Catastrophe
Stagione I-II
Immaginatevela
pure. Sharon – quarantuno anni a breve, professione maestra – a
gambe all'aria, durante un controllo medico. Scoprire, nella stessa
mattina, di essere in attesa di un bambino e di avere
quello che, evolvendosi, potrebbe rivelarsi un tumore. Il
nascituro, risultato di una notte e via. La metastasi, invece, causa
di ereditarietà e di malanni della mezza età. Al suo fianco, mentre
il ginecologo dà notizie belle e brutte, Rob – americano lontano
da casa, pubblicitario di successo. Un bicchiere di troppo, un
corteggiamento spiccio e, tra mosse impacciate e risate involontarie, i due sono finiti a letto. Quella che per Rob doveva essere una tappa
nella piovosa Londra, così, diventa un impegno più grande di lui;
una pazza notte di passione, invece, una storia che vuole parlarci –
ma coi toni politicamente scorretti che tutti noi amiamo – di
responsabilità e piani alternativi. Eppure, quando hai una certa età e quel
bambino concepito contro tutti i pronostici potrebbe essere l'ultima
volta per essere mamma o papà, perché temporeggiare? Sospirare, accontentarsi e, magari, con la convinvenza e un
matrimonio riparatore all'orizzonte, scoprire di volersi bene. Non tutte le catastrofi vengono per nuocere. Catastrophe
è la comedy, irriverente e realistica, romantica in un modo che è
solo suo, per chi ha apprezzato cose come Scrotal Recall e,
a viva voce, si domanda: a quando un seguito? Queste serie inglesi –
impeccabili per qualità, inaffidabili per puntualità: la seconda
stagione di questa, però, ho avuto la fortuna di vederla subito dopo, e ci mostra i
nostri protagonisti a due anni di distanza, con una ampia famiglia al seguito – hanno sempre temi semiseri,
dialoghi esilaranti, attori che funzionano alla perfezione quando si
cercano le risate e il momento di riflessione improvviso. Un po' come
Sharon Horgan e Rob Delaney che non sono né bellissimi né
giovanissimi ma che, con i ruoli cuciti su misura, sono folgoranti per
la naturale alchimia e la reciproca confidenza. In cerca ora di un
nuovo impiego, ora di un testimone di nozze, non mancano i comprimari
bene a fuoco e esempi di triviale, pungente umorismo britannico. Ma
quando sei nel mezzo del cammin della tua vita e la salute va e
viene, è una inaspettata morsa al cuore attendere i risultati di
quegli esami importantissimi – e, pensiero spaventoso, se il
bambino non fosse sano? - e vedere come, nonostante gli ormoni
rendano lei emotivamente fragile e vorace, il
desiderio di cercarsi non manchi mai. (7,5)
The Affair
Stagione II
Scrittore
sposato e padre di quattro figli, quarantenne di bell'aspetto e
antica ambizione, perdeva la testa e il sonno per una cameriera dal
sorriso sfuggente, durante le vacanze al mare, a casa dei facoltosi
suoceri. Lei, agli occhi di lui seducente e fatale, in realtà aveva
un lutto nel cuore – e un cuore, poi, lo aveva ancora? - e la paura
dell'acqua: sposata per inerzia, ma purtroppo mancante di una parte vitale. Le bugie, il sesso di fretta, gli incontri rubati. Una
relazione extraconiugale da nulla, un'avventura estiva per sentirsi
giovani e contenti per un po', aveva avuto un esito imprevisto:
felice per alcuni, infelice per altri. Dipende dall'occhio di chi
guarda. L'abbandono dei rispettivi compagni di vita, la convivenza,
un bambino in arrivo: la scappatella, tra confessioni dolorose e
addii provvisori, era diventata amore vero. Il sesso occasionale, un
divorzio: in mezzo, però, interrogatori serrati e il mistero. Nel
primo The Affair, uno dei debutti più memorabili dello scorso
anno, c'erano le molliche di pane di un giallo da risolvere: chi era
alla guida dell'auto che ha ammazzato il subdolo Scott Lockhart? Si
ritorna, intrigati al solito, sulla scena del crimine passionale –
e, questa volta, si fa la spola tra la quieta Mountak e la città,
luogo cardine di nuove tentazioni e svolte -, e qualcosa è cambiato.
