Un tipo di trasmissione televisiva demenziale imperversa nella comunicazione di massa di oggi, i cosiddetti "talent show", ovvero gli spettacoli sui talenti.
Ci sono quelli per aspiranti ballerini, quelli per aspiranti cantanti, quelli per aspiranti chef, quelli per aspiranti scrittori, quelli per aspiranti pasticceri ecc. ecc.
Questo inarrestabile fiume in piena ricorda l'invasione, che caratterizzò la televisione del decennio scorso, dei cosiddetti "reality show", gli spettacoli basati sulla realtà (che poi era costruita a tavolino dagli "autori").
Nei talent show un certo numero di dilettanti si cimentano in una gara che si basa su prove attinenti la materia dello show.A giudicarli ci sono tre giudici (scelti fra i cosiddetti esperti, in realtà spesso di figure di secondo piano del settore).
I talent show sono anche peggio dei reality show, perchè eccitano sentimenti primordiali, di natura spiccatamente negativa.
I giudici (i veri protagonisti) litigano fra di loro, esibiscono la loro vanità, mettono in scena le loro debolezze.
I concorrenti vengono usati a fini di spettacolo, agitando davanti a loro l'illusione di una vittoria, che in sé non è molto diversa da una sconfitta.Vengono scherniti, umiliati, sgridati, e loro accettano questi trattamenti a capo chino (“sì chef”, “no chef”) solo per non essere estromessi dal gioco, con la (flebile) speranza di vincere una gara totalmente inutile.
Nel pubblico vengono solleticati i peggiori istinti, appunto facendo loro sentire l'odore del sangue (del concorrente).
E se un concorrente si svegliasse nel corso di una "prova" e dichiarasse che quella messa in scena è ridicola e assurda e che per lui possono andare tutti a quel paese?
Temo che taglierebbero il pezzo, non lo manderebbero in onda, per non rovinare lo spettacolo.Show must go on, i soldi degli inserzionisti sono sacri.