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I videogiochi di Pixels - Speciale

Creato il 29 luglio 2015 da Intrattenimento

Scopriamo alcuni dei videogiochi più importanti contenuti nella pellicola di Chris Columbus

Avete presente il film Pixels? Racconta la storia di un'invasione di alieni dalla foggia particolare, ispirati ad alcuni classici del mondo dei videogiochi usciti nei primi anni ottanta. Probabilmente non tutti conoscono i titoli che vengono citati all'interno della pellicola (mal vi incolga). Ecco quindi lo speciale perfetto per darvi dei ragguagli su alcuni pezzi di storia della nostra industria, senza i quali i titoli moderni nemmeno esisterebbero. Abbiamo scelto dieci tra i videogiochi classici più famosi tra quelli citati nel film, ma ovviamente ce ne sono altri. Chissà chi è così bravo da riconoscerli tutti...

twittalo! Uno speciale dedicato ai videogiochi del film Pixels, per capire da dove veniamo

Breakout

In Breakout, pubblicato da Atari nel 1976, il giocatore deve abbattere un muro di mattoni posto in cima allo schermo colpendo una palla con una racchetta, posta nella parte inferiore dello schermo. La sfida è data dalle ridotte dimensioni della racchetta, che impongono una certa precisione nella ricezione, e dalla velocità della palla che aumenta con l'aumentare dei livelli. Le racchette viste in Pixels ricordano molto di più quelle di Arkanoid, una versione avanzata di Breakout con bonus, nemici e addirittura boss, pubblicata da Taito nel 1986. Comunque diamo per certo che il film faccia riferimento a Breakout, o al massimo a Super Breakout, perché il film parla di un razzo spedito nello spazio nel 1982, quindi i videogiochi citati sono tutti rigorosamente usciti prima o durante quell'anno. Breakout vanta innumerevoli cloni, alcuni pubblicati anche negli ultimi anni, soprattutto nella scena indipendente.

I videogiochi di Pixels
Super Breakout

Centipede

Centipede (1980) è una variante di Space Invaders in cui uno gnomo deve distruggere dei millepiedi che infestano il suo giardino, facendo però attenzione a evitare anche tutti gli altri insetti e a non far riempire lo schermo di funghi. I millepiedi hanno due teste e il loro corpo formato da sfere che, quando colpite, lo spezzano in due formando un nuovo verme e lasciando sul terreno un fungo. Più funghi ci sono, più i millepiedi troveranno delle scorciatoie per raggiungere velocemente la parte inferiore dello schermo dove si trova lo gnomo. Tra gli altri fastidiosissimi insetti ci sono ragni, scorpioni e pulci, ognuno con i suoi schemi d'attacco. Centipede è stato convertito per una miriade di sistemi differenti e ha diversi seguiti, tra i quali la versione Wii e Nintendo 3DS di Centipede Infestation, che risale al 2011.

I videogiochi di Pixels
Centipede

Defender

Defender (1980) è uno sparatutto a scorrimento orizzontale in cui il giocatore guida un'astronave che deve difendere degli esseri umani dalla minaccia aliena. Siccome le prede sono distribuite su un'area più vasta di quella visibile sullo schermo, si pensò bene di fornire una mini mappa al giocatore per aiutarlo a orientarsi e per fargli subito vedere gli attacchi che stavano avvenendo fuori dallo schermo. Defender è formato da una grafica vettoriale essenziale, ma all'epoca fece scalpore grazie all'introduzione del già citato scrolling orizzontale, che rendeva l'azione molto più dinamica e spettacolare di quella di altri titoli spaziali come Space Invaders. A Defender si deve l'intero genere di quelli che oggi chiamiamo sparatutto classici o Shumps.

I videogiochi di Pixels
Defender

Donkey Kong

Donkey Kong è un brand vivissimo ancora oggi. L'ultimo gioco della serie ideata da Shigeru Miyamoto è stato pubblicato l'anno scorso. Di acqua sotto ai ponti ne è passata dal 1981, quando lo scimmione di Nintendo, con sottobraccio una donna rapita, scalò per la prima volta il palazzo in costruzione che formava il primo livello di gioco, piegandone le travi di acciaio saltandoci sopra. L'idea era di creare un King Kong videoludico con personaggi ben caratterizzati. Non per niente il protagonista è un certo Mario, colui che diventerà la mascotte di Nintendo negli anni a venire e che lo è ancora oggi. Insomma, a Donkey Kong dobbiamo almeno due dei personaggi più amati del mondo dei videogiochi, oltre che un'innumerevole quantità di cloni, tra i quali Crazy Cong e Congo Bongo.

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Donkey Kong

Frogger

Avete presente Crossy Road? Quel gioco mobile con cui tutti fanno i fighi? Ecco, sappiate che il suo concept è del 1981 (quanta modernità) perché si tratta di un clone decisamente spudorato di Frogger, titolo di Konami che vedeva una ranocchia dover raggiungere delle tane poste in cima allo schermo. Purtroppo a dividerla dall'agognata meta c'erano una super strada piena di macchine in movimento e un fiume con tronchi e tartarughe dispettose. Come per la maggior parte dei titoli inclusi in questo speciale, la figliolanza di Frogger è stata ricca e numerosa. Non solo il gioco è stato convertito per quasi tutte le piattaforme esistenti allora, ma ha ricevuto numerosi seguiti, tributi e cloni. L'ultimo capitolo ufficiale della serie è Frogger 3D per Nintendo 3DS che risale al 2011.

