I ♥ Telefilm: Under the Dome, Devious Maids, Orphan Black
Creato il 26 settembre 2013 da Mik_94
Ciao
a tutti, amici miei. Come state? Giornate piene per me: lunedì
dovrei stabilirmi al campus a pochi passi dall'università che
frequenterò, quindi sto sistemando le ultime cose: scatoloni e
bagagli ovunque. Oggi vi voglio parlare di tre telefilm che,
recentemente, sono giunti a conclusione. I primi due potete – o
potrete, a breve – reperirli in italiano, mentre l'ultimo è ancora
inedito, anche se vi straconsiglio di seguirlo in lingua: capirete il
perché leggendo il mio breve commento. Inoltre, nell'ultimo periodo,
stanno approdando negli USA telefilm molto promettenti: vi consiglio
al volo Hostages,
Sleepy Hollow e
la simpatica sit-com Mom,
con Anna Faris. Su Fox, invece,
ho beccato un'altra serie molto carina: Ben & Kate.
Nei panni della protagonista, la giovane attrice che – per sua
sfortuna – reciterà nelle Sfumature di grigio:
è brava, vivace, di una bellezza autentica e poco convenzionale.
Forse, tra un anno, mi rimangerò tutto, ma credo che dal romanzo di
E.L James potrebbe venire fuori qualcosa di molto dignitoso. O almeno
spero. Un abbraccio e ditemi, come sempre, la vostra. M.
Under
The Dome era una di quelle serie che aveva tutti i presupposti
per diventare la più interessante ed originale dell'anno. Effetti
speciali più che dignitosi, un cast variegato che univa volti noti a
volti meno noti, un plot che era un intrigante incrocio tra
X-Files e Lost, un autore
straordinario su cui fare affidamento: il fantasmagorico Stephen
King. Il romanzo da cui è stata tratta questa serie venne pubblicato
in un periodo in cui io e il Re eravamo in crisi: cose che capitano
anche alle coppie più unite! Era arrivato a deludermi spesso e
quindi guardavo con un certo timore le mille pagine e oltre del
romanzo, l'ennesimo mattoncino portato qui da noi dalla fedele
Sperling & Kupfer. Dopo la lettura del meraviglioso
22/11/63 e del nostalgico e
toccante Joyland, io e
zio Steve siamo tornati ad essere amici come prima. Potevo mai
perdermi l'ennesimo telefilm tratto da una delle sue creaturine? L'ho
visto dall'inizio alla fine, ma se io sono stato costante e puntuale
come un orologio svizzero – e ogni settimana, quindi, ero lì al pc a
guardare un nuovo episodio – la serie TV lo è stata decisamente
meno. Il pilot l'ho trovato splendido, sensazionale, con la giusta
dose di violenza, azione e dramma. Come nel caso di The
Following, tuttavia, andando
avanti, si perde parte del mistero e parte dell'interesse.
Under the Dome non mi ha
conquistato e sono arrivato a vedere il dimenticabile e poco efficace
season finale spinto più dall'abitudine che dalla curiosità. Una
volta isolati gli abitanti di questa “ridente” cittadina sotto
una cupola infrangibile, intrighi e scandali rubano il posto alla
fantascienza e all'orrore. E, in ogni episodio, si scopre che
Chester's Mill è tutt'altro che ridente come appare dall'esterno.
Scoppiano rivalità e tensioni, amori e ossessioni, ma, per quanto
siano credibili gli attori, non tutte le storie dei personaggi
catturano l'attenzione. Mentre il Mike Vogel di Bates Motel
sventa istituzioni criminali e
conquista il cuore della bellissima Rachelle Lefevre, la rossa
vampira di The Twilight Saga,
sfidando a spada tratta il Don Rodrigo del paese – Big Jim,
coinvolge particolarmente la sottotrama che vede come protagonisti
assoluti i più giovani della squadra. Non tutti convincono, ma sono
belli, affiatati, simpatici e sembrano rubati – con le loro visioni
e i loro poteri – da uno di quei romanzi young adult/ urban fantasy
che tanto ci piacciono: Britt Robertson (The Secret Circle,
Life Unexpected), Alexander Koch
(Underemployed), Colin
Ford (Supernatural),
Mackenzie Litz (Hunger Games).
