I venerdì del libro (142°): 1984

Da Marisnew
Cara Lilli,

questa settimana ho scritto proprio poco, scusa. Di buono c'è che ieri sera mia suocera è stata dimessa dall'ospedale e adesso dobbiamo vedere un pò come vanno le cose (incrocia le dita!).Ma ad ogni modo oggi è venerdì e si torna a parlare di libri, come d'abitudine, seguendo l'iniziativa bellissima di HomeMadeMamma. Ed io ultimamente, ovvero prima che si scatenasse il caos, ho letto un best seller che ancora mancava al mio appello: 1984 di George Orwell, pubblicato nel 1949, ma scritto nel 1948.

Dire che questo sia un libro inquietante è dire poco.

In uno scenario cupo, post-terza guerra mondiale, l'idea del Grande Fratello che spia la vita di ognuno, fin dentro l'intimità della casa, è quanto meno impressionante.

E che il Partito stia abilmente lavorando nell'ombra per cancellare le tracce del passato, riscrivendo addirittura la storia, tramite manomissione di libri, articoli di giornale e documenti di ogni genere, per far si che tutto combaci perfettamente con la linea dittatoriale...beh, è sconvolgente.

Per non parlare della neolingua, ossia il nuovo vocabolario da cui sono pian piano esclusi tutti i termini che hanno a che fare con concetti estranei o contrari al pensiero del Partito, che può essere sintetizzato negli slogan: "La guerra è pace. La libertà è schiavitù.L'ignoranza è forza."  Una follia.Fantascienza.Orwell è un visionario, si. Eppure...

Eppure poi se ci pensi bene, se vai a guardare cosa c'è stato in passato ma anche cosa c'è nel mondo attualmente, come e quanto spesso la libertà di parola, di religione, di pensiero e così via siano stati e siano ancora quasi un'utopia...ti senti male. Magari Orwell ha esagerato, ma non è che sia andato troppo lontano dalla realtà. Triste, deprimente, desolante, sconvolgente realtà.

Il protagonista del romanzo, Winston Smith, è un membro subalterno del Partito, addetto al lavoro di revisione e riscrittura di libri e documenti. Egli però ha in sè il germe della ribellione o quanto meno della consapevolezza di quanto sia assurdo tutto ciò che accade intorno a lui. Cerca conforto in un diario segreto, nella relazione altrettanto segreta con una collega, nel rapporto con un collega che sembra essere una possibile guida.L'amarezza che pervade il lettore alla fine della storia è dovuta alla constatazione che quel germe positivo, quel barlume di speranza che c'era viene soffocato, lasciando Winston in balìa della psicopolizia che gli fa una sorta di lavaggio del cervello, fino a fargli dire che, si, 2 + 2 fa 5. Ammetto che in alcuni tratti la lettura mi è risultata un pò pesante, ma in definitiva il libro mi è piaciuto, pur essendo così duro e amaro, appunto.Credo sia uno di quei testi che almeno una volta nella vita vanno letti.

 
<< Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere>>.
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