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I turisti dell’assistenza

Da Cren

I turisti dell’assistenzaAlJazeera riporta un articolo e un documentario (qui) su dei fenomeni già descritti in questo blog: il business delle adozioni internazionali e quello dei turisti\ volontari. Me lo segnala Mauro (vedi post Amo la Cambogia), sempre più scazzato (giustamente) verso i difensori ipocriti dell’infanzia cambogiana.

L’articolo connette i due argomenti.: il numero di orfanotrofi è raddoppiato nell’ultimo decennio (pur in presenza di un blocco delle adozioni internazionali per le gravi irregolarità riscontrate) e, contemporaneamente, è aumentato il numero dei turisti benefattori, ovviamente a pagamento per compensare il calo del business delle adozioni. L’articolo racconta che, per esempio, l’ONG Projects Abroad , fa pagare USD 3.000 per un mese di volontariato in un Home Children ma alla stessa arrivano USD 9 alla settimana. I bambini sono lasciati in uno stato miserando, proprio, per favorire le donazioni. Le immagini dei bambini sofferenti, denutriti, con i pancioni è un’altra forma di pedofilia (o poverty porn) utilizzata per le campagne di raccolta fondi come già qualcuno ha denunciato.

Senza debordare nel più grosso business dell’assistenza internazionale ma per rimanere nel settore dei tour operator dell’assistenza segnaliamo che anceh qui non si scherza. Solo Project Abroad muove 8.000 volontari all’anno con un giro d’affari di oltre USD 24 milioni.

La situazione è tale che il governo Cambogiano ha lanciato nel 2011 una campagna “Children are not tourist attraction”, il fenomeno è brutto perché spinge le famiglie più povere a mollare i figli nelle Homes, sperando di ricevere qualche soldo e in un futuro migliore per gli stessi ma, come descritto, è proprio l’indigenza che frutta soldoni. Infatti, è calcolato che oltre il 70% dei 100.000 bambini in orfanotrofi ha almeno un parente. Il business dei volontari è noto anche in Nepal dove diverse organizzazioni ci marciano, con finti progetti e volontari a USD 700 al mese (+ viaggio) per un mesetto di giri in qualche finto progetto.

Il business dei volontari, come quello delle donazioni (più complesso quello delle adozioni) copre, sicuramente, il bisogno di far del bene presente, fortunatamente, in ognuno di noi. Chiaro che , come scrive Aljazeera, in alcuni casi la visita dei volontari serve a migliorare (anche se per un breve periodo) i servizi resi dall’organizzazione, porta a entrate a volte ben utilizzate, segnala ai poveracci che qualcuno, più ricco, pensa a loro, consente all’organizzazione di pubblicizzare i suoi progetti in patria. Eventi positivi, nei casi in cui tutto ciò avviene, ma pensiamo quanto, concretamente, poi rimane di questo. Forse poco. Pensiamo se la somma spesa da un volontario (fra quota e aereo circa euro 2.000), fosse ben utilizzata, per progetti sostenibili nel tempo, quanti più benefici ci sarebbero per bambini, orfani, poveracci vari.

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