Sperando che con la seconda serie arrivi tutto ciò che nella prima
mi è mancato, confido di comprare presto il romanzo e, soprattutto,
di dare una seconda possibilità al telefilm. Gli ingredienti giusti
ci sono tutti, ma manca uno chef che sappia come valorizzarli a
dovere. Sono quattro anni che guardo Pretty Little Liars –
meglio conosciuto come l'allegra fiera del trash – quindi, secondo
voi, volterò proprio adesso le spalle al Re? Il nuovo bambino di
Stephen King è “intelligente, ma non si applica”. Chissà cosa
ne penserà il suo papà...
Quest'estate,
durante il periodo della maturità, cercavo sul web una serie che
potesse rilassarmi a dovere. Ero troppo stanco per uscire la sera,
ero troppo stanco per leggere libri impegnativi ed ero troppo, troppo
stanco per guardare telefilm che richiedessero la partecipazione
attiva e la viva attenzione dello spettatore. Come una sorta di
diligente addetto ai lavori, ho visionato più pilot ma, tra
delusioni e noia, alla fine se n'è salvato solo uno: quello di
questo frizzante e grazioso Devious Maids,
che, giusto in settimana, è giunto in America all'ultimo episodio.
Impossibile non cogliere il parallelismo tra queste novelle
ambigue domestiche e le più
note casalinghe disperate.
I creatori sono gli stessi, come lo è anche il target. Se, al
contrario mio, avete seguito qualche stagione di Desperate
Housewives su Lifetime,
allora capirete benissimo cosa intendo. E se è quello che state
cercando, be', non posso che consigliarvi questo simpatico telefilm.
L'ho trovato carinissimo, dall'inizio alla fine. Non mi ha deluso,
perché non mi aspettavo praticamente niente. Non mi ha annoiato
perché, tra misteri e scandali, le cinque e affascinanti domestiche
portoricane hanno saputo mantenere vivissima la mia attenzione. Il
sentiero della soap è giusto dietro l'angolo, ma Devious
Maids non lo imbocca mai
completamente. Sarà che gliene frega pochissimo di cercare nuove vie
e di conquistare i critici più severi ed esigenti. Mi è piaciuto
per questo. E' rimasto onesto, leggero, fedele a sé stesso e ai
gusti degli spettatori, comodamente seduti in poltrona, fino alla non
definitiva conclusione. Mi ha fatto fare parecchie risate e quei
piccoli e banali colpi di scena, di tanto in tanto, mi hanno
sorpreso, quasi come se di gialli non ne sapessi granché. Mi ha
ricordato l'epoca in cui, in TV, davano l'esilarante Ugly
Betty, storia della bruttina più
simpatica dei palinsesti Mediaset, che si era fatta voler tanto bene
sin dall'episodio pilota. Devious Maids è
ambientato nelle case dei ricchi, tra piscine limpidissime, feste
raffinate, vestiti firmati, adulteri e segreti. Si apre con un
omicidio a sangue freddo. La vittima è la giovane e conturbante
Flora, una domestica uccisa da uno dei suoi numerosi amanti durante
un party. La polizia, convinta di aver trovato il colpevole, ha
chiuso in carcere un giovane cameriere, che, da dietro le sbarre,
urla la propria innocenza. Solo sua madre, una professoressa
universitaria di origine spagnole, gli crede: certe cose i genitori
le sentono. E da insegnante a domestica sotto copertura il passo è
breve. Con una nuova identità, Marisol (Ana Ortiz: Ugly
Betty) si intrufola – armata
di grembiule, divisa e spazzolone – nelle vite di persone al di
sopra di ogni sospetto, scoprendo gli scheletri nell'armadio di chi
vorrebbe metterla a tacere e diventando amica di quattro domestiche a
cui non può rivelare la verità: la bella Carmen (Roselyn Sanchez:
Senza Traccia), che
vuole diventare una cantate alla Jennifer Lopez; Zoila (Judy Reyes:
Scrubs), la cui figlia
adolescente è perdutamente innamorata del ragazzo per cui entrambe
lavorano; Rosie (Dania Ramirez: American Pie – Ancora
insieme), una giovane vedova
che, con un figlio al di là del confine messicano, ricomincia a
vivere grazie al suo gentile e fascinoso datore di lavoro. Una schiera
di attrici brave, sorridenti e in gamba, dall'orecchiabilissimo
accento spagnolo, che recitano a contatto con ottimi comprimari:
l'algida, cinica e sorprende Rebecca Wisocky (The
Mentalist) e, tra gli altri, il
viscido Tom Irwin (Saving Grace)
e l'insospettabile e familiare Stephen Collins (Settimo
cielo). Con domestiche di questo
calibro in giro nessun segreto è al sicuro! Se voi volete scoprire i
loro, in veste di complici o spettatori, non posso che consigliarvi
questa intrigante, pepata e adorabile serie americana. Quel pizzico
di cinismo vi solleticherà i palati e la curiosità e, davanti a
qualche trovatella un po' tamarra, chiuderete volentieri un occhio.
