Magazine Opinioni
In questi giorni è apparsa sulla stampa la notizia dell’arresto di un ufficiale superiore della Guardia di Finanza accusato di aver sottratto quattro kg.di coca che secondo notizie di stampa sarebbero stati depositati nella caserma di Caserta per ragioni o finalità al momento a noi ancora sconosciute
A questo evento di per se già allarmante si è aggiunta poi un collegamento che ci porta alla morte, avvenuta anni fa, di un tenente delle Fiamme Gialle nel suo alloggio della stessa caserma per overdose da coca.
Al momento non è pervenuto alcun comunicato da parte dei vertici della G.di F. ma sono certo che prima o poi si parlerà di qualche mela marcia e la vicenda passerà così nell’oblio come tante storie delittuose di questo paese.
Più che mele marce oserei parlare di mala pianta che non dà buoni frutti .
Spesso veniamo a conoscenza di eventi così tragici da un punto di vista umano, ma allarmanti se si pensa che sono maturati in un ambiente militare e in più in un Corpo di polizia fiscale, che fra l’altro vanta successi nella lotta al fenomeno preoccupante e dilagante dell’importazione clandestina e dello smercio di sostanze stupefacenti da parte di note organizzazioni criminali che contraddistinguono il nostro paese.
Non vogliamo speculare su questi inqualificabili avvenimenti ma ci poniamo alcune domande e vorremmo una risposta su come sono state fatte le valutazioni culturali, morali e le attitudini militari che hanno conseguito questi ufficiali, principalmente sia alla fine del loro ciclo accademico e sia nel corso dei loro anni di servizio.
Le cosìddette virtù militari che contraddistinguono questo anacronistico Corpo di polizia militare sono state sempre il pilastro per giustificare le stellette come se certe virtù uniche fossero di loro esclusivo appannaggio.
La selezione di ingresso all’Accademia prevede test attitudinali e psicologici tali da avere un quadro della personalità dell’aspirante ufficiale, delle sue tendenze di qualsiasi natura e pertanto delle sue capacità a far fronte a sollecitazioni future che durante la vita di un ufficiale si presentano e che potrebbero spingerlo, se non sorretto da veri valori civici e morali, a comportamenti illeciti o quantomeno discutibili.
L’attitudine militare è tenuta in alta considerazione sopra ogni altro valore ed è un elemento di valutazione che determina in gran parte la sua futura carriera.
Siamo certi che le selezioni e le valutazioni del personale ufficiale basate su questi parametri orientati a stabilire la vera capacità di un soggetto a resistere a tentazioni o valori discutibili, ma che ormai dominano in questa società, siano determinanti per una proficua riuscita di un ufficiale?
Credo, amaramente, che nella mentalità di un ufficiale trovi posto in via prioritaria come scalare il più velocemente possibile la carriera per assicurarsi potere e privilegi.
Nel caso in esame è grave che un semplice tenente all’inizio della sua carriera debba aver fatto ricorso all’uso di sostanze stupefacenti per far fronte ad una vita fatta indubbiamente di sacrifici, di stress, mentre un periodo accademico avrebbe dovuto formarlo o quantomeno far emergere debolezze caratteriali o di altra natura tale da essere incompatibile con le sfide future che una vita militare comporta.
Che dire dei suoi superiori? E’ possibile che nessuno si sia accorto di quanto avveniva proprio tra le mura di una caserma?
In merito poi all’ufficiale superiore coinvolto in questa triste storia giudiziaria, non sappiamo ancora che uso abbia fatto di quattro kg.di coca.
Se si è appropriato di tale sostanza per uso personale la cosa è grave e si ritorna alle considerazioni di prima espresse sul tenente.
Se poi questa è stata oggetto di vendita alla malavita per ricavarne un profitto allora ci troviamo difronte ad un comportamento ancora più grave ed inqualificabile.
Un appartenente ad un Corpo di polizia che si dedica alla lotta contro gli stupefacenti non può alimentare con la sua condotta irresponsabile un traffico di morte e ricavarne un profitto.
Dove sono finiti i suoi valori morali, le sue virtù militari che gli hanno permesso di raggiungere i gradi di ufficiale superiore, una via verso i gradi di generale?
Noi vorremmo saperne di più, ma principalmente vorremmo non sentire più parlare di virtù militari, perché le alte gerarchie dovrebbero avere il pudore di non ricorrere più a retoriche affermazioni, ma dovrebbero tener conto che la società nel suo insieme ha valori più attenuati, ed i militari nel bene o nel male fanno parte di questa realtà civica, ed allora occorrono nuovi criteri di valutazione e selezione del personale, ma anche nuovi e rinnovati criteri di formazione.
La carriera deve passare in secondo piano .Occorre dare una formazione culturale adeguata ai compiti e lo studio non deve essere finalizzato alla formazione di graduatorie che poi determinano le carriere, liberandola da aspetti militari perché questi sono fallimentari.
Bisogna ritornare a valorizzare il rispetto della libertà di pensiero e delle libertà politiche e sindacali; accentuare il rispetto della cosa pubblica, il valore del servizio prestato unicamente a favore della collettività.
Basta alla vicinanza dei vertici del Corpo con i politici, con le forze economiche al solo fine di assicurarsi posti di comando o di favore. Non sono un buon esempio ed ingenerano la corsa all’emulazione alle furberie e non certo favoriscono il mantenimento di quelle virtù civili che hanno contraddistinto nel passato i fondatori di questa Italia che ora invece è alla deriva.
Il Corpo deve destinare le sue risorse alla vera lotta all’evasione fiscale, alla corruzione imperante, ai traffici illeciti di qualsiasi natura o provenienza.
Gli ufficiali destinati a compiti riservati come quelli del servizio “I” devono dare il meglio in queste lotte e non dedicarsi, come è accaduto nel passato ed accade ancora, a ricerche di forme democratiche di dissenso portate avanti da persone che aspirano ad una istituzione efficiente e sensibile, pronta a reagire democraticamente e con efficacia sindacale denunciando soggetti e fatti che ledono le finalità di una istituzione rinnovata civilmente.
Dott.Carmine Buffone
Ex cap.O.A. in spe della G.di F.
Ex vice direttore Dogane
Ex direttore tributario II.DD: