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I Temi di Halloween: La gente delle nuvole

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La gente delle nuvole non teme la morte. Abitare le alture andine aiuta ad accontentarsi del poco ossigeno, a benedire ogni raggio di sole strappato all'ombra delle cime innevate, a saper cogliere nel ritmo del cuore il momento necessario a raggiungere la caverna degli avi. Le poche risorse servono ai giovani e ai loro figli. Quando le dita irrigidite e le giunture ormai dolenti non ti permettono neanche di raccogliere le erbe tenere, non resta altro da fare che usare le ultime forze per il cammino. Per ricavarsi uno spazio tra chi già abita la caverna e attendere che gli occhi smettano di ingannare i ricordi. La mattina in cui la vecchia Uta salutò i nipoti, fissandoli a lungo e in silenzio, in molti si attardarono e raggiunsero i campi a sole già alto. Uta avevo aiutato la gran parte di loro a venire al mondo ed ora volevano un po' di tempo per guardarla negli occhi e fissarla nella memoria.Curva, seppur libera di qualunque peso, Uta arrivò a destinazione che ancora si potevano sentire gli uccelli del giorno.Entrò nella caverna senza alcuna esitazione. Non si può temere qualcosa che non si conosce. Bisogna almeno attendere le presentazioni. "Sono Uta, della gente delle nuvole. Ho molte lune nel conto del mio tempo. Tu chi sei?""Sono gli ultimi occhi che ti sarà dato fissare. Sono l'istante che non si può evitare""Io ho fatto nascere i bambini del mio villaggio. Tu che che hai fatto?""Guarda tu stessa, vecchia. Guarda e dammi il tuo respiro".GM


I Temi di Halloween: La gente delle nuvole
Londra - Il volto contratto in una smorfia di terrore, le mani a coprire gli occhi. La paura di morire le è rimasta fissata addosso e, dopo 600 anni, è arrivata fino a noi. Insieme al suo corpo mummificato, perfettamente conservato, scoperto per caso in Amazzonia. Questa donna pietrificata dal panico apparteneva alla tribù dei Chachapoyas, i "guerrieri delle nuvole" come li chiamavano i vicini e rivali Incas, e si è conservata in perfette condizioni grazie alle arti imbalsamatorie del suo popolo. La mummia è stata ritrovata in una caverna per la sepoltura, destinata anche al culto, scoperta nella foresta pluviale peruviana. E' stato un agricoltore ad avvertire gli scienziati dopo averla trovata per caso mentre era al lavoro in quella zona. Dalla volta nascosta sono emersi preziosi manufatti, ceramiche, tessuti, pitture, oltre al corpo della donna e alla mummia di un bambino, che riposavano insieme. Sulle circostanze della loro morte rimane il mistero. Come del resto ben poco si sa della loro tribù, i Chachapoyas: biondi, alti, di pelle chiara, erano probabilmente originari dell'Europa. La loro era una delle civiltà più progredite di quell'area. Dall'800 al 1500 furono alla guida di un regno che si estendeva su tutte le Ande. Perfino il loro nome originale è ignoto. Quello che è arrivato a noi è il soprannome dato loro dagli Incas, che li conquistarono: "gente delle nuvole", per le regioni elevate che i Chachapoyas abitavano nella foresta. La scoperta del sito è considerata di grande importanza dagli archeologi che lo hanno portato alla luce, e le fotografie delle due mummie hanno affascinato il popolo della Rete. Che ha subito iniziato a fare congetture su quelle smorfie di dolore. Non è possibile, dicono alcuni, che il viso sia rimasto fissato in quell'espressione durante l'imbalsamatura: è più probabile che sia stato mummificato per cause naturali. Ma qualcun'altro obietta, commentando un articolo che riporta la scoperta, sul sito dell'Evening Standard, che può essere semplicemente opera del tempo. Le gengive si sarebbero ritirate col passare degli anni consegnando all'eternità quest'immagine angosciata, da cui è così difficile distogliere lo sguardo.  



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