di Cristiano Abbadessa
Il progetto del Narrativo Presente è arrivato a un anno e mezzo di vita. Appuntamento mensile per tutti gli autori che vogliono misurarsi su un tema offerto dalla realtà e dalla cronaca, continua a essere un fiore all’occhiello per la nostra casa editrice. E, come da intenzioni, una palestra e una vetrina per i narratori.
Tuttavia, mi rendo conto che, con il passare del tempo, si stanno verificando delle deviazioni dal progetto iniziale, che era quello di mettere a disposizione del lettore una raccolta tematica mensile che, nella varietà degli stili e delle invenzioni letterarie, avesse un suo visibile e significativo denominatore comune. Ma negli ultimi tempi, forse per nostra scarsa chiarezza di intenti o forse per la difficoltà di trovare nuovi spunti narrativi da parte degli autori, questo non è sempre avvenuto.
Ho appena rivisto la selezione, redatta, dei racconti che andranno a formare la raccolta in uscita a inizio luglio, quella dal titolo “I fuori legge”. Tutti racconti validi, buoni o ottimi, con qualcosa di interessante da dire e utile materiale per la riflessione. Però, onestamente, qualcosa di diverso da quanto ci aspettavamo al momento di proporre il tema e offrire spunti per la creazione narrativa.
Il tema, e nelle intenzioni mi sembrava chiaro ma forse non lo era, avrebbe dovuto essere quello dei comportamenti fuori dalle leggi della logica; non a caso, il titolo proponeva le due parole fuori e legge staccate, e non attaccate come se si parlasse semplicemente di persone che avevano commesso dei reati. Gli spunti presi dalla cronaca avrebbero dovuto suggerire questa chiave di lettura, sottolineando l’aspetto paradossale che vi è in un prete che tiene bordone alla mafia, in un tutore dell’ordine che è il primo a non rispettare leggi o sentenze, in un lavoratore che deve scioperare nel giorno festivo; e a questi esempi, come sempre, se ne potevano aggiungere altri utili a sottolineare il concetto.
Le narrazioni proposte, invece, si sono rifatte in modo troppo letterale agli spunti proposti o, se sono riuscite a discostarsene, hanno sottolineato il contrasto fra legalità e diritti, non sul piano della logica ma della equità morale delle leggi (che era stato, semmai, il tema di un Narrativo precedente). Con queste premesse, le narrazioni offrono, nel loro insieme, spunti di riflessione sul rapporto fra il cittadino e la legge, ma non sulla contraddizione logica tra leggi e azioni, tra ruoli e comportamenti.
L’insegnamento che mi pare di poterne trarre è che sia opportuno ribadire che il tema del mese è quello sintetizzato dal titolo. Gli spunti offerti dalla cronaca sono degli esempi, e ciascuno di essi va letto alla luce del suo rapporto col tema principale, al quale non deve sostituirsi; la chiave di lettura è data dal punto in comune che essi hanno in rapporto con il tema, non dalle divagazioni che si possono costruire partendo da ciascuno spunto. E, anzi, è perfettamente ammissibile, e forse auspicabile, che nuovi e diversi spunti siano trovati dagli scrittori, purché essi riconducano, nello stesso tipo di relazione, al tema del mese.
Per dirla con la matematica, noi offriamo come titolo un minimo comune multiplo, e indichiamo alcuni numeri interi in relazione con esso. Quindi, posso dire 60 e aggiungere come esempio o traccia i numeri 4, 10, 12 e 30; e gli autori possono partire da uno di questi numeri per relazionarsi con il 60. Ma, ovvio, possono anche partire dal 2, dal 3, dal 5, dal 6, dal 15 o dal 20, purché tornino a stabilire una relazione con il minimo comune multiplo dato. Se qualcuno parte dal 4 e vi affianca il 7 per parlare del numero 28, mentre altri partono dal 3 e dal 6 ma per fermarsi al 18, qualcosa non funziona. E, per tornare alla narrazione, è chiaro che con queste premesse diventa difficile giungere a una raccolta omogenea e ben caratterizzata, come da scopo del progetto.
Quindi, come suggerimento conclusivo, raccomanderei a tutti di guardare sempre per intero le tracce proposte, e di cogliere quale nesso vi sia fra il titolo e ciascuno degli spunti; partendo da lì, si possono anche individuare spunti diversi, ma mantenendo la stessa relazione logica e la stessa chiave di lettura. Mentre è da evitare la tentazione di farsi suggestionare dal solo titolo, reinterpretandolo a proprio piacimento, o di prendere alla lettera uno spunto, esercitandosi a costruire una storia solo su quello.
Il tutto non ha certo lo scopo di smorzare la libertà creativa o di appiattire idee e narrazioni. Anzi, credo che l’individuazione della chiave di lettura consenta proprio maggior spazio all’invenzione personale. Ma fermo restando il tema, che è l’elemento unificante della raccolta: perché è quello che noi proponiamo ai lettori.