In tutti loro e nella struttura. I punti di vista raddoppiano e si triplica l'impegno di
sceneggiatori e interpreti. I dialoghi realistici, gli inevitabili
faccia a faccia e le litigate furibonde si fanno più
intense, se a raccontarsi a cuore aperto sono anche i traditi: un
Joshua Jackson con la pancia da birra, che torna a riporre fiducia in
Cupido, romantico per natura, d'altronde, sin dai tempi di Dawson's
Creek; una grande Maura Tierney, in cerca di ripicche da poco e della forza espressiva che, dopo tante partecipazioni in tivù,
avevamo dimenticato. Il tempo cura la ferite: si resta in buoni
rapporti, quando un matrimonio finisce, e i rimpianti si mettono da
parte. Ma l'amore finisce così? Nel frattempo, Noah e Alison
sembrano perfettamente realizzati: lui è un romanziere di successo,
lei ha ripreso l'università e, dopo la perdita di Gabriel, aspetta
un altro figlio. La spiaggia di notte e la clandestinità, però,
hanno dato a lui una storia – il suo best seller parla di loro, coi
toni pruriginosi che piacciono alle lettrici delle Sfumature di
grigio – e a lei un'ennesima etichetta mortificante –
l'amante può diventare moglie? Noah, non diversamente, si
domanda: un uomo buono, mediocre, può essere un uomo grande? In un
finale carico di colpi di scena, sospeso e orchestrato con lucidità,
il duo diventerà triangolo, sulle note di una brilla ma magistrale
The House Of The Rising Sun e di uno schianto che uccide. Dominic
West, recidivo e granitico, ci terrà in scacco con un estenuante
botta e risposta tra lui, artista in crisi, e la strizzacervelli
Cynthia Nixon; la rivelazione Ruth Wilson, a lungo spenta, nei suoi
vestitini floreali di casalinga e mamma, farà sentire una voce che
pesa, sovvertendo i fragili equilibri raggiunti dai piatti della bilancia. (8)
You're The Worst
Stagione II
Gretchen
e Jimmy, nemici giurati dell'amore,
alla fine aveva ceduto al lato scuro: la convivenza. Mentre si
tiravano le conclusioni della prima stagione, li vedevamo già
provati e molto titubanti. Quanto avrebbero resistito? Se Edgar, reduce di guerra, sogna di andare a vivere con
l'innamorata di turno e la sfacciata Lindsay, all'indomani del
divorzio, si consola con gelato in quantità industriale e esilaranti
piani di vendetta, in Gretchen – sfrontata e spensierata a forza –
qualcosa si spezza. Abbandona il letto nel cuore della notte e piange
in macchina. Spia i vicini felici, sognando la loro vita. Si ammala
di depressione e non chiede l'aiuto di
Jimmy che, checché ne dica il titolo, è andato a vivere con lei
pronto al meglio e non al peggio. Ogni persona ha
ombre nel passato e Jimmy, scappato
da una famiglia chiassosa, avrebbe voluto vivere la
convinvenza con serenità. L'egoismo sarà più forte di questo
loro grandissimo non-amore? You're the worst, la sexy e
divertente rivelazione Fox dello scorso anno, creatura estiva
per eccellenza, è ritornata in autunno, con tre episodi in più e
nuove tematiche. L'incesensurato
Amici di letto a cui ci eravamo subito affezionati si scopre cresciuto.
Diverso, nel bene e nel male. C'è più spazio per gli altri, si fa
meno all'amore e, cose che capitano con la convinvenza, della persona
con cui dividiamo il letto si scoprono le segrete debolezze. Come
Jimmy, si è messi perciò davanti a una scelta. Abbandonare la nave che affonda, oppure rimanere accanto all'adorabile
Aya Cash, che questa volta si concede di meno, ma si impegna di più?
Per me, che nei precedenti episodi avevo trovato uno script
brillante ma una certa ripetitività, la maturità fa tanto bene a un nuovo ciclo di You're the worst. La solita
scrittura moderna e graffiante, la leggerezza che ha un suo peso
specifico, gli attori in parte. Anche se il rischio di non prendere
le loro storie sul serio, coi toni sopra le righe e il linguaggio
colorito, era forte. Ma andava corso, suppongo, per scoprirsi adulti a trent'anni suonati. (7)
Please Like Me
Stagione III
Vitale
presenza nei famosi listoni, lo scorso anno, una freschissima comedy
australiana che – a colpi di testa, colore, umorismo – era
sbucata dal nulla per tenermi compagnia, con i suoi bizzarri
personaggi extraterrestri, i cani a pelo lungo che stanno
invecchiando, le torte fatte in casa. E quella sigla irresistibile
che ti entrava in testa, invitandoti a fischiettare e a unirti a
loro, tutti presi dalla convivenza, da relazioni sentimentali che
cambiano dall'oggi al domani, dai preparativi per le affollate serate
in famiglia. La storia di Josh – da etero a omosessuale senza
drammi esistenziali – mi aveva fatto conoscere il talento
sorprendente di Josh Thomas, attore protagonista e autore, e risate
disimpegnate ma non troppo. Avevo visto la prima stagione, poi subito
recuperato la seconda: con una maratona in piena regola si colmava la
mancanza, anche se a rischio c'era che il tutto potesse venirmi
leggermente a noia. Stessa sensazione prevale, ma più forte, durante il terzo anno in sua compagnia. Dieci episodi
piacevoli e ben scritti, ma in cui ai personaggi accade poco. Il
coinquilino Tom si innamora, ma pensa alla ex; i genitori vanno in
crisi, di nuovo; la famosa ex, la bellissima Claire, ritorna a casa e
semina dubbi. Josh, in tutto ciò, si prende cura del bisognoso
Arnold: ragazzo fragile e tenero, a cui volere bene come un cucciolo; ma
sarà davvero la scelta intelligente, se un sito d'incontri – i
due, per un po', hanno deciso di essere una coppia aperta – gli fa
conoscere un'altra persona, che non è solo la storia di una notte e
via? Nell'arco delle puntate, inoltre, la gallina Adele verrà
sacrificata per una nobile causa: nella scena più simpatica e
memorabile, i commensali le rendono omaggio pregando e intonando,
stonati, un'assurda Someone Like You. Le chiacchiere fitte
fitte come in un giovane Woody Allen, figure che – alla fine - poco
osano combinare, il sonnecchiare sui proverbiali allori per la tanta
sicurezza guadagnata. Quanto sei simpatico, Josh? E qui, purtroppo,
quanto autoreferenziale? (6,5)