L'anno prossimo non mi perderò di sicuro la seconda stagione, già
ve lo dico. Un The Help in
salsa latina, con manciate abbondanti di Desperate
Housewives: la prima stagione
sarà trasmessa da noi a partire dal 9 Ottobre.
Sarah:
una ragazza madre con un brutto passato alle spalle, un compagno
violento, una figlia lontana, nemici ad ogni angolo di strada.
Elizabeth: una detective con una misteriosa vita privata, un matrimonio
pieno di segreti, una colpa traumatica da scontare. Cosima:
studentessa, hacker, scienziato, genio. Alison: la casalinga
perfetta, la mamma perfetta, la perfetta vicina di casa. Helena:
capelli ossigenati, occhi vacui, una mente confusa, cicatrici
sanguinanti che formano ali di graffi e lividi dietro la sua schiena.
Cosa hanno in comune queste donne? Hanno la stessa età, hanno gli
stessi geni, hanno lo stesso viso. Sono identiche, sono cloni. Vivono
vite diverse, sembrano aver ignorato a lungo la loro reciproca
esistenza, abitano in città distanti. E qualcuno vuole ucciderle:
tutte. Le loro esistenze, in Orphan
Black,
si intrecciano tra misteri, delitti ed equivoci. Lo
stesso Orphan Black,
che è decisamente una delle serie più belle che siano state girate
in questo 2013. Imprevedibile, imprevisto, originale, pauroso, forte,
architettato da menti superiori. Ma, in 45 minuti ad episodio, si
scopre anche divertente e, a tratti, passionale. La storia,
all'inizio, ricorderà in maniera preoccupante quella di Ringer
e The Lying Game. Voi
dimenticateli. Non sono nulla, se confrontati con questo superbo e
contagioso intrattenimento. In due giorni, la scorsa estate, ho visto
tutti gli episodi della prima stagione. Perché quando una cosa è
così – ben scritta, ben diretta e recitata ancora meglio – non
basta guardarla. E' necessario divorarla tutta d'un fiato. Questo è
il telefilm, non un
telefilm. Un taglio
cinematografico, una trama che non regala nessun momento di noia
gratuita, una sfilza di scene velocissime e memorabili, perfette
eppure così poco americane, anche se la fattura è ottima e a dir
poco hollywoodiana. La serie è stata prodotta in Canada e non ha
nulla da invidiare alle statunitensi, spesso inutili e scadenti
perdite di tempo. E' favolosa. Soprattutto, è favolosa la
protagonista, che – quasi sconosciuta – interpreta una miriada di
ruoli diversi con una bravura sorprendente e fuori dall'ordinario. La
domanda sorge spontanea: dove diavolo è stata nascosta Tatiana
Maslany per tutto questo tempo?! E' bellissima, è giovanissima e
vederla recitare senza doppiaggi aggiunti, ma in lingua originale, è
un spettacolo inenarrabile. Non solo perché è espressiva e
convincente in ogni ruolo, ma perché, per ogni ruolo, sfoggia un
accento diverso: inglese, americano, russo. Credo sia un
extraterrestre, e io ho scoperto la sua vera identità. Non ci sono
altre spiegazioni. Insieme a lei, la morte sempre più vicina, un
amico gay esilarante e unico, un marito che sotto il cuscino nasconde
pistola e segreti mortali... L'ultimo episodio è esaltante,
frenetico, semplicemente da fiato sospeso. Come l'intera serie.
Guardatela e basta. Io, per una volta, non dico più niente.Shhh...
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