In un mondo dove le cose belle sono relegate e le cose brutte nascoste:
NON salvare il soldato Needahm
«Me lo sogno ancora. Ho visto dei bambini… dei corpi di bambini fatti a pezzi, bruciati e mutilati, vedere delle donne morte e delle donne mutilate ti cambia per sempre». (John Needham, luglio 2009)
John Needham è morto nel 2010 per un’overdose di farmaci. Nel 2008 aveva pestato a morte la sua compagna, Jacqueline Villagomez. Questo giovane uomo, sportivo, un bravo ragazzo, era uscito dalla guerra dell’Iraq ferito mentalmente e fisicamente. La sua trasformazione si è verificata durante il suo anno da militare prestato in un’unità dai metodi perlomeno dubbi. Dopo un tentativo di suicidio da militare, è stato ferito alla schiena e portato in un ospedale in Germania. Dopo una serie di interventi chirurgici ha preso un’infezione e quindi gli è stato scoperto un tumore della dimensione di un pompelmo. Nel 2007, ha scritto alle autorità competenti una lettera che parlava dei metodi dell’unità 2-12, con lo scopo che venisse accusata di crimini di guerra. La lettera «si perse» – non c’è dubbio alcuno – volontariamente fino a quando un documentarista non ha prodotto un video di 47 minuti, un’intervista con il padre di John, nella quale cercava di chiarire la vicenda (On the Dark Side in Al Doura- A Soldier in the Shadows).
John fu incarcerato ed accusato di omicidio, il padre dovette pagare una cauzione da 1 milione di dollari per farlo liberare nell’attesa di un processo che non ha avuto mai luogo.
AVVERTENZA: le immagini che seguono sono atroci e difficili da sopportare. Nondimeno, su un sito web americano sono state integrate con la lettera di John – ed anche il video – con il commento sulla «necessità di andare ad impiantare una democrazia» e sul relativo prezzo da pagare.
La lettera di John
18 dicembre 2007
Destinatario: M. Randy Waddle, ispettore generale aggiunto, Ft. Carson, Colorado, CC: LTC John Shawkins, ispettore generale, Ft. Carson, Colorado; General Maggiore Mark Graham, comandante, Ft. Carson, Colorado; Maggiore Haytham Faraj, USMC, Camp Pendleton, Californie Lt Generale Stanley Greene, ispettore generale dell’esercito americano.
Oggetto: Notifica formale delle atrocità di guerra e dei crimini commessi dal personale della Compagnia B, 2-12, seconda Brigata di Combattimento, Seconda Divisione di Fanteria, Iraq.
Gent.mo Signor Waddle,
Mi chiamo John Needham, sono un membro della Compagnia Bravo del Secondo Battaglione, Seconda Divisione Fanteria, Seconda Brigata Combattente, Seconda Divisione Fanteria (BDO, 2-12INF, 2BCT, 1id). Sono stato inviato in Iraq, con la mia compagnia, dall’ottobre del 2006 all’ottobre del 2007; quindi sono stato allontanato per aver subito danni fisici e mentali dei quali ho sofferto durante il mio dislocamento. Scopo della mia lettera è il riferire quello che ritengo siano dei crimini di guerra e la violazione dei diritti dei belligeranti dei quali sono stato personalmente testimone durante la mia permanenza in Iraq.
Arrivata in Iraq nell’ottobre del 2006, la mia unità è stata affidata all’unità di cavalleria del Campo Prosperità. A marzo 2007, sono stato spostato dalla mia unità – B 1-12 – al Campo Falcon. È stato qui che sono stato testimone, e sono stato obbligato a partecipare, a degli atti abominevoli e disumani contro dei cittadini iracheni che erano sotto nostra tutela. Quella che segue è una lista di alcuni degli incidenti che si sono verificati.
A marzo 2007, sono stato testimone che il SSG Platt ha sparato e ferito un fuoriuscito iracheno senza alcuna provocazione. Il sergente capo ha dichiarato che sospettava che l’iracheno fosse un cecchino. Noi non siano stati attaccati e non abbiamo trovato nessuna prova a sostegno di tale accusa. Mentre l’uomo sanguinava a terra, il PVT Smith ha chiesto fossero somministrate le prime cure all’iracheno. Il Sergente Platt ha detto di no: «Lascatelo sanguinare», ma quando si è allontanato, Smith e Mullins sono andati dall’iracheno e l’hanno trascinato in una stradina e gli hanno dato primi soccorsi, in seguito l’hanno portato in un nascondiglio per dargli altre cure.
