Siamo sempre pronti a criticare i nostri ragazzi se passano il tempo sui social network o in discoteca, se si preoccupano di abiti griffati e unghie laccate, se cercano lo “sballo” e diciamo che sono “vuoti e senza valori e senza ideali”, ma se poi, per caso, gli ideali e i valori li hanno, allora ci stracciamo le vesti.
Forse ci piacerebbe vederli lì, seduti su una panchina del parco, seri e composti, senza disturbare la nostra quieta monotonia.
Ma i giovani non sono così.
Stando a quanto mi sembra di ricordare della “me stessa” di tanti anni fa, i giovani hanno il fuoco dentro, hanno la voglia di esplorare, di fare esperienze forti (nel bene e nel male), di oltrepassare i limiti, si sentono immortali e invincibili, sono disposti a rischiare: magari mettendosi alla guida di un’auto di notte un po’ sbronzi, magari partendo con un’organizzazione internazionale per una missione di aiuti umanitari.
Quando mio figlio, appena diciottenne, partì per portare medicinali e generi alimentari alla volta della Bosnia Erzegovina (che allora era un’area del pianeta tutt’altro che pacificata), il mio cuore di mamma tremava e ricordo che, per una decina di giorni, ho vissuto attaccata al telefono, ma ho accettato che partisse (come avrei potuto oppormi?) perchè la scelta di partire era il logico risultato di ciò che avevamo cercato di insegnargli e degli esempi che gli avevamo proposto con i nostri comportamenti.
Forse avrei preferito che trascorresse le vacanze sdraiato su una spiaggia romagnola ( a patto che andasse a letto presto e non toccasse alcolici).
Le mie ansie furono ricompensate al suo ritorno, quando mi raccontò le esperienze forti che aveva vissuto e io lo scoprii più maturo, più consapevole.
Sicuramente l’uomo forte e sereno che è oggi è anche il risultato di quelle scelte.
Ogni tanto dovremmo ricordarci che anche noi siamo stati giovani e di come ci bruciava il cuore e dei sogni, delle speranze, degli slanci.