Ho sentito fastidio apprendendo dalla tv la notizia della sua morte: Lucio Dalla se n'era andato, inaspettatamente, all'improvviso. Il poeta che ci ha regalato tante emozioni ha chiuso il suo ciclo e ora riposerà in pace. Ma le canzoni, la voce, continueranno a parlarci di lui e del suo cuore.
Una volta sono stata a un suo concerto, a santa Maria degli Angeli di Assisi, quando era in tour con Gianni Morandi. Eravamo seduti per terra in una piazza stracolma.
I suoi pezzi li mandavamo alla radio e tra un mixaggio e l'altro li avevo imparati a memoria riga per riga. Pezzi molto belli, come Caruso, come Com'è profondo il mare o Futura o Piazza Grande e come tanti altri.
In questi giorni, ovunque, la sua musica sta suonando insieme alle immagini, ai ricordi.
Risuona dappertutto il ricordo, persino in un ambulatorio medico dove sono andata per il rinnovo della patente di guida e dove, sebbene in Umbria, ho incontrato Renzo Saveri, qualche anno fa cuoco da Cesarina, uno dei migliori ristoranti del centro storico di Bologna, in via santo Stefano.
Cucina tipica quella del ristorante, ambiente di calore.
Nella sala d'attesa dell'ambulatorio la conversazione torna sull'argomento del giorno e io chiedo a Saveri:
"Tu eri a Bologna, l'hai mai incontrato?" E lui risponde come un fiume, preso dall'emozione:
"Oh sì, Lucio Dalla veniva spesso da noi a mangiare i tortellini in brodo. Li voleva con le belle chiazze di grasso, le serene, che davano un gusto maggiore al piatto."
Saveri lo ricorda seduto al tavolo con Gianni Morandi e con altri amici tra cui un architetto. "Una persona seria, gentile, amabile" - aggiunge. "La sua casa non era distante da lì, tutto in zona". E mentre ricorda, accenna a un altro mito italiano, l'ingegner Enzo Ferrari, anche lui cliente abituale.