l’Asia Centrale

Creato il 20 ottobre 2015 da Pietro Acquistapace
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La valle in cui si trova Kunduz

Kunduz è una citta afghana, situata nella regione che un tempo fu la Battriana, nel nordest del paese. Un importante crocevia tra l’Asia Centrale, grazie al non lontano confine tagiko, Kabul e la città di Mazar-e Sharif, punto d’accesso all’Uzbekistan ma vicina anche al confine con il Turkmenistan. Il fatto che i talebani l’abbiano conquistata, seppur per poco tempo, ha messo in allarma tutta l’Asia Centrale, anche per il modo in cui la conquista della città è avvenuta. Il teatro afghano è complesso, gli attori implicati sono molti e la prese di Kunduz assume un significato che va al di là di quello militare.

La presa di Kunduz ha mediaticamente oscurato il fatto che i talebani hanno conquistato ben quattro province del nordest afghano, una situazione che per i paesi centroasiatici diventa preoccupante. La mente corre agli anni ’90 quando l’unico lembo di Afghanistan che ancora resisteva ai talebani era il territorio controllato da Ahmad Shah Massoud, il leone del Panjshir, ucciso due giorni prima dell’attacco alle torri gemelle. Ora i talebani hanno lasciato Kunduz ma la loro presenza resta a macchia di leopardo, controllando anche villaggi che si trovano a ridosso dei confini internazionali.

Il Kirghizistan, fresco di elezioni, ha rinforzato i controlli alle sue frontiere pur non confinando direttamente con l’Afghanistan. Il Tagikistan ha richiesto l’aiuto di Mosca che, preoccupata dagli eventi, sta rinforzando la sua presenza militare nel paese. La gravità della situazione ha addirittura fatto uscire il Turkmenistan dalla sua granitica neutralità, come dimostrano i recenti incontri tra il presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhammedov e quello uzbeko, Islam Karimov: forse è in corso un tentativo di creare una rete di alleanze che non dipenda troppo dal gigante russo.

Uno dei fattori chiave dello sviluppo delle dinamiche è proprio l’atteggiamento che assumerà la Russia. Il rischio è che Mosca sia sempre più invischiata nel chaos afghano, tornando ad avere un ruolo predominante in Asia Centrale, sia per delega altrui che per necessità strategiche proprie. Gli stessi analisti russi non concordano su quale sia la politica più corretta da adottare, il grande punto interrogativo è se la minaccia del fondamentalismo islamico sarà solo indiretta o colpirà lo stesso territorio russo. Il che rimanda direttamente alle lotte di potere in corso tra gli estremisti islamici.

I talebani non sono l’ISIS, non hanno la stessa ideologia e attualmente si stanno combattendo. Di fronte ad una visione molto più transnazionale propria degli uomini del califfato, i talebani sono sempre più legati ad un islamismo dove l’elemento etnico trova ampio spazio. I talebani nascono pashtun con un’orizzonte pashtun e non è un caso che, oggi, ad essere legati al califfato islamico sono gli elementi che in Afghanistan sono sempre stati maggiormente legati ad Al Qaeda ed al suo “internazionalismo”. Viste le cose in quest’ottica, i talebani hanno una caratterizzazione più localistica rispetto al califfato.

Il rifiuto dei talebani alle proposte venute dall’ISIS, ossia il fondersi in un solo movimento ha risvegliato l’interesse di atttori come l’Iran. Teheran oggi, pur  con diverse acrobazione, arma e finanzia i talebani, grazie anche ad un rapporto con il Pakistan che negli ultimi anni è stato per lo più positivo. L’avvicinamento iraniano alle posizioni di Mosca sulla scena della politica internazionale non sembra essere casuale. La Siria, tuttavia, resta un banco di prova, sarà fondamentale capire come il mondo islamico, i musulmani centrosiatici in particolare, reagiranno di fronte all’intervento russo in quel paese.

Di grande interesse anche la recente campagna mediatica dell’ISIS in Asia Centrale e Medio Oriente. Nonostante in Occidente si tenda a sottolineare il lato truculento del marketing del califfato, l’ISIS si sta proponendo sempre più come elemento d’ordine nei territori che controlla, attirando anche persone non combattenti ma desiderose di vivere in un contesto normato. Questo ricorda molto la nascita del movimento dei talebani e mette le due realtà estremiste in diretta concorrenza. La stessa caduta di Kunduz ha avuto tra le sue cause la divisione e l’inefficienza delle autorità afghane.

L’Asia Centrale sembra davvero essere al centro di molteplici linee di frattura, solo il futuro potrà chiarire lo sviluppo dei conflitti nella regione ed il ruolo che vi giocherà il fondamentalismo islamico.

Fonte immagini: Wikicommons


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