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Frogger

Galaxian / Galaga

Galaxian è un clone di Space Invaders sviluppato da Namco e pubblicato nel 1979. Era molto simile alla fonte di ispirazione principale, a parte i più ricchi e vari pattern di attacco dei nemici e la mancanza di barriere davanti all'astronave guidata dal giocatore. Il successo vero per Namco arrivò con il seguito, che molti non sanno nemmeno essere tale. Stiamo parlando di Galaga, pubblicato nel 1981, che introdusse delle migliorie fondamentali nel genere, come l'ingresso coreografato dei nemici nell'area di gioco, oppure un'azione più dinamica grazie al maggior numero di colpi al secondo esplosi dall'astronave. La novità più importante fu comunque l'introduzione di una forma di power up: alcuni nemici potevano infatti catturare l'astronave del giocatore che, liberandola, poteva usarla contemporaneamente a quella che stava controllando, raddoppiando la potenza di fuoco.

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Galaga

Joust

Joust è probabilmente uno dei titoli meno conosciuti di questa nostra breve carrellata. Sviluppato da Williams Electronics e pubblicato nel 1982, dava al giocatore il controllo di un cavaliere in groppa a un uccello gigante. L'obiettivo era volare a sconfiggere gli altri cavalieri volanti che affollavano i livelli. Per farlo bisognava colpirli dall'alto, evitando di subire lo stesso trattamento. Si trattava di una meccanica di gioco essenziale che sarà ripresa da innumerevoli altri titoli, soprattutto di altri generi. Joust ha avuto un seguito nel 1986 ma, nonostante sia stato copiato diverse volte, soprattutto in epoca 8-bit, non ha avuto un'eredità evidentissima come quella di altri titoli. Eppure vi basti pensare che il primo Mario Bros., quello a schermate fisse, era ispirato senza troppi misteri al titolo di Williams. Da dove credete che Mario abbia preso la capacità di eliminare i nemici saltandoci sopra?

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Joust

Pac-Man

Pac-Man da solo meriterebbe uno speciale a parte. L'originale, progettato da Toru Iwatani, uscì nel 1980 e ottenne un successo sconvolgente in sala giochi e, successivamente, nelle conversioni casalinghe, pubblicate per ogni sistema immaginabile. La sfera gialla che doveva ripulire i labirinti dalle pillole evitando al contempo i fantasmi ha fatto epoca, entrando prepotentemente nell'immaginario collettivo. Fu il primo personaggio del mondo dei videogiochi ad avere rilievo nella cultura di massa. Citarne seguiti e cloni in queste poche righe non è semplicemente possibile. Tra le ultime apparizioni videoludiche segnaliamo la presenza in Super Smash Bros. per Wii U come personaggio utilizzabile e l'imminente pubblicazione di Pac-Man 256, sviluppato dallo stesso team di Crossy Road. Se invece volete provare gli episodi classici della serie, acquistate il Pac-Man Museum per PC, Xbox 360 e PlayStation 3 e vivete felici.

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Pac-Man

Q*bert

Q*bert fu pubblicato nel 1982 da Gottlieb. Sostanzialmente era una variante molto elaborata di Pac-Man in cui lo strano protagonista, Q*bert appunto, doveva colorare delle piramidi evitando di essere catturato dai nemici che le affollavano. Tra questi un grosso serpentone che poteva essere eliminato saltando su uno dei dischi sospesi ai lati della piramide, in modo da farlo finire nel vuoto. Nonostante abbia goduto di diversi seguiti e sia stato citato in moltissimi altri videogiochi, Q*bert ha finito per fare un po' storia a sé. Ispirò sicuramente alcuni cloni in epoca 8-bit, ma in generale non ha avuto la risonanza storica che hanno avuto altri titoli della sua generazione. Recentemente è stato pubblicato Q*bert Rebooted, passato completamente in sordina, che contiene il titolo classico e uno completamente nuovo dotato di meccaniche più moderne.

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Q*bert

Space Invaders

Space Invaders è insieme a Pac-Man uno dei titoli più importanti della storia dei videogiochi per innumerevoli motivi, non per ultimo l'impatto che ebbe sulla cultura di massa. Fu grazie al titolo di Taito, pubblicato nel 1978, che i videogiochi entrarono nell'immaginario collettivo. Il concept di gioco, che oggi potrebbe apparire molto limitato, per l'epoca era esplosivo: un cannone laser doveva difendere la terra dall'invasione aliena. Gli alieni erano posizionati nella parte alta dello schermo e si muovevano in formazione orizzontalmente. Quando raggiungevano uno dei lati, si spostavano verso il basso avvicinandosi al cannone controllato dal giocatore, che come unica difesa poteva contare su quattro fragili barriere. L'obiettivo era ovviamente quello di fermare l'avanzata degli alieni prima che raggiungessero la parte inferiore dello schermo, distruggendo il cannone e la Terra tutta. Cercare di tracciare una storia di Space Invaders in poche righe è affare da folli. Sappiate comunque che se i videogiochi esistono come medium lo dobbiamo anche a lui e che la sua eredità è rinvenibile in una quantità immensa di titoli, non per ultimi i moderni sparatutto.

I videogiochi di Pixels
Space Invaders


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