Mettetevi comodi perché la storia si fa lunga, oggi parliamo di Catherine Deneuve, forse la mia diva preferita di sempre il cui aspetto, il cui charme, il cui talento l’annoverano con ogni motivo tra i miei personaggi Iconic. Non mi spiego perché non le ho ancora dedicato un post quando per me occupa il trono dell’olimpo delle dive, quelle vere, quelle che non ci sono più. Non a caso spesso uso una sua immagine (quella che conclude il post per la precisione) come mio avatar: se mai un genio della lampada mi chiedesse in chi vorrei trasformarmi, il suo nome sarebbe il primo della lista!
Catherine Deneuve nasce nel 1943 a Parigi da Maurice Dorléac, attore di teatro e doppiatore, e Renée Simonot Deneuve, anch’essa attrice teatrale. Intraprende la carriera cinematografica ancora adolescente nel 1956 in Les Collégiennes, a cui seguiranno una serie di film in cui ricopre ruoli minori. Il primo film da protagonista è un’opera musicale, Les Parapluies de Cherbourg, diretto nel 1964 da Jacques Demy, regista con cui girerà altri tre film di cui uno, Les Demoiselles de Rochefort (1967), in compagnia dell’amata sorella maggiore Françoise Dorléac, anch’essa attrice, che perde tragicamente la vita proprio quell’anno in un incidente automobilistico all’età di soli 25 anni.
Sempre nel 1967 la sua carriera spicca il volo grazie a Bella di giorno (Belle de jour) diretto da niente meno che Luis Buñuel in cui interpreta la moglie di un ricco medico dell’alta società parigina che ha la perversione di fare la prostituta in un bordello nel tempo libero.
L’anno successivo è scelta da François Truffaut per affiancare Jean-Paul Belmondo in La mia droga si chiama Julie (La Sirène du Mississippi) dove ha il ruolo di Marion/Julie, ballerina di cabaret, che si sposa per corrispondenza con Louis, ricco imprenditore di La Réunion, per rubargli il patrimonio; tra i due nasce un sentimento folle e morboso che li porterà ad un inquietante epilogo (forse avrete visto il discutibile remake con Angelina Jolie e Antonio Banderas, Original Sin, ecco, magari guardate l’originale che è di un’altra pasta!).
Ormai è una vera diva del cinema francese e non solo: lavora con Jack Lemmon, Roman Polanski, Marco Ferreri, Dino Risi, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni (con il quale stringe una relazione amorosa) Gérard Depardieu, Vittorio Gasman. Il suo talento innegabile la porta ad ottenere negli anni seguenti ben due César per migliore interpretazione femminile: nel 1981 per L’ultimo metrò (Le dernier métro, 1981) e nel 1993 per Indocina (Indochine, 1992). L’elenco dei suoi film è lunghissimo e sempre all’altezza del suo encomiabile talento sempre dimostrato.
Celebri sono alcune liaison sentimentali: da giovanissima ha una relazione con il regista Roger Vadim da cui avrà un figlio, Christian, nel 1963.
Nel 1965 si sposa con il celebre fotografo di Vogue David Bailey (alla cui vita pare si sia ispirato Anotnioni per Blow up del 1966) da cui divorzia però già nel 1967 (testimoni di nozze furono sua sorella Françoise e Mick Gagger).
Nel 1971 conosce Marcello Mastroianni con cui intreccia una lunga relazione che le darà una figlia, Chiara Mastroianni, cantante ed attrice francese.
Ma Catherine Deneuve non è solo una brillante attrice: grazie alla sua bellezza sensuale e malinconica, raffinata e algida, diventerà la musa di moltissimi stilisti francesi: ad esempio, per moltissimi anni sarà suo il volto del celeberrimo profumo Chanel n°5.
Ma il vero connubio con il mondo della moda è firmato Yves Saint Laurent di cui non solo è ispiratrice ma amica intima.
Ma il sodalizio con Yves Saint Laurent non resta solo nella vita privata: il mitico stilista francese la veste infatti anche in Bella di giorno e in La mia droga si chiama Julie, regalando delle misé passate alla storia per eleganza e sofisticatezza che restano tra i miei ‘costumi’ cinematografici preferiti in assoluto.
In un’epoca in cui la femminilità non era ostentata ma naturale, Catherine Deneuve incarna il concetto stesso di eleganza, sia che si trovi in un set fotografico, posando in castigati costumi da ragazzina, a cui il suo volto e la sua fisicità si adattano alla perfezione, sia nella vita quotidiana, in stile garçonne, in cui risulta perfetta senza alcuna esagerazione, alla faccia della moderno fashion streetstyle.
La sua bellezza naturale è incorniciata da fluenti capelli biondi che talvolta virano al rossiccio, portati sempre naturalmente mossi e cotonati come la moda del tempo vuole e nelle occasioni più mondane raccolti in elaborate acconciature.
Per quanto riguarda il trucco l’attenzione è sempre focalizzata sugli occhi, sia che opti per un evidente cat-eye sia che adotti il suo preferito Sixties make up recentemente riproposto in tutta la sua bellezza nel Vogue Italia di marzo.
Non semplicemente una diva, ma una vera e propria icona di talento, stile, bellezza, eleganza: Catherine Deneuve non è una donna, è un’opera d’arte a tutto tondo, l’incarnazione di una società naturalmente sofisticata, in cui gli eccessi erano non solo banditi ma addirittura impensati; in cui il less is more non era un semplice motto ma un vero e proprio modus vivendi; in cui una bellezza incantevole come la sua non era un pregiudizio per la carriera; in cui la perfezione era pura semplicità; in cui la vera trasgressione era dimostrare la propria femminilità.
Guardo al presente e non vedo nessuna diva come lei, nessuna che coniughi bellezza e talento a livelli superiori e rimpiango la Dolce Vita perché ha visto personaggi come lei che non esistono più nello star-system di oggi.