“ Giuro di preservare fedelmente il regime repubblicano, di rispettare e di fare rispettare la Costituzione e la legge, di adempiere alle mie funzioni nell’interesse superiore del popolo, di preservare le conquiste democratiche , di garantire l’unità nazionale, l’indipendenza della patria e l’integrità del territorio nazionale”.
Queste le altisonanti parole che sono state pronunciate dal nuovo presidente del Mali, Ibrahim Boubacar Keita (detto Ibk) ,all’atto dell’investitura per il mandato presidenziale, che è poche ore, nell’ampio salone di un Centro Congressi di Bamako.
Boubacar Keita è il vincitore del ballottaggio delle elezioni presidenziali dello scorso 11 agosto e ha 68 anni.
E’ l’età giusta probabilmente per provare, con una buona dose di lucidità e di fermezza, a risolvere i molteplici problemi,tutti o quasi tutti di non facile soluzione, in un Mali, che è molto corteggiato dalla Francia; appetito inoltre, e senza mezzi termini, dai fondamentalisti islamici; piuttosto diviso politicamente da leader e aspiranti tali, tutti decisamente molto ambiziosi.
Ce la farà l’uomo ?
Noi gli auguriamo tutto il bene.
Qualche riserva,tuttavia, continuiamo a nutrirla.
Pensiamo, ad esempio, al dissenso plateale del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla), che continua a manifestare e domanda pacificamente l’autonomia della propria regione.
E ne conosciamo anche la motivazione (ricchezza del sottosuolo, che fa parecchio gola, unita a disinteresse politico reale di Bamako, potere centrale e accentratore fino da tempi remoti).
Analizzando il testo del giuramento pronunciato, ci piace soffermarci sull’espressione “interesse superiore del popolo” riferita dal neopresidente ultimo eletto alla gente del suo Mali di contro a quelli personalissimi “suoi”, cui di solito sono avvezzi (e senza manifestare rossore alcuno) un po’ quasi tutti i governanti africani.
Parole convinte, allora, oppure il solito “politichese” made in Africa ?
E poi, ancora, non può passare sotto silenzio “conquiste democratiche”.
E’ molto importante, a essere seri, saperle preservare. Quel poco che c’è naturalmente. E, in specie, senza discriminare.
E non sarà per nulla semplice, tenendo presente le differenti etnie, tutte (e non sono poche) con il bagaglio delle loro rispettive antiche e interessanti culture , sull’intero territorio maliano.
Un autentico lavoro di cesello da parte di chi è chiamato al governo. E da realizzare senza provocare turbamenti ulteriori .
Il Paese , lo sappiamo, è molto stanco.
E, infine, impossibile non cogliere nelle parole pronunciate dall’uomo politico, con una sottolineatura non priva di enfasi, “indipendenza” della patria e “integrità” del territorio. E subito non può non venire in mente il neocolonialismo commerciale di marca francese,che non ha interesse alcuno a distogliere lo sguardo dalla “gallina dalle uova d’oro” e che si è già dato sfacciatamente il suo bel da fare. Dove ? Nella neanche troppo lontana Costa d’Avorio, paese anch’esso martoriato da una lunga terribile guerra civile, che ne ha azzerato istituzioni e aspirazioni e generato caos.
Sempre per l’investitura presidenziale, si replicherà,e in grande stile, il prossimo 19 settembre, con una ricca cerimonia alla presenza di numerosi capi di Stato e di governo del continente.
Dalle parole ai fatti, con Boubacar Keita, non ci resta, per un’esatta valutazione delle probabili strategie politiche, che attendere quelle che saranno le mosse (le sue) di un futuro, che ormai è abbastanza prossimo.
E nel mentre, non rimane che incrociare le dita, augurando con giusta apprensione un’adeguata ripresa, dopo il "malanno", al popolo maliano, che grida basta alle sofferenze immeritate patite.
Una ripresa" tutta maliana", naturalmente.
a cura di Marianna Micheluzzi (ukundimana)