E venne la volta che la Serie A rimase povera. Per carità, a suon di milioni, qatarioti per essere puntuali, ma se Ibrahimovic, Thiago Silva, Lavezzi, Verratti, e ancora prima Sirigu, Pastore, Thiago Motta e altri lasciano il campionato di calcio italiano, siamo davanti a un problema.
Tutti in direzione Paris Saint-Germain, o PSG se volete, passato da poco più di un anno in mano a uno degli uomini più ricchi al Mondo, Nasser Ghanim Al-Khelaifi, imprenditore qatariota la cui famiglia regge politicamente il Qatar, con petrolio, banche e fondi di investimento. E come succede, pioggia di milioni significa super campagna di rafforzamento. Ma a differenza di quanto accaduto al Manchester City, quando fu acquistato da Mansur bin Zayed al Nayhan, appartenente alla famiglia presidenziale degli Emirati Arabi Uniti, e un altro degli uomini più ricchi che guidò una campagna acquisti molto varia da tutti i Campionati europei, in questo caso la Serie A è divenuta terra di conquista, approfittando del fatto che, a differenza della Spagna, dove le banche sorreggono i principali club, in Italia la maggior parte dei Presidenti spendono soltanto del loro. La crisi porta a minori investimenti pure nel calcio, e una politica saggia di aggiustamento dei bilanci, che nel calcio europeo è stato intrapreso solo nella Bundesliga e in parte in Premier League, porta i nostri club a vendere i loro pezzi migliori.
L’esempio più evidente è quello che ha portato Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva dal Milan al PSG. 62 Milioni di Euro più bonus, questa la cifra, con Thiago Silva valutato attorno ai 43mln e Ibrahimovic attorno ai 20mln. Ma oltre a questo, che permetterà al Milan di ripianare il bilancio, il risparmio è importante. Ibrahimovic aveva un contratto fino al 2014, 11mln netti all’anno, che alla società al lordo(e quindi a bilancio) venivano circa 20 annuali, e dunque 40mln in due anni, considerata la pressione fiscale a circa al 46%(da rilevamenti recenti pare sopra al 50% invece). Thiago Silva aveva un contratto appena rinnovato al 2017 a 6.5mln annuali, circa 12 lordi, dopo l’assalto parigino fallito del mese scorso. Quindi sono circa 70mln lordi in 5 anni. Il Milan dunque risparmia 110mln lordi di ingaggio sul totale.
Più che la cifra dei cartellini, il Milan è stato ingolosito dal risparmio sugli ingaggi lordi. Gattuso, Nesta, F.Inzaghi, Seedorf, e ancor prima Pirlo, sono stati messi alla porta dalla società rossonera, anche a causa di incomprensioni con il tecnico. Ma tutti, oltre ad avere in comune il fatto di essere dei fuoriclasse, avevano pure ingaggi non compatibili con la politica di risparmio indicata da Silvio Berlusconi, anche dopo la sentenza Mondadori, e attuata da Galliani. Ma certo il livello tecnico è molto inferiore adesso. Auguriamo al Milan di tornare ai fasti di un tempo comunque. Ci sarebbe da discutere sulla classe morale dei due, con Ibrahimovic che sfodera le sue solite frasi “è un sogno”, “c’è un grosso progetto al PSG”, “il campionato italiano perde tantissimo, non sanno mai in Italia che cosa fare” e Thiago Silva che invece si dice dispiaciuto per il fatto che più che lui è stata la società a volere vendere: frasi di facciata, ma realistiche da parte del difensore. Se dopo il rifiuto di Giugno per Thiago Silva, e Silvio Berlusconi parlava di scelta essenziale e Galliani di eroismo, certo poi un mese dopo non si può di fatto porgere il difensore e Ibrahimovic ai francesi.
Ma non finisce qui. Ezequiel Lavezzi è stato ceduto dal Napoli per una cifra intorno ai 29mln di Euro(a fronte della clausola rescissoria di 31mln). Proprio lui, l’erede di Diego Maradona, eletto dai tifosi del Napoli, e adesso traditore. Ma più che altro rimasto incantato dall’ingaggio proposto, Aurelio De Laurentiis ha fatto bene, a mio avviso, a raccogliere una plusvalenza molto congrua.
Il caso più grave forse è quello di Marco Verratti, 19 anni, centrocampista del Pescara neopromosso, erede di Andrea Pirlo, che la Juventus e il Napoli hanno trattato, ma di fronte all’offerta di 11mln più 4 mln di bonus, il Pescara non ci ha pensato su. Ci augureremmo però di vedere in campo il gioiello Under21, ma siamo certi che il tecnico del PSG, Carlo Ancelotti, e il ds Leonardo ne sapranno trarre tanto.
