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Oggi l'Islanda é una fitta coltre di nebbia che sale dal mare, il termometro segna 10 gradi e noi siamo su un autobus diretto a nord est.Ieri tappa a Hofn, l'unica città di questo strano paese che per ora siamo riusciti a pronunciare senza troppe esitazioni. La cittá più grande del sud-est; in altre parole un piccolo villaggio di 2000 anime, con un porto, due chiese, una piscina con gli scivoli che sembra più adatta al pattinaggio su ghiaccio e piccole case di legno che affacciano su un mare piatto come uno stagno. Nei piccoli giardini dove i residenti parcheggiano le loro macchine familiari regnano come piccoli sovrani bimbi dagli occhi chiari che giocano saltando sui tappeti elastici, vera moda nazionale per gli under 13.Una bambina bellissima, in età da seconda elementare, ci guarda dritto da una di queste prigioni improvvisate, smettendo per un istante di lanciare in aria il pallone da calcio. È bionda di un biondo che non esiste e, in perfetto inglese ci saluta chiedendo come ci chiamiamo. Chissà, forse non le capita poi così spesso di vedere due in pantaloni corti sulla pista asfaltata che costeggia il lungomare dove si specchia il ghiacciaio più grande del mondo.Ci fermiamo su un piccolo promontorio a ovest del porto. Sono le 10 e, per una volta, possiamo dire che sta tramomtando. Il sole cala con velocità inaspettata sulle nevi perenni che vediamo all'orizzonte. Le nuvole e le montagne si riflettono nello specchio perfetto del mare, increspato a tratti da minuscole onde create da magnifici uccelli bianchi che si gettano in picchiata a caccia di sardine. Spesso ce la fanno e volano controluce con la preda esanime stretta nel becco.L'Islanda, quando fa così, è più un posto dell'anima che un luogo reale. Non riesco a ricordare se tra i paesi scritti con inchiostro nero su carta di riso nel film di Sigur Ros "Heima" ci fosse anche Hofn. Mi stupirei del contrario, ma in fondo non conta. Queste case colorate affacciate sul mare, queste donne biondissime che vestono maglioni di lana con sagomati sopra mille animali, questi bambini che giocano ancora a far rimbalzare i sassi sull'acqua, queste nuvole gonfie e clementi che per ora colorano senza bagnarci, questi isolotti verde scuro che sembrano appoggiati lì apposta per fare una foto.Tutto questo è più di quanto si potesse sperare da una manciata di ore passate in quello che la maggior parte delle guide definisce "un posto di passaggio"Sulla via del ritorno la luna è arancione, rotonda e velata dalle nuvole bluastre. Fa freddo e occorre stringersi addosso il piumino.
Fuori dal finestrino ha cominciato a piovere. Lo tocco ed è gelato, almeno quanto l'acqua che scende dai rubinetti delle case. Sulle poche colline verdissime che ci separano dal mare corrono liberi cavalli marroni. Penso all'estate e provo a dormire.