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I vizietti di Gesù

Creato il 03 luglio 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

di Iannozzi Giuseppe

I vizietti di Gesù

I vizietti di Gesù
E’ tornato. Non so come abbia fatto, ma è tornato a bussare alla mia porta. L’ultima volta che mi sono sentito con il Padre, questi m’aveva assicurato che non m’avrebbe più scasciato u cazzo; ed invece la bella promessa di Dio è andata a puttane. Non che ci abbia mai creduto veramente che sarebbe riuscito a dare ‘na raddrizzata al Figlio, però… In ogni caso è qui. Dallo spioncino della porta posso vederlo, tale e quale a come me lo ricordavo, un sacco di pulci e pidocchi, capellone e barbuto, emaciato manco c’avesse la tubercolosi. Bussa una due tre volte, con il pugno. Faccio finta di non essere in casa, ma quello non si fa imbrogliare, non da me comunque. Bussa di nuovo, con forza, picchiando con le nocche delle dita nodose.
“Nun me scuccià!”, gli grido mettendo la catena alla porta e assicurandomi che la mia blindata a doppia mandata sia ben chiusa. “Torna da tuo Padre…”
“Aprimi, io te lo ordino”.
“Stamme a sentì, con me le tue fregnacce non funzionano. Non so’ mica Lazzaro io, quindi prendi i tuoi diavoli di miracoli e ficcateli pure il quel posto”.
“Fratello, aprimi”.
“Manco morto”.
Silenzio di tomba. Gesù Cristo s’è zittito.
Per meno d’un momento m’illudo che abbia fatto dietrofront. Guardo dallo spioncino ed è ancora lì, si struscia i piedi sul mio serbino.
Faccio finta di niente. Ma quello continua a chiamarmi fratello e fa un gran casino che, inevitabilmente, corre lungo la tromba delle scale. I vicini cominciano a lamentarsi, mi pregano di aprire allo scocciatore o saranno costretti a chiamare l’amministratore del condomino.
Sbuffo come un diavolo. Non ho intenzione di far entrare in casa mia questo hippie fuori stagione.
Non lo reggo, poi quando mi chiama fratello con quella sua vocetta melliflua mi scatta l’istinto omicida, divento peggio di Caino. Se mi chiama un’altra volta fratello giuro sù Satana che gli salto al collo e ne faccio polpette.
“Non sono tuo fratello, e se insisti con questa storia vengo fuori e ti spacco la faccia. Ci siamo capiti? Ora vedi di smammare, sei più appiccicoso di certi boss della Mafia”.
“Fratello, non mi rinnegare!”
“Hai mai pensato d’andare a fare in culo? Pensaci, potrebbe piacerti”.
“Ho già provato e…”
Adesso sono curioso.
”Avanti, sputa il rospo!”
“Fratello, il fatto è che a me mi piace un sacco assai riceverlo in culo. Ma se mio Padre dovesse mai venire a saperlo mi fa nero”.
Ci rifletto sù un paio di mezzi secondi, poi gli rispondo: “No, non ti farà nero, hai la mia parola! Io ti benedico, va’ in pace rompicoglioni che non sei altro”. E per buona misura aggiungo: “Non ho alcuna intenzione di farmi sodomizzare da te, brutto hippie pulcioso”.
“Ti ricordo che io sono morto sulla croce, sul Golgota, per la salvezza degli uomini”.
“Sì, questa l’ho già sentita”, dico caricando la voce di bieco sarcasmo.
“Quello che non si è mai capito è che sono morto per gli uomini e non per le donne”.
L’argomento si sta facendo interessante, devo ammetterlo. Sono quasi tentato di farlo entrare in casa.
“Spiegati meglio.”
“Sono finito in croce perché mi piacevano gli uomini”.
“Questa te la stai inventando adesso di sana pianta. A me non mi freghi”.
“Ed allora come te lo spieghi che ero circondato dagli Apostoli?”
Ci penso sù. “Erano degli invasati…”, gli rispondo senza troppa convinzione.
“Sai perché Giuda s’è impiccato?”
“Per quella storiella dei trenta denari.”
“Sbagliato”.
“D’accordo sapientone, allora per quale altro motivo un pezzo d’uomo come lui si sarebbe dovuto impiccare?”
”Perché quella notte gl’ho confessato d’amare Pietro più di chiunque altro. Non ha retto. Prima s’è pisciato addosso, poi è scoppiato in lacrime… Gl’ho negato di passare l’ultima notte con me nel mio letto… Pietro è stato il mio unico e vero amore, e ‘sta cosa Giuda non l’ha mai mandata giù. Si è sentito tradito da me”. Gesù sospira, per riprendere subito dopo la sua confessione: “Giuda non me li ha mai staccati i pompini con l’ingoio, mentre Pietro non s’è mai fatto di questi problemi. Tu al mio posto che avresti fatto?”
Non rispondo perché mi viene impedito. Dio s’è materializzato dal nulla in casa mia e m’ha subito tappato la bocca con una mano, facendomi capire con un solo sguardo che se avessi fiatato non avrebbe esitato a torcermi il collo.
Gesù continua a confessare i suoi vizietti senza indovinare che il suo Dio Padre è insieme a me ad ascoltare ogni sua dannata parola.
Non posso far a meno di strabuzzare gl’occhi dopo aver ascoltato filo e per segno i peccati di quel figlio degenere. Dio è adesso un diavolo sceso in Terra. Con un solo sguardo incenerisce la mia costosissima porta blindata a doppia mandata e prima che Gesù possa tentare la fuga, gli si scaglia addosso. Una gragnola di pugni s’abbatte sul poveraccio, che costretto in ginocchio indarno invoca la pietà divina.

Oggi Gesù è un negro. Un negro in tutto e per tutto. Dio l’ha sprofondato nel profondo Sudafrica e gl’ha conferito precisi connotati negroidi. Per vie traverse ho saputo che il Gesù nero ha tentato più volte d’imbarcarsi per sbarcare a Lampedusa, ma gl’ha sempre detto male.
Io invece sono ancora qui che maledico e stramaledico quel diavolo d’un Dio e quel fumato di suo Figlio. Chi me la ripaga la porta blindata a doppia mandata? Nessuno. E questo è quanto, ‘fanculo.


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