C'è l'autore, impronunciabile islandese, sdraiato in una vasca da bagno di quelle di un tempo; l'acqua fino al petto, le cuffie sulla testa e una chitarra acustica tra le braccia. I capelli rossi, lo sguardo ironico e insieme bagnato di malinconia.C'è il testo, che è una poesia di qualche riga, in inglese, scritta dalla sua ex-moglie. Parla di rose rosa, di una donna che si perde, di stelle che esplodono intorno mentre noi osserviamo impotenti. Si ripete come litania, trascinata per 64 minuti.
A pink rose in a glittery frost,a diamond heartand an orange red fire
Un salmo, un rosario, da cui le parole escono svuotate ed esauste, nude e indifese. Solo così riacquistano un senso, in grado di dilatarsi di minuto in minuto, come un universo, fino a negare se stesso e poi il suo contrario.C'è una coppia di una certa età che, vinta dall'imbarazzo, rimane in piedi.C'è una coppia giovane che sdraiata a terra, si baciano con la lingua.C'è un bambino che ride, una signora che piange.C'è un ragazzino che percorre avanti e indietro questo corridoio virtuale dove ci troviamo, tiene in mano il suo telefono, con cui riprende tutto.
Once again i'm falling intomy feminine ways
C'è un video in presa diretta, registrato al tramonto, in questa casa colonica persa nella campagna dello stato di New York. I componenti improvvisati di una band originale che si ascoltano attraverso le porte aperte e le cuffie. Suonano insieme, eppure, intrappolati nei loro schermi che si fronteggiano qui e ora, non si vedono.
Ed è così che l'opera stessa non esiste se non in funzione della sua rappresentazione, quando il pubblico, una sagoma nera informe e rumorosa, si sposta da un punto all'altro, visitatore occasionale di questa dimora musicale. Fino a portarsi lentamente, alla fine, verso la veranda, insieme a quelle figure digitali che ripongono gli strumenti e, un po' estatici, si dirigono verso il tramondo, camminando su un prato verde fino a scomparire all'orizzonte.
Once again i'm falling intomy feminine ways
Buio.
dal 19.09 al 17.11.2013