Ma già da un anno a questa parte il PSG è scatenato in Italia: nella scorsa sessione estiva Javier Pastore e Sirigu dal Palermo, Sissoko dalla Juventus, poi a gennaio Thiago Motta dall’Inter.
Ma l’emigrazione verso l’estero prosegue. Fabio Borini dalla Roma al Liverpool per 13,5mln di Euro, Alberto Aquilani in ritorno sempre a Liverpool per termine prestito. Il calcio italiano, reduce dal secondo posto all’Europeo, ha trovato però forse la formula: puntare sui giovani e unire questi all’esperienza di giocatori già presenti. Così la Juventus va su Gabbiadini(Atalanta), la Roma va su Mattia Destro(appena riscattato dal Genoa dal Siena), l’Inter libera Julio Cesar, Lucio, Forlan e mette dentro così il ritorno di Coutinho e diversi giovani della Primavera, ma lo stesso fa il Napoli, l’Udinese, il Catania per esempio. In una politica di risanamento dei bilanci e di fair play finanziario, che solo Serie A e Bundesliga sembrano seguire, la strada è dei giovani. Se la Serie A ha un passivo totale di 800mln di Euro, è giusto così.
Il dubbio che voglio porre a voi, cari lettori, è però tecnico. La competitività della Serie A, quale sarà? Fermo restando che a livello tattico il nostro rimane il campionato più difficile, dal punto di vista del gioco e della qualità abbiamo perso. Premier League certamente davanti, non mi sento di dire che la Liga è superiore, a parte Barcellona e Real Madrid c’è poco, Bundesliga certamente in crescita, come campionato russo e portoghese. La Ligue 1, a parte il PSG, è poca sostanza. Ma il ranking UEFA, che assegna i posti in Champions League e Europa League in base ai risultati, piange. L’aver snobbato per anni l’Europa League ci ha portati dal primo a 4° posto, e la Ligue 1 si avvicina. Non essere nei primi 3 significa avere un posto in meno in Champions League. Comandano Premier League, Liga e Bundesliga, poi Serie A e Ligue1. Il problema per noi è stata soprattutto la crescita della Germania, che grazie ai Mondiali 2006 ha avviato una politica strutturale degli stadi, divenuti molti di proprietà per chi non l’avesse, e la costruzione di impianti come Allianz Arena a Monaco di Baviera, Auf Schalke Veltins Arena a Gelsenkirchen e Volkswagen Stadium a Wolfsburg, per dirne alcuni. Però tutto questo è stato realizzato grazie a una politica favorevole allo sport, che ha aiutato le società attive. In Italia la legge che consente incentivi e velocità burocatiche per le società che voglio costruire uno stadio di proprietà è ferma in Parlamento dal 2007, e ci è costato la perdita per ben due volte dell’assegnazione degli Europei 2012 e 2016. I Comuni, già svuotati da entrate fiscali, non vogliono perdere gli affitti degli stadi, lo Stato ha sempre altro a cui pensare, non ricordando che il calcio è la terza azienda italiana come prodotto complessivo nazionale.
Cosa fare per risollevare il nostro calcio dunque?
Intanto, un aiuto concreto dal Governo alle società, attuando leggi che riescano a ringiovanire il sistema. Non si dica che c’è la crisi o che c’è altro a cui pensare, perché lo Sport in Italia è un valore da proteggere, non dimenticare certamente.
Le società si attivino in tal senso, anziché litigare solo sui soldi dei diritti tv, e pensare a sviluppare il merchandising e le proprie conoscenze.
Poi puntare sui giovani, i vivai, valorizzare gli italiani, e portare solo giocatori stranieri di qualità che arricchiscono, se è possibile. Il gioco di squadra deve essere al centro del progetto, e poi fare di necessità virtù, perché se si risana il sistema torneremo, come dimostrato agli Europei, al vertice d’Europa. Un cambio culturale, di contrasto a imbrogli stile Calciopoli o come il calcioscommesse, lo Sport vero come unico scopo finale. Infine, cosa augurarsi per questa sessione estiva di calciomercato, a un mese dall’inizio della stagione, in pieno ritiro precampionato per tutti? Che non vadano via altri campioni, lasciamo ad altri campionati il delirio di onnipotenza degli sceicchi, la passione, almeno quella, deve sempre restare.