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I venerdì del libro (114°): SIPARIO

Da Marisnew

Cara Lilli,
per la consueta rubrica libresca del venerdì ideata da HomeMadeMamma ho pensato di parlarti di un libro che ho approcciato con grande entusisamo e curiosità ma che alla fine mi ha un lasciato un pò l'amaro in bocca: SIPARIO, della regina del giallo (ovvero Agatha Christie).
L'ho letto sul finire del 2012, dopo anni che desideravo farlo e per un motivo o per l'altro rimandavo.
Tra tutti i romanzi di questa che considero (insieme a Michael Ende) la mia scrittrice preferita forse Sipario è quello che mi è piaciuto di meno.
Non che non sia bello, non che sia scritto male, non che abbia una trama banale, no. E' un bel giallo, non ci piove.
E' solo che mi ha appassionato meno degli altri. Eppure credevo il contrario. Cioè, mi spiego meglio: credevo che sarebbe stato uno dei più appassionanti aprioristicamente. Basavo questa mia previsione sul fatto che si trattava dell'ultimo caso di Poirot, il mitico investigatore belga, e che quindi mi avrebbe emozionato maggiormente di altre sue avventure mirabilmente narrate in precedenza (anche se poi in realtà questo romanzo è stato pubblicato nel 1975 ma è stato scritto dalla Christie durante la seconda guerra mondiale).
L'ambientazione non è scelta a caso: tutto si svolge a Styles Court, dove Poirot aveva risolto il suo primo caso nato dalla penna della sua creatrice, addirittura nel 1920. Il cerchio che si chiude, quindi.
Una nota bella è il ritorno del capitano Hastings (voce narrante) figura che mi è sempre piaciuta e che ha accompagnato Poirot nella sfida a tanti criminali, amico fidatissimo e gentiluomo. E proprio a lui ricorre il vecchio e malato investigatore belga per essere assistito durante la soluzione del caso del misterioso pluriomicida "X" di cui Poirot conosce l'identità ma non vuole rivelarla all'amico per non metterlo troppo a rischio.
Lo scopo che Poirot si prefigge è scongiurare che "X" colpisca di nuovo. E stavolta Hastings ha un motivo in più di collaborare con l'amico di sempre, essendo coinvolta nella faccenda anche sua figlia, una giovane un pò ribelle e anticonformista.
Non voglio togliere il gusto di scoprire i dettagli della storia a chi magari desidera leggere il libro, però il mio "amaro in bocca" a cui accennavo all'inizio del post è dovuto ad una sensazione assai curiosa, strana di fronte a questo Poirot così uguale ma anche così diverso dal solito. E non è solo perchè ci viene presentato malato gravemente, praticamente in fin di vita, su una sedia a rotelle. E' stato più un retropensiero che mi ha accompagnato per l'intera lettura e che alla conclusione di essa si è come concretizzato quando ho scoperto tutto l'arcano, svelato anche stavolta dallo stesso Poirot, in una lettera che giungerà postuma al capitano Hastings. 
Forse è che Poirot lo avevo sempre immaginato in un certo modo e che questo finale un pò fuori dagli schemi non me lo aspettavo. Una piccola delusione più che altro affettiva, se posso usare questo termine molto poco tecnico. Come se avessi scoperto l'uomo Poirot, quello che è oltre l'investigatore, l'uomo che non necessariamente è ineffabile, ineccepibile, irreprensibile al 100% e quant'altro mi aveva abituato a pensare di lui in precedenza.
Va beh...una recensione un pò troppo basata sull'emozione suscitatami dal libro che non sul libro in quanto tale. Scusa, Lilli. Mi è venuta così!
Chissà chi, come me, ama la Christie (un nome a caso: la 'povna!) come la pensa su questo romanzo... Aspetto di leggere qualche parere!
PS: Che io ricordi Poirot e Hastings non si sono mai dati del tu, mentre in Sipario lo fanno. Forse è successo già in qualche avventura che manca all'appello delle mie letture...o forse è solo la traduzione di quest'ultimo romanzo che ha voluto cambiare la consuetudine? Boh!
I venerdì del libro (114°): SIPARIO
<< En bien, amico mio, c'è del lavoro da fare.>>
<<  Del lavoro? E dove?>><< Qui.>>Lo guardai.<< Un momento fa mi hai domandato per quale motivo sono venuto a Styles. Avrai notato che non ti ho risposto. Lo faccio adesso. Sono qui per dare la caccia a un assassino.>>Tornai a fissarlo, sbalordito. Per un attimo pensai che vaneggiasse.
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