I “vizietti” di Silvio. I “pizzini” del Pd.

Creato il 01 settembre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Dopo aver fatto incazzare i vescovi come mai accaduto in questi due anni di potere assoluto, Berlusconi ha deciso di continuare imperterrito per la sua strada mentre intorno piovono rovine e i cavalli berberi di Gheddafi, con Gheddafi appresso, sono tornati nelle loro stalle. Orgoglioso della sua amicizia con il Cojonello, al quale anche in questa occasione ha baciato la mano (un vezzo che lo accompagna da Milano2 però con soggetti diversi), Berlusconi ha parlato dei prossimi affari da concludere con la “Guida della Rivoluzione Libica” ed è arrivato alla conclusione che non può mollare proprio ora. Forse è questa una delle ragioni che lo spingono a non nominare il Ministro per lo Sviluppo (posto vacante da 120 giorni quando aveva promesso di risolvere la questione Scajola in una settimana) e ad allentare gli attacchi a Gianfranco Fini. Le statistiche europee e mondiali ci dicono che la lenta uscita dalla crisi globale a cui stiamo assistendo, non sta avendo come conseguenza la creazione di nuovi posti di lavoro anzi, nazioni come gli Stati Uniti, la Germania, la Francia, la Spagna e naturalmente l’Italia, stanno raggiungendo le medie occupazionali più basse degli ultimi 20 anni. Partendo da questa considerazione, quello del Ministero per lo Sviluppo può essere considerato un dicastero chiave tanto che, sul suo tavolo, giacciono ormai vittime della polvere, 650mila cassintegrati a zero ore dall’inizio di gennaio e 170 aziende in crisi nera. A Berlusconi evidentemente queste cose non interessano, non ha alcuna fretta di risolvere problemi né affrontare crisi come quelle Telecom, Tirrenia, Ansaldo Breda-Firema, Vinyls, Agile-Eutelia, Fiat e addirittura quella di una intera zona della Sardegna che si chiama Sulcis, a lui interessa poter dire alla Rai: “Attenti perché se Santoro, Travaglio, Vauro, Floris e la Dandini non la smettono di rompermi le palle, non vi rinnovo il contratto di servizio” che, come ormai tutti sanno, è di pertinenza del Ministero per lo Sviluppo. Almeno fino a quando Mauro Masi non avrà ridimensionato i suoi “nemici mediatici”, Silvio non mollerà l’interim con buona pace delle opposizioni, dei sindacati e di Giorgio Napolitano ancora Presidente della Repubblica. Più che allo sviluppo, Berlusconi è interessato al “sottosviluppo” che non è propriamente un accordo di cooperazione con i Paesi del Terzo e Quarto mondo, quanto piuttosto il suo modo di concepire la legalità in Italia. L’urgenza massima è infatti quella di salvaguardare gli italiani dalla lungaggine dei processi e lui stesso da quello “Mills”, per cui via alla discussione alle Camere sul “processo breve” durante la quale, se i finiani non fossero i fascisti di sempre, Silvio potrebbe andarsene di filato a casa “passando per la galera”, come si auspica da sempre Di Pietro. E proprio per tentare un’ultima, disperata carta che gli consenta di finire l’opera di farsi i cazzi suoi, Silvio sta cercando di ammorbidire gli attacchi a Gianfranco Fini. Smessi i panni del falco per indossare quelli che non gli si adattano proprio della colomba, Berlusconi ha dettato nuove regole ai suoi pasdaran, regole che sicuramente “piaceranno alla terza carica dello Stato”, come hanno puntualmente dichiarato alcuni dei “cervelli in pappa” del Pdl. La mano tesa di Silvio a Gianfranco si concretizzerà sostanzialmente in tre atti: il primo sarà quello del rinvio a novembre del Collegio dei Probiviri del Pdl che dovrà decidere sulle sanzioni da adottare nei confronti di Bocchino, Granata e Briguglio; il secondo si materializzerà nella fine degli attacchi sul miniappartamento di Montecarlo e alla famiglia Tulliani, tanto che alcuni romani hanno visto Bondi e Cicchitto entrare in un negozio di animali ed acquistare due museruole, due guinzagli e due ossi di gomma vitaminica per Feltri e Belpietro. Il terzo, al quale stanno lavorando febbrilmente in queste ore Alfano e Ghedini, riguarda alcuni passaggi della cosiddetta norma sul “processo breve”, piccoli adeguamenti, insomma, in grado di rispondere alle perplessità dei finiani ma anche del Quirinale. Con gli ultimi sondaggi in caduta libera, Berlusconi ha deciso di ammorbidire alcune sue posizioni, “l’importante – si è detto – è portare a termine la legislatura, arricchirmi ancora parecchio ed evitare di finire in galera”. Tutto questo mentre i “cervelli” del Pd continuano a mandarsi “pizzini sui giornali”. Parole forti se fossero dette da noi, ma ci ha pensato ieri sera Debora Serracchiani da Luca Telese a Italia7. E dire che Debora (meno male senza la “h” finale), non è neppure un’estremista.

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