Età diverse, skills diverse, ma talento immenso equamente distribuito. Rappresentano sostanzialmente le tre ere del poker. Eli 53 anni, Phil 38, il giovane Tom 27 (28 da compiere). Protagonisti sempre e comunque, abbiamo potuto ammirarli negli anni scorsi al Million Dollar Cash Game, ad High Stakes Poker ed anche in Poker After Dark. Tre show televisivi che hanno avuto ascolti formidabili anche e soprattutto per la loro presenza. Assoluta garanzia di successo. E di vittorie.
Il loro è uno stile aggressivo, ma abbastanza diverso nelle sfaccettature. Dwan è in assoluto il più fantasioso: calcola al millimetro la dimensione delle puntate, fino all’ultimo centesimo e va volontariamente a cacciarsi in degli spot complicati, per esplorare i processi psicologici dell’avversario e batterlo appena vede un minimo segno di debolezza. Dwan detiene il record per il più grande piatto vinto in una partita cash game dal vivo, ossia 1,1 milioni, che si è registrato proprito contro Phil Ivey, durante la quarta stagione di Million Dollar Cash Game organizzato da Full Tilt Poker. Questo record ha demolito il precedente di oltre 919 mila dollari sempre vinto da Tom Dwan nella quinta stagione di High Stakes Poker
Più standard e ‘diretti’ sono Phil ed Eli, molto old school nello scegliere puntate ‘piene’ e non troppo elaborate.
Fenomenali a Cash, i tre hanno chiuso quasi sempre in attivo le puntate dei principali show televisivi. Per quanto riguarda i tornei importanti, invece, pur avendo ottenuto risultati di ottimo livello e vari ITM, Dwan non è mai riuscito ad ottenere un piazzamento degno del suo talento al Main Event. Elezra, al massimo, è arrivato 107esimo nel 2011. Le sue vincite in tornei live superano i $2.000.000, mentre il Il primo piazzamento a premi alle WSOP è datato 1999.
Diversa la storia per il grande Ivey che si è tolto persino lo sfizio di dominare al Bellagio, in periodo di World Series: settimo nel 2009, ha raggiunto il tavolo finale rischiando il colpaccio. Phil è considerato a furor di popolo come il miglior giocatore della storia, tanto da guadagnarsi l’appellativo del “Tiger Woods del Poker”. Un curioso aneddoto racconta come a diciotto anni registrò un falso ID per accedere alle poker room dei casino di Atlantic City, quelle poker room fornite da diversi operatori internazionali che dall’avvento dell’era tecnologica rappresentano la “cantera” dove crescono e fanno esperienza i futuri top player. Nei primi anni si scontrò con la nuova dimensione del casino dove i dolori furono più delle gioie, perdendo più di quello che avesse vinto in passato. Phil cercò però di fare tesoro degli errori commessi e cominciò a studiare a fondo il gioco e a sviluppare una tale maestria in tutte le varianti del poker: Limit, No-Limit, Stud, Omaha, e i tornei. Un apprendistato che lo ha progressivamente innalzato allo stato di fenomeno del tavolo verde.
In definitiva i tornei interessano relativamente ai tre funamboli del poker mondiale. A loro piace giocare cash. Agli avversari di turno, se al tavolo ci sono loro, un po’ meno.