I Testimoni di Euro

“Salve, siamo la sinistra, lei non può capire. Non ci fa entrare? Va bene, ma almeno ci lasci parlare. Ci chiamano destra ma noi siamo più di sinistra di tutti, perché guardiamo avanti, spianiamo la strada al progresso e agli investimenti estero su estero. Siamo la sinistra che non si culla sugli allori, non si ferma a pensare, a meno che non ci sia una carta dei vini così ricca da mettere in difficoltà anche noi, sinistra libera dal cilicio del pauperismo. O vogliamo regalare le banche alla destra? Cosa? La questione morale? Lei è più noioso di un sussidio di disoccupazione. Lei è ancora attaccato ai vecchi dogmi della dignità della persona, del rispetto dell’ambiente, del senso del bene comune”.

“Noi invece pensiamo che, se la Montagna non va da Maometto, Maometto trafora la montagna, magari affidando l’appalto a una Coop. Noi pensiamo che una vera sinistra che guardi all’Europa, al conto in banca, al prossimo buffet, debba avere il coraggio di schierarsi finalmente dalla parte dei più forti. Superando una volta per tutte il retaggio cattocomunista della simpatia per i più deboli. Basta guardare con affetto alle neopromosse, al calcio di provincia: bisogna prendersi la responsabilità di tifare per squadre di Champions, che vincono sempre e fatturano molto”.

“Allo stesso modo, dobbiamo trovare in noi la forza di schierarci dalla parte degli imprenditori, proteggerli dal ricatto dei lavoratori, che sono come sabbie mobili, tirano giù. Tirano giù i poveri imprenditori nell’abbraccio mortale dello Stato sociale. Basta Stato sociale! Vogliamo uno Stato socialite, che la pensione della nonna se la spende in aperitivi, stuzzicando l’economia. Poi l’appetito vien mangiando, e allora dopo aver precarizzato il lavoro, bisogna stabilizzare la schiavitù. Come possiamo progettare opere faraoniche senza pensare al – più che mai necessario – ritorno di un Faraone? Basta con gli stanchi riti del suffragio universale e della libertà d’opinione…”

“Allora, vuole entrare anche lei nei Testimoni di Euro?”