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Icelandic Tale#22 - Hveravellir

Creato il 03 agosto 2013 da Mapo
Quando scendiamo dall'autobus ad Hveravellir, ci troviamo in un parcheggio sterrato nel bel mezzo del niente. Tira un vento di neve e basta guardare la cartina per ricordare che ci troviamo in una lingua di terra e sassi che si estende tra il secondo e il terzo ghiacciaio più grandi d'Europa, e io ho ancora addosso i pantaloncini.
Icelandic Tale#22 - Hveravellir
A quello che potremmo definire orizzonte si scorgono fumi di zolfo che salgono al cielo per nascondersi tra le nuvole. Fa freddo. Ci saranno 2 gradi.Non pensiamo a nulla se non a scappare nel primo edificio che vediamo, un piccolo rifugio che vende tazze di the e caffè caldo. Dovremmo montare la tenda, ma un po' per caso ci troviamo a chiedere se c'è posto nel dormitorio in legno dall'altra parte del parcheggio. Fa freddo. Avrei voglia di dormire in tenda sulla riva di questo fiume tiepido che riceve acqua anche dal centro della terra, ma tiriamo un sospiro di sollievo quando ci rispondono che ci sono due brande.Fa freddo. Dopo esserci assestati ci ritroviamo con le gambe sotto il tavolo in un ristorante esclusivo sulla cima della collinetta di fronte: una vecchia chiesa abbandonata con mura spesse due metri, il tetto ricoperto di muschio e un grosso tavolone in legno che qualcuno ha lasciato qui. Pane, crema di caviale (una specie di pomata oleosa comprata qualche giorno fa che ci sta salvando la vita), una scatoletta di tonno e siamo ancora in pista. Fa freddo. Sfidando il rischio maltempo seguiamo il sentiero tracciato con dei paletti rossi incastrati tra le rocce. Intorno abbiamo un deserto di rocce laviche puntellate da muschi fluorescenti e qualche fiorellino viola che non riesce a non apparire fuori posto. Fa freddo. Piccoli crateri di pietra sembrano esplodere dal terreno come brufoli, mentre le immancabili pecore brucano sornione, alzando la testa solo quando si invade il loro spazio vitale.Non serve girare la testa in tutte le direzioni, il nulla non ha punti di riferimento. Fa freddo. Se non fosse per questo minuscolo sentiero sapremmo a malapena dire da che parte si trova il rifugio.
Icelandic Tale#22 - Hveravellir
Dopo 7 km sulla luna ci troviamo sul bordo di un immenso cratere dove il vento soffia forte e quasi assordante. Fa freddo. In lontananza le calotte dei due ghiacciai che ci abbracciano sembrano nuvole bianche all'orizzonte.Al centro del cratere le ultime tracce di neve e un tripudio di muschi colorati, che si accendono illuminati da alcuni raggi di sole che di rado si appoggiano a terra, come se avessero sbagliato strada. Fa freddo.Percorrendo il diametro del vulcano ci troviamo sulla cima di una rupe che guarda a picco nel cratere, 100 metri più sotto. Sembra di essere nella scena iniziale de Il Re Leone.
Icelandic Tale#22 - Hveravellir
Il ritorno è un lungo cammino con il rumore del vento che sbatte contro i Kway colorati. Fa freddo. All'arrivo ci attende la sorpresa di un cielo azzurro sopra le solfatare e un bagno caldo in queste vasche termali paradisiache.Un altro giorno in Islanda se ne è andato, senza nemmeno degnarsi di tramontare. 

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