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Qualche anno fa, alla ricerca di un impiego, mi rivolgo a diverse di codeste agenzie: una di esse mi contatta e mi propone un colloquio con uno studio di pubblicità di Vicenza.
Chiedo di quale si tratti e scopro che è il Quarto Segreto di Fatima.
Chiedo allora quale sia la mansione ricercata: idem con patate.
Ok, la politica delle agenzie di lavoro vuole il riserbo sulla sede del colloquio? Posso capirlo: ma non capisco il perché del silenzio riguardo al lavoro in questione.
Non è finita, questo è niente.
Appuntamento all'ora X, finalmente conosco la ragazza dell'agenzia con cui avevo parlato solo al telefono. Mi conduce allo studio e non mi lascia spiccicare parola: parla di me come se fossi la sua migliore amica e condisce il mio curriculum con un paio di strafalcioni niente male, facendomi passare per millantatrice (conoscenza eccellente dell'inglese) e mezza ignorante (uso di Photopaint, quando invece avevo precisato Photoshop). A questo punto intervengo, dico la mia e quella mi guarda come se avessi appena bestemmiato: ragazza, sono maggiorenne e vaccinata, a un colloquio di lavoro so parlare da sola e abbiamo visto che è meglio così.
Restiamo d'accordo che mi avrebbero fatto sapere: passa una settimana, silenzio. Fatalità ricevo un'altra proposta di lavoro, di tutt'altro tipo ma comunque inerente ai miei studi, però mi attirava di più lo studio di grafica pubblicitaria. Contatto quindi la mia migliore amica dell'agenzia di lavoro e le chiedo nius: eh, sai, ho provato a chiamare più volte il titolare ma è fuori per lavoro, non so quando torna.
Va bene, mangio la foglia e saluto. Appena riattaccato compongo il numero di telefono dello studio e chiedo del titolare: un attimo, glielo passo.
Che c'ho Gioconda scritto in faccia???
Per la cronaca, non sembravo adatta al ruolo cercato quindi tanti saluti.
Due settimane fa, altro giro altra corsa: colloquio con un'altra agenzia interinale.
Avevo inviato il curriculum tramite uno dei motori di ricerca di lavoro, ma mi porto dietro la mia copia che è decisamente più presentabile - e trattandosi di un lavoro come grafico è un bel biglietto da visita.
Non faccio in tempo ad accomodarmi che la tipa mi consegna dei fogli da compilare, là nell'angolo come i bambini in castigo.
Mi siedo e comincio a scrivere: praticamente era l'ennesima copia del mio curriculum - ma non te l'ho appena dato?
Venti minuti dopo ho compilato l'ultima riga e mi riaccomodo davanti alla signorina, che inzia a leggere il mio elaborato - se mi hai chiamata è perché hai letto il mio curriculum, no? No.
- Hai lavorato come freelance per un'agenzia di comunicazione, per quanto tempo?
- Era una collaborazione saltuaria, siamo ancora in contatto.
- Sì, ma per quanto tempo?
- C'è scritto, dal 2008.
- Quanto prendevi?
- Dipende, era una collaborazione "a chiamata", non c'era uno stipendio fisso.
- Sì, ma quanto prendevi al mese?
- Non avevo uno stipendio fisso.
- D'accordo. Quanto prendevi?
Idem per gli altri due lavori, entrambi freelance.
Delle mie competenze nel settore della grafica non una parola.
- Aspetta, scusami, mi sono dimenticata di inserire Dreamweaver tra i programmi che so usare.
- Certo, lo conosco! Sì sì...com'è che si scrive?
Se queste sono le persone che devono aiutarmi a trovare lavoro, sto fresca.
(Infatti neanche da questa ho più ricevuto notizie)
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