I tentacoli della nebbia su SF
Abbiamo lasciato una San Francisco sul punto di essere inghiottita dalla nebbia e poco dopo siamo atterrati in mezzo al deserto, dove sorge l'oasi-allucinazione di Las Vegas. (Cliccate sulle foto per ingrandirle.)L'idea di andare a Las Vegas non mi aveva mai neppure sfiorata, ma quando i nostri amici John e Tavia, che si sono appena trasferiti lì, ci hanno invitati per la festa d'inaugurazione della loro start-up (perché una start-up a Las Vegas? Perché qui la crisi ha picchiato duro, e le proprietà immobiliari praticamente te le tirano dietro), ho pensato che non ci poteva essere occasione migliore per visitare il più grande luna park per adulti del mondo.
Un pezzettino più a destra c'è LV
La start-up si chiama Walls360 e produce wall graphics, ossia decorazioni adesive da parete. La socia di John e Tavia in questa impresa è Yiying Lu, la graphic designer famosa per aver creato la Fail Whale di Twitter. A completare la squadra riunita in un capannone nella zona industriale di Las Vegas c'è Vulcan, un famoso graffiti artist che mi ha raccontato di essere stato più volte in Italia come ospite di centri sociali (tra cui il Link di Bologna), e una volta anche del figlio di un pericolosissimo boss mafioso appassionato di reggae e hip hop. Finalmente qualcuno che non mi racconta di essere andato in Italia per vedere Firenze e Venezia.L'interno del Rio
La festa era stata rimandata, ma ho presto scoperto di non avere bisogno di una festa per divertirmi a Las Vegas. Premetto che il gioco d'azzardo mi tenta quanto un tuffo in una piscina piena di coccodrilli, ma per divertirsi a Las Vegas non c'è bisogno neppure di giocare. Basta guardarsi in giro e godersi la follia.I primi due fatti importanti su Las Vegas ce li ha riferiti John: 1) la città è controllata dai mormoni (!)2) le corporation si sono sostituite alla mafia come padrone della città. La gente dice che si stava meglio prima, perché almeno la mafia aveva un'etica.
A Las Vegas è TUTTO enorme
Un altro fatto importante è che a Las Vegas si mangia benissimo (cibo americano, grasso e saporito) e in abbondanza (anche se non gratis, come invece succedeva nell'era mafiosa, quando gli enormi buffet gratuiti servivano come esca per i clienti), e si può dormire con pochissimo (soprattutto durante la settimana), perché gli alberghi/casinò fanno di tutto per attirare i giocatori e non lasciarli più andare. Il nostro albergo, il Rio (a tema brasiliano, il che in sostanza significa cameriere seminude: i veri alberghi a tema sono sullo Strip, e comincerò a parlarne domani), costava 50$ a notte per una stanza con letto king size più grande del nostro appartamento (il letto, non la stanza).Una cosa che mi ha conquistata subito di questa città è la totale sfacciataggine con cui ti sbatte sotto gli occhi una verità universale: il mondo gira intorno ai soldi. E qui non lo nasconde nessuno, anzi. Terribile, certo, per chi ama la cultura e l'arte (provate a cercare una libreria tra i milioni di negozi di Las Vegas! Solo Jonathon, che troverebbe un libro anche nel deserto - letteralmente - è riuscito a comprare le fiabe di Jules Renard in un negozio di abbigliamento - Anthropologie, bellissimo - lasciando esterrefatti i nostri amici, che non avevano mai visto un libro a Las Vegas) ma anche in un certo senso rinfrescante (per tre giorni, non di più. Al terzo giorno ho cominciato a deprimermi).
Arrivederci a domani, con il racconto e le foto della nostra prima notte a Las Vegas!