A giugno 2007, il Primo Sergente Spry fece arrestare un giovane iracheno, lo interrogò, lo incarcerò e l’uccise. Noi non avevamo nessuna prova che l’iracheno fosse un rivoltoso od un terrorista. In tutti quei casi nei quali abbiamo proceduto a degli arresti, nessuno costituiva una minaccia. Benchè io non sia mai stato testimone diretto di un omicidio, ho visto il Primo Sergente Spry smembrare dei corpi, attaccarli al cofano di un Humvee – si trovava nel quartiere di Mouhalla – mentre l’interprete lanciava via megafono degli avvertimenti in arabo. Ho una foto che mostra il Primo Sergente Spry mentre cerca di estrarre il cervello della vittima.
In un’altra occasione un iracheno che camminava per una stradina, è stato arrestato da un equipaggio comandato dal Sergente Rogers. L’iracheno è stato incarcerato ed interrogato con le mani legate dietro alla schiena, mentre il Sergente Rogers gli staccava la pelle dalla faccia.
Il Primo Sergente Spry ha poi ucciso un iracheno di 16 anni: senza la minima provocazione e senza che l’iracheno costituisse la minima minaccia per noi, stava solo passando in bicicletta vicino al luogo di un’imboscata. Quando sono arrivato sul posto, ho visto il Primo Sergente Spry con il Secondo Sergente Platt che smembravano il corpo del ragazzo.
Nell’agosto 2007, ho risposto alla chiamata radio del Sergente Rogers che riferiva di aver ucciso un iracheno che aveva cercato di passare per un varco che il plotone aveva aperto facendo saltare un muro per poter osservare meglio la zona durante un pattugliamento di sicurezza Quando sono arrivato, ho visto un solo uomo armato, ancora vivo, piegato su una barricata. Di circa 30 anni d’età, l’uomo aveva una vecchia pistola Ruger incastrata nel suo pollice. Per me, era evidente che la pistola fosse stata messa lì apposta, visto come era incastrata nel pollice. Quando sono arrivato, l’iracheno era ancora vivo.
Ho visto il Sergente Rogers sparargli due volte nella schiena con proiettili a punta cava; l’iracheno si muoveva ancora, gli chiesi perchè gli avesse sparato ancora quando il Sergente Hoskins disse: «Si è mosso, è ancora vivo!». A questo punto Hoskins spostò l’iracheno e gli sparò dietro la testa; Platt e Rogers erano visibilmente eccitati per la cosa. Li ho poi visti estirpare il cervello dell’iracheno e metterlo nel sacco mortuario. Il Capitano Kirsey deve aver saputo dell’accaduto perchè era molto irritato ed ha ammonito i sottufficiali implicati.
Io ho visto e sentito il Primo Sergente Spry vantarsi di aver ucciso dei cani. Ne teneva il conto, l’ultimo numero che ricordi era di 80. In molte occasioni ho osservato il Sergente Temples, i Secondi Sergenti Platt e Rogers, picchiare e violentare adolescenti iracheni, alcuni con meno di 14 anni, e senza motivo. Dovevano perlustrare una casa vicino a zone dove sospettavano di aver sentito dei colpi di un cecchino, cosi facevano arresti e picchiavano i ragazzi.
Ho delle foto che provano le mie dichiarazioni. Avevo anche molte altre foto su un portatile che mi è stato illegalmente portato via dall’unità. Ho chiesto mi fosse restituito, ma si sono rifiutati.
Queste esperienze hanno costituito un trauma terribile. Soffro di SSPT (Sindrome da Stress Post-traumatico, ndt), e depressione. Non potevo in nessuno modo fermare le atrocità commesse dalla mia unità. Quando mi sono rifiutato di partecipare, hanno cominciato ad abusare di me ed a molestarmi. Sono tutt’ora in cura presso l’ospedale navale di Balboa. Vi chiedo rispettosamente che indaghiate su questi fatti e vi facciate carico della mia sicurezza assegnandomi ad un’altra unità che non sia di stanza a Fort Carlson; che mi sia restituito il mio portatile o, come minimo, che vengano protette le prove che contiene, e che emettiate un ordine militare di protezione per impedire ai membri della mia unità – colpevole – di molestarmi, esercitare rappresaglie, o solo di contattarmi. Ho documenti e foto a sostegno delle mie dichiarazioni.
Rispettosamente.
John Needham, dell’esercito americano