I ♥ Telefilm: True Detective, la serie evento del 2014?
Creato il 07 ottobre 2014 da Mik_94
Ciao
a tutti, amici. Prima post, oggi, dalla mia nuova postazione: mi sono
trasferito a Chieti, ma nel weekend, per via di corsi ancora
inattivi, sarò di ritorno a casa – che è a un'ora e qualcosa di
treno, per fortuna. Recupero un post salvato sul mio pc da qualche
tempo, quindi, e vi parlo di True Detective, debuttata il 3
Ottobre su Sky, con un successo grandioso di pubblico e di critica. Sono abituato, sapete, a maratone di telefilm e a post che
parlano di maratone di telefilm: per questa volta, riflettori puntati su un solo serial. L'ennesimo gioiello targato HBO. Serie
dell'anno, dite? Sì. Direi di sì, io. Vi abbraccio, M.
True Detective
Stagione I
Oggi.
Due detective di nuova generazione si danno il cambio e, in sale
separate, interrogano due colleghi, due partner, due vecchi eroi che
hanno abbandonato pistola e distintivo, dopo aver perso troppo. Sono
appesantiti, sbattuti, invecchiati.
Puzzano
di sigarette e liquore. Difficile crederlo, ma - vent'anni prima -
hanno intercettato un serial killer che, con i suoi sanguinosi
rituali a sfondo religioso, aveva fatto stragi tra donne e bambini.
Marchiava le vittime, disponeva i loro cadaveri con metodo, lasciava
sulla scena del crimine una scultura di legno. L'uragano Katrina, a
lungo, ha seppellito prove vitali, ma si è giunti finalmente a una
conclusione: quel serial killer non è mai stato fermato. Non agiva
da solo. Possibile trovare giustizia dopo tutti quegli anni? 1995.
Quando quei detective erano già dannati, stanchi, ma ancora giovani.
Quando quei detective, estranei, si parlavano. Marty è padre di
famiglia: poco sagace, diretto, impulsivo, ama le sue bimbe e le
donne. Pensa con l'uccello e il suo matrimonio perfetto, a causa
dell'odore del sesso, è a un passo dal tracollo. Come collega, gli
hanno assegnato Rusty, che ha un nome che ricorda la ruggine. Rusty è
intelligente, scrupoloso, e vede cose che gli altri non vedono. Fuma
migliaia di sigarette e ha migliaia di segreti. Conosce i migliori (o
i peggiori) spacciatori, ha gli occhi infossati, cicatrici profonde
che non si limitano alla pelle. Si confrontano, si appoggiano, si
insultano. Si stimavano: l'hanno fatto fino al 2002. Cosa è successo
in quei dodici anni di distanza? Era appena iniziato il 2014 quando,
al debutto di un serial, al cominciamento di un ciclo nuovo, già si
parlava di serie dell'anno. True Detective. Non si attendevano
smentite, non venivano sollevati dubbi. Inutile aspettare i restanti
dieci, undici mesi. Sulla HBO, ancora una volta, in onda qualcosa di
molto vicino alla perfezione. Ho guardato il pilot e lì mi sono
fermato: eccellente, ma lentissimo. Pure noioso. Troppo, per me, che
mi lamento della pochezza delle sit-com, ma le divoro; troppo, per
me, che trovo che un'ora sia troppa e che i canonici quaranta minuti
siano la giusta misura. Ammetto di non essere abituato a un formato
simile, rimpiango la mia impazienza. Vedete, io andavo educato alle
cose belle, se così si può dire. E la bellezza richiede un lungo
apprendistato. Aspettate, imparate a non guardare l'orologio ogni
cinque secondi, non perdete il filo, per via dei tanti nomi e dei
lunghi silenzi in cui parlano i volti e la musica, in coro. True
Detective è bello e non devo venirvelo a dire io. Un poliziesco
inconsueto, calmo, senza particolari colpi di scena, ma
caratterizzato da una scrittura esemplare e da un gusto eccezionale.
Lo pensavo pulp, sanguinoso, invece è di una quiescenza che ammazza.
Raffinatissimo. Denso. Non immaginate chi sia il colpevole, non
cercate di indovinarlo. Non lo conoscete. Non è un giallo alla
Agatha Christie. E' un romanzo a tinte forti, in cui si parla di come
nessuno sia del tutto libero dal male. Non ci sono brave persone, ma
persone che fanno cose giuste e cose sbagliate. Il confine è
sottile, almeno quanto la personalità dei suoi straordinari
personaggi: inafferrabili.
Due sbirri veri, due “cattivi tenenti”,
che sguazzano in uno stagno senza fondo di malvagità, pedofilia,
rapimento, mistero, e non ne escono del tutto puliti. Ci vorranno due
decenni per mettere un punto alla loro storia e, nel frattempo, la
corruzione metterà radici. Woody Harrelson, dopo una candidatura
all'Oscar lontanissima e una serie di ruoli da comprimario, è
all'altezza delle aspettative. Lavori di trucco curatissimi ce lo
mostrano in tre fasi della vita: biondo, stempiato, calvo. Magro e
grasso. Giovane e vecchio. Ottuso, infedele: sempre umano. La sua
compagna di vita, almeno per un po', la delicata Michelle Monaghan:
mamma di due bambine che, in un solo episodio, il quinto,
diventeranno adolescenti ribelli e disinibite d'un tratto. L'incubo
di ogni papà, il sogno di ogni compagno di liceo dalle mani lunghe.
Il suo compagno d'armi, invece, è Matthew McConaughey che,
quest'anno, si è scoperto un attore di quelli grossi. Piccola
curiosità: i due hanno già recitato insieme, anni fa, in Edtv.
Qui, lui, è più bravo di sempre. Ancora più bravo che in Dallas
Buyers Club. Una prova sofferta,
l'ennesima, che gli ha scavato il volto, gli ha incurvato la schiena,
gli ha fatto arrochire la voce e crescere la barba. Tormentato da
visioni, sesti sensi, ricordi, è un personaggio di lynchiana
memoria: incomprensibilmente bello. Incomprensibile anche la sua
mancata vittoria agli Emmy: la sua prova, così come la qualità
della serie tutta, è roba da non credere. Cosa mai vista prima. I
paesaggi, paludosi e ostili, quelli contro cui aveva già lottato in
Mud, The
Paperboy, Killer Joe.
Alla regia, per tutti gli episodi, colui che, nel 2011, portò al
cinema un favoloso Jane Eyre:
Cary Fukunaga. Questa volta, dirige un gran film che dura qualcosa
come otto ore, impresa da record, con una mano e uno sguardo che
ricordano Cronenberg, Fincher, Nichols. E ci regala sequenze
spiazzanti, lunghe, indimenticabili, che in televisione – e perché,
altrove? - non sono mai state portate. Un ininterrotto piano sequenza
che dura sei minuti, meritevole di occupare un posto tutto suo nella
storia del cinema. Il mezzo spogliarello mozzafiato della travolgente
Alexandra Daddario che, nudissima, entra a pieno diritto
nell'immaginario dell'erotismo. La scena finale che, da manuale,
intenerisce ed emoziona come non pensavo. Una gemma che ha inizio nel
sangue e finisce con le stelle, True Detective.
Con la speranza di un aldilà, con la speranza di una
riappacifazione. Con la speranza. Petrolio, catrame; poi una lama
seghettata di luce. (9)
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