Dialogo surreale tra Massimo, Fabrizio e un burbero autista islandese bravo coi guadi ma un po' meno con le public relations:
2.50 pm - Autista islandese bravo coi guadi ma un po' meno con le public relations (al microfono): bus stop here! No hot dog and icecream on the bus please. Start again at 3.-5 pm.Il numero al posto del trattino, ovviamente, coperto dal rumore del motore, il gracchiare del microfono e le chiacchiere della coppia di spagnoli qui a fianco in uno stato dove regna il silenzio.
2.55 pm - Fabrizio (in coda alle casse con banconote di cui ignora il valore in mano): cosa vuoi da mangiare?2.56 pm - Massimo (già in fuga verso il tavolo di fianco alla presa di corrente per ricaricare l'ipad): un hot dog!2.56 pm - Fabrizio: ok!2.58 pm - Fabrizio: tieni2.59 pm- Massimo (digitando forsennatamente): grazie!
Silenzio in cui i nostri personaggi si comportano come segue:Massimo: mastica, ingoia, scrive sfruttando la connessione internet di questa sorta di autogrill perso nel nullaFabrizio: mastica, ingoia, scrive sfruttando la connessione internet di questa sorta di autogrill perso nel nullaAutista islandese bravo coi guadi ma un po' meno con le public relations: non pervenuto, con ogni probabilità si occupa del rifornimento del serbatoio, fuma una sigaretta e si sgranchisce le gambe, come tutti gli autisti del mondo
3.10 pm - Massimo (alzando la testa dal web): forse ne vorrei un altro, quanto costava!3.10 pm - Fabrizio: 350! Ora vado anche se c'è un po' di coda. Tu hai capito a che ora riparte?3.11 pm - Massimo (alzando la testa dal web): alle 3.35, sono sicuro!3.11 pm - Fabrizio: ok, allora vado. Prendo il tuo portafoglio3.12 pm - Massimo (pensando ad alta voce): tanto per cambiare...
Segue un altro lungo silenzio in cui i nostri personaggi si comportano come segue:Massimo: scrive sfruttando la connessione internet di questa sorta di autogrill perso nel nulla. Nel frattempo carica batterie di qualsiasi cosaFabrizio: sbadiglia affamato in coda con una dozzina di islandesi che sbadigliano affamati e quando giunge il suo turno apre il portafoglio e porge alla solita bellissima e biondissima e gentilissima cassiera un numero imprecisato di monetine chiedendo di trasformarle in paniniAutista islandese bravo coi guadi ma un po' meno con le public relations: spegne la (verosimile) sigaretta, risale sull'autobus e fa manovra, spostandosi dalla pompa di benzina che scorgo con la coda dell'occhio alla mia destra attraverso i vetri puliti del locale verso un posto imprecisato alle mie spalle.
3.25 pm - Fabrizio (con 2 hot dog che grondano salse in mano, urlando): guarda che sta partendooooo!3.26 pm - Massimo (con la testa ancora appoggiata sul web): ma figurati, sta solo facendo manovra
Da qui il racconto diviene frammentario e impreciso, quasi onirico, come spesso accade ai ricordi annegati di adrenalina. Rivedo una mano che mi strattona, le mie che arraffano qualunque cosa sul tavolo, staccano le spine dalle prese, il mio zainetto sulle spalle, la sagoma di un bus azzurro con tutti i nostri bagagli sopra che si allontana a passo d'uomo con la porta anteriore ancora aperta, una sagoma magrolina con una maglia termica blu mare che lo rincorre sbracciandosi e che riconosco essere il mio compagno di viaggio, gli scalini arrancando ormai all'imbocco della strada, la porta che si chiude, le parolacce ad alta voce senza neanche la consolazione di essere capiti.Poi sedili, urla incomprensibili in islandese "che neanche mio padre mi sgridava così quando tornavo tardi la sera a 15 anni!", pensieri come nuvolette sulla testa degli altri viaggiatori ("italians!").Infine hot dog nascosti dallo specchietto, qualche risata e le solite meraviglie fuori dal finestrino. Skaftafell stiamo arrivando!
Erano le 3.25. Sicuro.